– di Sara Fabrizi –
Il primo full lenght per un artista è sempre una bella prova. Andare oltre le registrazioni casalinghe, i primi EP, i singoli che annunciano, e porsi all’attenzione di tutti con una prima vera opera compiuta.
Noce Moscardi, cantautore aquilano che si diletta nella composizione da quando era un ragazzino, ha scelto questo strano e difficile 2020 (ma non poteva saperlo) come anno del suo vero esordio. E l’apertura la fa in grande, uscendo con un doppio album. Doppio non in senso classico perché trattasi di 2 album distinti, complementari e speculari. Due facce della stessa medaglia, della stessa sensibilità artistica da declinarsi in due varianti che sono il giorno, l’arcobaleno, e la notte. Arcobalena e Nox, questi i 2 album usciti lo scorso 11 giugno, la cui genesi è stata intrecciata e in contemporanea.
Appena deciso di far uscire il primo, il cantautore ricevette la proposta di registrare un album per un’altra produzione, ritrovandosi dunque a portare avanti 2 progetti differenti e paralleli ma che, in qualche modo, hanno comunicato fra loro. Eppure la dicotomia fra i 2 album non è netta e manicheistica come si potrebbe pensare. Arcobalena non è solo luce e gioia, Nox non è solo cupo e profondità. Ognuno dei 2 contiene sfaccettature in un continuo gioco di rimandi fra loro. La differenza più visibile fra i 2 album sono gli arrangiamenti che in Arcobalena seguono più la scuola del cantautorato classico, voce e chitarra, senza disdegnare inserti di armonica, contaminati appena da un leggero uso del synth.
Mentre in Nox già c’è più varietà nel sound, pur non prescindendo dalle chitarre si dà più spazio alla sezione ritmica e al synth. Le tematiche di entrambi spaziano nel baule di esperienze personali, amori scandagliati nelle loro paure e insicurezze, racconti di provincia, visti con piglio leggero e disincantato come che chi osserva le cose dall’alto. Di certo per scrivere canzoni bisogna porsi un po’ fuori da sé per far fluire le parole che si hanno dentro, raccontarsi con distacco ma finire poi inevitabilmente per caderci con tutte le scarpe. Noce Moscardi con sincerità artistica estrema, anche nelle scelte dei 2 album insieme e di non ricorrere a nessuna etichetta discografica, incarna la figura del cantautore difficilmente incasellabile nelle categorie ora in voga (non lo definirei indie nel senso corrente del termine) ma forte di una vera indipendenza di “grazianiana” memoria. E Graziani c’è in Arcobalena, nominato direttamente e tramite la sua Cleo.
Dalle origini territoriali difficilmente si prescinde e va da sé che il compianto teramano abbia creato, inconsapevolmente, una scuola abruzzese. E io Noce Moscardi lo colloco proprio qui. Nei 21 brani totali (11 in Arcobalena, 10 in Nox) di questa sua prima uscita ufficiale viene raccolto tutto il lavoro e l’ispirazione di anni di scrittura e composizione che ora hanno trovato il coraggio di uscire pubblicamente senza tradire di una virgola l’idea della Musica che l’autore porta avanti come un baluardo.