Finalmente ! Sul serio, finalmente un album divertente di sana musica elettronica e intriso di attitudine rock and roll. Stiamo parlando di “Donsusai”, l’album degli eclettici Fabrizio Frigo & The Freezers ed è una vera e propria mina, per usare un tecnicismo del mestiere.
Apparentemente, se ci si soffermasse solo ad un primo ascolto superficiale, l’identità di questa particolare band risulterebbe forse un po’ frammentata; fidatevi, non è così.
I Fabrizio Frigo & The Freezers mischiano in un tutt’uno testi sopra le righe, riff di chitarra distorti, basi elettroniche e sintetizzatori in un marasma di musica dance e richiami stile Subsonica (ma senza quell’eredità pre adolescenziale che la band torinese porta con sé da ormai troppi anni). L’insieme suona, come già detto, terribilmente e dannatamente rock and roll. Non nel senso del genere suonato da Chuck Berry, tanto per intenderci, quanto al fare della propria musica un po’ quel che si vuole con l’unico e altissimo intento di intrattenere, gasare, farti muovere e ballare. Giusto per capirci, “Stress mon amour” è un inno liberatorio dedicato all’amore per lo stress, trainato dalla lirica incalzante, dalla cassa dritta e da un riff di sintetizzatore veramente da capogiro. Un twist insomma. Stesso discorso per la più discotecara “Il treno delle tre”, essenziale nella sua struttura compositiva, ma efficace.
La cosa bella, la vera piacevole sorpresa in “Donusai”, è che nel profondo di alcuni brani, come ne “La noia” o in “Marty ares”, si può trovare un’interessante nota cantautoriale che non ha nulla da invidiare ai neo musicisti da chitarra e microfono che spopolano nei locali di tutta Italia. Solo che, in questo caso, a regnare è pur sempre la spensieratezza accompagnata da qualche saltello sul posto, nonostante tra le righe del testo ci sia ben poco da ridere, forse.
“Donsusai” di Fabrizio Frigo & The Freezers è un album che stupisce, diverte e stimola quel desiderio essenziale di volerlo sentire eseguito dal vivo. Con una birra possibilmente.
Gianluca Grasselli