Esce venerdì 2 aprile 2021 in distribuzione Artist First “Il mostro che hai dentro” di Dongo D, il progetto solista di Dario Dongo. Il brano, che non ha paura di suonare sfacciatamente pop, vuole descrivere una pulsione primordiale comune a tutti noi, un istinto che la società spesso condanna, un “mostro” che ci teniamo tutti dentro. È un invito a essere sè stessi, nonostante tutto. Ecco cosa ci ha raccontato a riguardo!
Come descriveresti quindi il mostro che tutti noi abbiamo dentro?
Il “mostro” che abbiamo dentro non è altro ciò che siamo, con i nostri desideri, le nostre pulsioni, la nostra voglia di vivere e di stare bene. Spesso abbiamo la necessità di esplicitare tutto ciò in forme che la morale o la società condannano o che vengono additate in maniera negativa, per questo lo chiamo il “mostro”. Non dimentichiamo però che è qualcosa che davvero ci accomuna tutti e che dovremmo lasciar libero un po’ più spesso. Sicuramente saremmo decisamente tutti più rilassati e meno incattiviti con la vita. Dobbiamo far pace con quello che c’è in noi, con quello che siamo, dobbiamo voler bene al nostro “mostro”, accettarlo con affetto e permettere a tutti gli altri “mostri” di esistere e convivere in armonia.
Questo brano ha in qualche modo a che fare con il Covid o con il periodo folle che stiamo vivendo?
In parte sì ma perché il messaggio di fondo, secondo la mia visione, ha una valore universale dato che la genesi di questo brano è stata antecedente al Covid. Rileggendo il testo si capisce che, a maggior ragione in questo periodo di restrizioni, distanziamento sociale, disorientamento collettivo ed incertezza su quasi tutti i fronti, se non lasciamo uscire il “mostro” e lo lasciamo sfogare, rimanendo nel perimetro delle regole s’intende, rischiamo di essere attaccati non solo dall’esterno ma anche dall’interno aumentando il nostro senso di frustrazione ed autosabotandoci. Ad esempio – so bene che non è la stessa cosa – l’anno scorso, quando eravamo completamente rinchiusi nelle nostre quattro mura, mi ero organizzato per farmi dei gin tonic in casa, mettevo la musica ed iniziavo a ballare magari durante le lunghe videochiamate con gli amici. Si faceva quel che si poteva insomma ma la voglia di star bene ed essere me stesso non è mai venuta meno. Una soluzione si trova sempre per essere noi stessi.
Il brano avrà anche un videoclip, giusto? Ci puoi anticipare qualcosa?
Sì, a breve uscirà anche il video del brano. Vi anticipo che girarlo in piena pandemia è stata un’impresa titanica. Organizzare il tutto rispettando le norme sanitarie tra tamponi, mascherine e quant’altro, in un videoclip che parla non solo di individui ma di relazioni e di socialità, voglia di vivere e lasciarsi andare in mezzo agli altri, non è stato semplice affatto. Però sentivo la necessità, insieme al mio regista, di raccontare tutto questo, di non far dimenticare chi siamo e di far uscire la bellezza dei mostri che abbiamo dentro. Il video si concentra sul voler superare le barriere ideologiche e morali, i preconcetti e le paure, imparando a guardare le cose con occhi più semplici, ingenui, giocosi, come fanno i bambini quando entrano in contatto con la realtà senza applicare filtri. Per sapere di più, attendete ancora qualche giorno e vedrete con i vostri stessi occhi.
Quali influenze musicali compongono il tuo sound?
Se parliamo di questo singolo, c’è solo una parte delle influenze di una vita di ascolti molto diversificati. Qui mi sono immerso nelle sonorità degli anni ‘80 e di un certo synth-pop, da Battiato ai Depeche Mode e i primi Bluvertigo con un occhio ed un cuore che batte anche per la new wave.
Poi le mie influenze in generale vanno da Bach alla techno passando per il punk, i cantautori, il prog, il metal, il jazz e tanto tanto altro.
Segui la scena musicale italiana attuale?
Sì la seguo. Cerco di capire come si muove la sensibilità musicale ed artistica del paese, mi ci confronto a livello estetico e di contenuti, cerco di vedere i percorsi degli artisti e di comprendere quali siano i messaggi ed i valori che abbiamo nella nostra società di cui noi musicisti facciamo parte. Siamo qui a raccontare il nostro tempo ed il nostro luogo, continuando in questo flusso di contaminazioni di esperienze reciproche e provenienti da mondi lontani. Sanremo ad esempio è un’ottima occasione, con i dovuti distinguo, per capire ogni anno cosa ci succede intorno.
Ci sono artisti che apprezzo particolarmente ed altri con cui non riesco ad entrare in sintonia ma riconosco a ciascuno la bravura ed il coraggio di essersi messi lì a raccontare la nostra storia dal loro particolare punto di vista a prescindere dal risultato estetico.
Se volete dei nomi ve ne sciorino alcuni in ordine sparso senza dirvi chi apprezzo e chi no ma che seguo con interesse: Coma_Cose, Morgan, La rappresentante di lista, Myss Keta, Madame, Mahmood, Sem&Stenn, Il Pagante, Michele Bravi, Maneskin, Blanco, Colapesce e Dimartino, Fulminacci, Gazzelle, Elodie, Irama, Loredana Berté, Ornella Vanoni, Ghali, Pierdavide Carone, Achille Lauro, Francesca MIchielin, Pinguini Tattici nucleari e molti altri.
Progetti per il futuro?
Ho in cantiere diverse cose sia come arrangiatore e produttore che progetti personali.
Ho un album di canzoni scritte con il mio socio TQM, dei pezzi house e techno e vorrei far uscire un mini EP con dentro “Il mostro che hai dentro”.
Spero solo di avere qualche vita in più per riuscire a realizzarli tutti. Anzi, se sapete come fare per aumentare il tempo e le energie ditemelo, ogni suggerimento è ben accetto!