E se la lirica e l’estetica covale ci riporta inevitabilmente ai Duft Punk, il funk energico di tutta l’aria attorno sembra volerci ricordare i tempi di fuoco dei polizieschi italiani, tra Milano e Roma, dalle grandissime colonne sonore di Morricone fino alle nostalgiche modernità dei Calibro 65. Ma ovviamente c’è tanto altro dentro il percorso dei Bandabastard di Luciano Luisi, Ivano Zanotti e Davide Pezzin che oggi ci regalano un nuovo singolo dal titolo “Sign of the times?” pubblicato da Emic-Entertainment in cui l’America glam esce prepotente e contribuisce a narrare i tempi che corrono, tra pandemie e rivoluzioni sociali, tra cronaca e rinascita. Canzone che forse soffre molto proprio l’aspetto lirico che si rende volutamente poco intellegibile, altro segno che sottolineiamo con molto interesse, altro segno di questi tempi di poca “controllata” chiarezza comunicativa. Facciamo due chiacchiere con Luciano Luisi e Davide Pezzin aspettando il video ufficiale in arrivo proprio domani, venerdì 23 luglio…
Luciano Luisi, Ivano Zanotti e Davide Pezzin. Finalmente un inedito. Com’è avvenuto questo matrimonio?
D.P.: È un matrimonio di intenti quasi necessario in una band di “bastards”, è il sogno che si manifesta con il linguaggio che più ci compete. Dopo questo tortuoso anno e mezzo di clausura forzata, dove abbiamo dato sfogo alle nostre più intrinseche peculiarità ritmiche, abbiamo sentito forte il desiderio di unire in un unico brano, energia, ritmo e significato. Ne è uscita “Sign of the Times?”.
E che segni ha questo tempo che viviamo secondo voi?
L.L.: Sicuramente i segni di un cambiamento epocale, un’accelerazione ad un processo che era già in atto da tempo, un’acutizzazione di una crisi generalizzata e planetaria.
È necessario che avvenga una rivoluzione che parta da dentro di noi e che tutti abbiano la consapevolezza che il mondo così com’era, e per molti aspetti così com’è, non funziona più: la crescita esponenziale delle disparità sociali, la perdita dei valori di base ed un diffuso senso di smarrimento sono segni inequivocabili che è necessario rivedere molte cose. Poi ci sono le nuove generazioni poste in uno stato di sofferenza e costrette all’impasse, private di un terreno fertile su cui costruire le proprie vite: come sappiamo non vedere la possibilità di un futuro davanti è il danno più grande.
Un brano che sembra anche di sfogliare quella famosa French House dei Daft Punk… o sbaglio?
D.P.: Certamente l’uso del vocoder ed i ritmi incalzanti di estrazione Funk, non possono che ricordare grandi maestri come i Daft Punk.
Ma questo brano è l’inizio di una lunga serie di “appunti di viaggio”, dove siamo guidati dal bisogno di raccontare una storia, di scattare una fotografia del nostro tempo con forti radici che attingono ad un passato magnifico e che puntano ad un futuro osservato da un grande occhio scrutatore, che come nella nostra copertina, ci inquieta un po’, ma che abbiamo il dovere di dominare. Il futuro può essere straordinario se lo vogliamo.
Dunque come rinascita dalla pandemia un primo inedito per arrivare al disco?
L.L.: È nei nostri progetti. Non abbiamo ancora un plan per la realizzazione, ma direi che dovrebbe essere la naturale conseguenza del percorso che abbiamo affrontato finora. Con Emic Entertainment abbiamo in programma di pubblicare altre canzoni, ci concentreremo su questo per adesso. La voglia non manca, soprattutto quella di suonare dal vivo. Siamo nati in lockdown e non vediamo l’ora di spandere in giro un po’ di quell’energia (tanta!) che abbiamo accumulato in questi mesi.
E domani arriverà il video ufficiale finalmente… che cosa dobbiamo attenderci?
D.P: Il video è già stato realizzato, è bizzarro, metafisico, onirico e ipercolorato, come lo è il presente che stiamo vivendo. Per gli avventori più attenti in realtà, si tratta di una composizione di scene intrise di significato, neanche così dissimulato, che possono darci una chiave di lettura critica e pragmatica del momento storico in cui viviamo.