Libertà sembrerebbe essere la parola più adatta a riassumere l’essenza della generazione Z, quella dei nati tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei ’10, insomma. Ma cosa sta dietro a questa libertà e che cosa significa appartenere alla “Gen Z”?
– di Martina Rossato –
Moltissimi giovani artisti amano definire la propria musica come “manifesto della generazione Z”, autoproclamandosi portavoce del sentire comune ai loro coetanei. In Italia, gli esempi più lampanti sono forse Madame e Ariete, giovanissime entrambe, super determinate e da sempre in prima linea contro ogni tipo di etichetta sociale, in favore di quella tanto agognata libertà.
Venerdì 1 luglio mi è capitato di andare a sentire Ariete a Pesaro, ad un concerto sulla spiaggia, gratuito e organizzato in occasione del CaterRaduno da Rai Radio 2.
Ariete è un’artista che si presente come una ragazza qualsiasi, vicina al suo pubblico. È giovanissima, del 2002, piccolina e spontanea. Non le interessa costruire un personaggio, sale sul palco e si comporta proprio come farebbe durante un’uscita tra amici.
Nelle sue canzoni non fa altro che prendere le debolezze – sue, e di tutti i suoi coetanei, me compresa – e renderle un punto di forza. I suoi testi parlano di problematiche che adolescenti e postadolescenti vivono quotidianamente; forse è per questo che piace, nonostante si presenti sul palco come una regazzina – e lo dice lei stessa, definendosi mocciosa – e non abbia nemmeno una presenza scenica particolarmente carismatica.
Dopo il concerto, presa dalla curiosità, mi sono lanciata nell’impresa di capire cosa ne pensasse il pubblico, se questa fosse solo una mia idea o se gli altri astanti potessero confermare. Ho deciso quindi di intervistare qualche presente, per avere un’idea più precisa sulla cantautrice, che non avevo mai sentito live. In effetti, una delle prime risposte che ottengo è proprio questa:
«La sentiamo molto vicina, ha un anno più di me e abbiamo esperienze di vita molto simili. È stato bellissimo sentirla dal vivo, realizzare che c’è e che è così piccolina»
Dalle parole di Cecilia, 19 anni, è ben evidente che con Ariete non esiste più l’idea del palco che divide e mette sul piedistallo la rockstar che canta mentre io, ascoltatore, resto ad osannarlo dall’altra parte delle transenne. Quando Arianna sale sul palco è proprio come noi – e mi ci metto anche io, che ho praticamente la sua età, insieme alla sorellina di Cecilia, che di anni ne ha 17:
«Io la adoro soprattutto perché è stato molto confortante ascoltarla durante la pandemia, lei cantava dalla sua camera, in diretta, e noi la ascoltavamo dalla nostra. È stata un’ancora importante»
Sono in moltissimi ad averla scoperta durante la pandemia, tanti infatti dicono anche di conoscere meglio le canzoni vecchie, quelle che cantava nelle dirette su Instagram durante il lockdown e che sono diventate virali su TikTok. Sì, perché ormai i social sono l’unico vero media in grado di far arrivare nuovi stimoli alle generazioni di giovani e giovanissimi. Tra un’infinità di profili, musicisti emergenti e aspiranti influencer, Ariete è riuscita a farsi strada ed essere ancora ascoltatissima.
Quando sale sul palco con una bandiera arcobaleno, chiama con lei anche due ragazze e fa raccontare le loro storie di ansia, depressione e coming out. È come parlare, condividere esperienze con un’amica, tanto che anche chi la musica italiana non la ascolta, ci casca. È così che Alice, una ragazza di 17 anni, mi racconta:
«Non mi piace la musica italiana, ascolto solo rock internazionale. Però mi ricorda una mia ex: Ariete parla di distanza e io e lei ci siamo dovute lasciare dopo la fine del mio anno all’estero. Ma in generale, mi piacciono i temi di cui parla, è una persona genuina che racconta la storia di moltissimi ragazzi come me»
Anche Giorgia, che ha 15 anni, mi dà una risposta simile, raccontandomi di avere iniziato ad ascoltarla grazie ad una ex: «Secondo me rappresenta bene l’amore adolescenziale che proviamo un po’ tutti; poi parla di autolesionismo e ci sono passata, quindi sento le sue canzoni come mie. Potrebbe essere una mia amica. È molto vera». Ariete si sente libera di parlare con la sua (quasi eccessiva, ma dolcissima) pacatezza di tematiche in cui gli adolescenti di adesso si ritrovano.
La sua figura è rassicurante per tutti quei ragazzi che hanno un rapporto difficile con i genitori, che sono alla scoperta della propria sessualità e che magari non riescono a fare coming out. Andrea ha 17 anni e commenta:
«Non sono un super fan delle sue canzoni ma lei piace tantissimo, soprattutto perché è una ragazza che non gliene frega un cazzo dei pareri altrui, si sente libera. Questo è bello e importante: essere liberi»
Nel pubblico però ci sono anche ragazzi più grandi, alcuni lì per caso, altri invece arrivati a Pesaro apposta per l’evento. Tommaso ad esempio ha 24 anni, è di Pesaro ma studia a Bologna. Non va spesso ai concerti, ma è voluto tornare a casa per vedere come fosse Ariete:
«Non conosco molte canzoni di Ariete e non vado spesso ai concerti. L’unica volta che sono andato a un concerto era quello di Vasco [ride, ndr]. Però ci tenevo ad essere qui stasera, perché nonostante tutto ha tipo la mia età, ero molto curioso di vedere come fosse dal vivo. Sono piacevolmente sorpreso, mi è piaciuta, mi piace il suo tono e come sta sul palco, così tranquilla»
E forse è questo quello che cerca – cerchiamo – noi generazione Z: un po’ di tranquillità. Prendiamo pillole, pillole per stare calmi, ma quello che conta davvero è sentirci liberi di essere chi siamo e Ariete ci spiega come fare.