– di Michela Moramarco –
Federico Baroni, riminese, classe 1993, è il busker più seguito d’Italia. L’artista ha da poco pubblicato il brano dal titolo suggestivo “Chilometri”, una dedica all’amico nonché artista scomparso Michele Merlo. Il brano è un inno a non scoraggiarsi di fronte le avversità della vita, ma anche una dedica ad un’amicizia profonda spezzata troppo presto. La condivisone dei sogni e delle speranze musicali ha costituito la base dell’amicizia tra i due artisti, che Federico Baroni ha voluto raccontare in questo brano nostalgico al punto giusto ma che lascia un bello spiraglio di luce. “Chilometri” è un brano intimo e personale che racconta i valori della determinazione e della perseveranza, si tratta di un brano che vuole essere anche un esempio di resilienza. Ne abbiamo parlato con l’artista, il quale sta cercando con tutte le sue energie di portare avanti il percorso interrotto drammaticamente del suo caro amico.
Ciao Federico, parliamo del tuo nuovo singolo, che si intitola “Chilometri” ed è un brano un po’ particolare perché si tratta di una dedica a Michele Merlo. Come è andata la scelta di comporre questa dedica?
Innanzitutto, ci tengo a dire che Michele era uno dei miei migliori amici quando lo scorso giugno è venuto a mancare per quella leucemia che l’ha colpito è stato un fatto inaspettato che ha lasciato in tutti noi un vuoto incolmabile. Ho passato un periodo in cui ho rivalutato molte cose, tra cui quelle che sono le mie priorità. Ho passato dei mesi in cui questi pensieri si sono trasformati in parole con cui ho voluto provare a ricordare Michele con una canzone. È stata un’esigenza, quasi uno sfogo. Dopo aver elaborato questa cosa mi sono ritrovato in studio con Riccardo Scirè che è stato il produttore e Raige che è una penna fantastica e insieme a loro ho espresso la volontà di dedicare questo pezzo a Michele facendolo in modo velato, ovvero senza creare qualcosa di esplicito o pesante che non facesse trasparire in modo troppo diretto che è una dedica a lui, ma ho voluto fare una dedica generica alla musica e a quello che rappresentava per Michele. Quindi è nata l’esigenza di vedere la musica come un viaggio che compiamo ogni giorno, attraverso le nostre ambizioni, i nostri sogni. Michele ne aveva tantissimi e quindi per me è stato importante esprimere tutto questo in senso metaforico. Per lui la musica è stata una via di fuga, un’ancora di salvezza, nonché un modo per viaggiare con la mente. Lui aveva paura di prendere l’aereo o addirittura di prendere l’ascensore: per lui la musica era veramente un modo per chiudere gli occhi e immaginarsi in qualsiasi altro posto.
Come è andato il processo creativo, sia dal punto di vista artistico, ma soprattutto dal punto di vista emotivo?
La parola “Chilometri” è nata dagli aspetti che dicevo, anche perché rappresenta a pieno il concetto di percorso che compiamo ogni giorno, che ci porta a capire che l’importante non è la meta, bensì il viaggio stesso, che compiamo attraverso esperienze, viaggi, amicizie, amori. Michele è stato una persona che mi ha fatto riflettere molto su cose che davo per scontate. Io penso di avergli trasmesso leggerezza. Il nostro obiettivo in comune era quello della musica. Questo brano vuole essere un messaggio di speranza, ovvero un invito a non restare fermi e a viaggiare anche con la testa, nonché a credere sempre nei propri sogni. Il viaggio è quindi metafora della vita e di quello che compiano ogni giorno attraverso la musica.
Il brano si intitola “Chilometri” ed è un titolo che dà l’idea sia di percorso che di distanza. Qual è l’immagine che vuoi trasmettere a partire anche dal titolo?
L’immagine è proprio quella del percorso, ma anche della distanza che ci separa da una persona o da un luogo a cui teniamo che non deve essere considerata una barriera. Il messaggio è che questo viaggio non potendo arrivare a lui sembra condurre sempre a me. Quindi l’idea è quella di cercare altro per trovare noi stessi.
Credi che questo brano possa essere anche un incoraggiamento per un giovane ascoltatore che vuole intraprendere un proprio percorso discografico e proporre la propria musica?
Assolutamente sì, in generale cerco sempre di descrivere questo concetto sia nei pezzi dal ritmo più incalzante o spensierati, come “Jackpot”, che negli altri brani. Credo molto che in questo brano ci sia questo messaggio.
Parlando del tuo percorso artistico, ti potresti definire un sognatore?
Assolutamente sì! Ho cercato di descrivere a pieno questa idea del sogno e quindi un messaggio legato al credere nei propri progetti e al vedere il bicchiere sempre mezzo pieno.
Ci puoi dire qualcosa riguardo i tuoi progetti per l’imminente futuro?
Di progetti ne abbiamo tanti in realtà, quindi di portare la mia musica in giro per l’Italia. Artisticamente io sono nato come busker e visto lo stop di questi due anni ho voglia di tornare a suonare tra le persone. Mi piacerebbe poterlo fare con un nuovo street tour e incontrare le persone che mi stanno supportando per ricambiare il loro affetto.