Tornano in scena i siciliani 10 HP che pubblicano questo “Mantide”, un disco lineare, acqua e sapone e due pizzichi di sale e di acidità quanto basta per tramutare il bel pop italiano in ruvide soluzioni rock. Torniamo indietro di almeno 15 anni, torniamo al tempo di quando il main stream leggero in realtà non era per niente “leggero” né tantomeno scontato. Una declinazione di “poprock” assai diversa dalle abitudini facili che abbiamo oggi. Belle le dinamiche e le organze di melodia che richiamano anche una scena glamour, di beat e di trasgressione, e anche preziosa la citazione di “Ritorno al Futuro” nel bel video di lancio del singolo title track del disco.
Personalmente trovo che la mantide sia un animale affascinante ma decisamente ambiguo. E penso che questa ambiguità sia il vero leitmotiv delle liriche e di questo disco. Che ne pensate?
Siamo d’accordo con te. L’ambiguità, la tendenza dell’essere umano ad avere una doppia faccia, sono argomenti che tornano spesso, in varie forme, ma sempre presenti nei testi delle nostre canzoni.
E penso che anche che tutto questo renda un ché di sociale a questo lavoro…
Probabilmente l’esigenza di scrivere nasce anche dal disagio che proviamo spesso a far parte di un mondo così “social” in superficie, ma così intriso di solitudine nell’essenza.
Nuovo disco, nuova avventura decisamente da indipendenti. Cosa significa per voi essere “indipendenti”?
Essere indipendenti vuol dire decidere tutto quello che riguarda la nostra produzione artistica, i tempi di uscita del prodotto, ma soprattutto scrivere quello che sentiamo senza filtri.
E cosa preferite tra questo e il lavoro sotto major discografiche?
Non abbiamo mai lavorato sotto major, ma solo con piccole etichette indipendenti.
Per ora stiamo provando l’emozione di questa avventura indipendente e crediamo di continuare attraverso questa strada che ci fa sentire liberi di comunicare quello che siamo veramente.
Che poi voi avete anche un bel passato “d’oro” se non erro… quanto ha contaminato la vostra musica?
Beh, qualche esperienza degna di nota che ci ha permesso di fare la cosiddetta “gavetta”, che però non finisce mai. Sicuramente le migliaia di chilometri macinati insieme ci hanno reso una band e hanno influenzato la nostra scrittura “on the road”.