Una gestazione silenziosa lunga “appena” 20 lunghi anni. Era il 1999 e si completava la produzione di un disco che è stato pubblicato solo oggi, dopo aver passato una timida revisione alla pulizia del suono… e solo quella, sia chiaro. Per il resto Beppe Dettori fa rivivere quel preciso intento musicale scritto con Giorgio Secco 20 anni fa. Ed ora lo pubblica per UNDAS Edizioni Musicali con il titolo “@90” proprio in memoria di un passato glorioso: ed infatti questo disco è a sua misura una fotografia gloriosa di quel “pro-rock” che tanto ha reso celebre la nostra produzione all’estero. Quel Rock finemente ricamato, quelle chitarre elettriche, l’elettronica di contorno, poca e trasparente, inesistente e mai niente che sia solo ed esclusivamente colpa o merito dei computer. Che poi Beppe Dettori, oltre ai Tazenda, ha una carriera di pregio che assicura di suo una qualità alta e sensibile della musica che propone. Bellissima la sua voce… sempre.
Quel blues a due passi da gospel con “Mentre passa”, l’intro tra funky di ua-ua in “Fermi il tempo” e poi le distese melodiche che sanno di sole e di strade lunghe come in “Quando è ora di andare” oppure in “Mi piace stare qui” e l’America che torna viva nel sapore della chiusa “Prendo quello che c’è”. Il disco si apre poi con l’omaggio personale ad Ivan Graziani con l’immortale “Monna Lisa”: interessante rivederne il vestito. Peraltro questo brano, scelto come lancio, è presente in rete con un video ufficiale. Di certo, oggi siamo abituati ad altro: ma questo disco, che non ha pretese e forti carte sceniche da giocarsi, è quell’artigianato di un tempo che è sinonimo solo di bella canzone italiana. E non c’è altro da aggiungere.
Era il 1999, anzi il 1998. Che Italia c’era a quel tempo per la musica pop in generale? Spazi ed opportunità o un main stream spietato come oggi?
C’era più voglia di ascoltare e fare musica, imparare a suonare e cantare, scrivere canzoni. Per quanto riguarda spazi e opportunità mica tanto. C’erano molte case discografiche che facevano da padrone sul mercato della musica. Oggi è più “indipendente” se hai le “risorse” e le idee, si trovano spazio e opportunità. C’era il ruolo dei discografici, investivano loro e guadagnavano loro. Oggi chi ha la possibilità di investire potrebbe trovare soddisfazione. La vita è spietata di default.
L’omaggio ad Ivan Graziani… moriva appena un anno prima… cosa ha significato per te questo nome della scena d’autore e quanto ti ha contaminato?
Appunto, quando i nostri interlocutori (produttori e discografici) ci chiesero di realizzare una cover coerente col progetto, non ci pervase alcun dubbio nel dedicare e scegliere Monna Lisa di Ivan Graziani. Il brano uscì nel ’78. Io novello chitarrista rimasi colpito dalla struttura e dal testo della canzone, tanto che mi condizionò nella crescita e nell’apprendimento dello strumento e della composizione. Decidemmo con Giorgio Secco (produttore e chitarrista), all’unisono, di omaggiare Ivan, per la sua grandezza, forse un po’ incompresa, per la sua voglia di uscire dagli schemi e di contaminare la classica struttura della canzone d’autore.
Dei suoni del tempo cosa avete lasciato e cosa avete modificato?
Abbiamo lasciato intatte le tracce registrate e il mix finale. Abbiamo agito sul Mastering, sapientemente gestito da Stefano Casti. Quindi tutto com’era stato concepito, anche la scelta del singolo d’apertura.
Giorgio Secco… quanto dobbiamo ascrivere a lui per la realizzazione del disco?
L’immenso Giorgio Secco… Tantissimo. Gestì tutto, gli arrangiamenti, le strutture dei brani, i testi e l’amministrazione dei musicisti e tecnici. Il sound “southern rock” esce dalle sue dita, dalla sua testa e dall’immenso gusto nel dosare gli strumenti chiamati a sostegno della voce. In questi ultimi anni constatammo, riascoltando il progetto, per altre finalità, che era un gran peccato non avesse avuto pubblicazione e che forse dovevamo fare qualcosa per dare luce a quello che, con tanta passione, amore e sofferenza si era prodotto. Quindi, “@90”: un progetto Cult che riassume il pop rock d’autore degli anni 90.
Ma soprattutto, perché solo ora viene pubblicato?
Trova pubblicazione perché esistono ancora dei “magici visionari” che amano la Musica e trovano ispirazione e cibo per l’anima nelle cose del passato, come Giovannino Porcheddu di Undas Edizioni Musicali, Massimo Pontoriero e Alessio Nicotra di LaCosa/Vinile e Federico Montesanto di PIrames international. Solo ora… direi più: “Era ora!”
Tante le ragioni e gli impegni che si sono interposti alla assidua dedizione e alla cura di cui il progetto aveva bisogno. Forse non eravamo abbastanza consapevoli e sicuri di quello che avevamo prodotto. Lo stupore emozionale di oggi ha fatto sì che cancellassimo tutte le negatività che impedirono l’uscita (discografici, produttori, liti, riunioni frustrazioni ecc.) ed invece evincevano la freschezza e la voglia di melodie e liriche, senza alcuna pretesa o mira a chissà quale traguardo da raggiungere. Solo Musica!
A chiudere: a riascoltarlo oggi, questo disco somiglia a quello che era?
Si, è assolutamente lo stesso di allora… con orecchie più mature e consapevoli direi anche più bello di allora. La differenza è che oggi lo possiamo anche suonare (Stintino SS 28 luglio 2019 porto vecchio, Save the date).