di Riccardo De Stefano
Claudio Domestico, in arte Gnut, è un cantautore partenopeo capace di fondere le chitarre acustiche con i suoni del mondo. Per il suo ultimo Ep Hear my voice, si è affidato a Alessio Sollo per i testi e a Piers Faccini per gli arrangiamenti, e il risultato è un gioiello di rara bellezza, dove si cerca l’”ammore vero”, girandoci intorno ma trovandolo sempre, al di là delle parole.
Che mesi sono stati questi, dall’uscita di Hear my voice?
Sono stati molto intensi, ci sono stati bei concerti di presentazione: finalmente ho trovato la formazione ideale per il sound che cercavo, inserendo Michele Signore della Nuova Compagnia di Canto Popolare, per unire la musica napoletana con le mie passioni, quali il blues o la musica del Mali, insieme a un approccio ritmico moderno.
Il blues, il folk inglese, la musica africana e la tradizione della canzone napoletana: quali sono i punti di contatto o di divergenza tra questi generi?
Il napoletano si presta da sempre ad essere fuso con altri genere, pensiamo allo swing con Carosone, il Blues con Pino Daniele o la dub con gli Almamegretta. Sono radici così forti che le puoi mischiare con qualsiasi cosa e se lo fai bene, è sempre credibile. L’approccio ritmico della kora mi fa impazzire, ad esempio. Mi sono limitato a scrivere d’istinto le canzoni, mentre Piers Faccini, il produttore, fa musica world ed è abituato a prendere elementi da punti diversi del mondo e unirli armonicamente.
Piers Faccini è un grande musicista internazionale. Come vi siete conosciuti e che tipo di lavoro avete sviluppato?
L’ho conosciuto a Londra nel 2002, nessuno aveva pubblicato un disco ancora. Ci siamo trovati subito e ha lavorato al mio secondo disco, poi ha aperto una piccola etichetta e tre o quattro anni fa volevamo fare qualcosa insieme ma tra i vari impegni non siamo riusciti. Ora siamo riusciti a lavorare con tranquillità: lui ama Murolo ed è uscito un disco in napoletano. Abbiamo lavorato in maniera serena: tre giorni in Francia a registrare chitarra e voce, poi decise le intenzioni lui mi ha mandato le canzoni finite.
Alessio Sollo è l’autore dei testi: come vi siete interfacciati e che lavoro avete fatto insieme?
Lo conosco da tanti anni, è il cantante di una band punk a Napoli, fa anche la guardia giurata in una clinica, sempre in divisa, al gabbiotto, e ha tanto tempo libero, così ha preso l’abitudine di scrivere poesie e pubblicarle su internet, ne fa dieci al giorno circa. Qualche tempo fa mi è capitato per caso di musicarne una: il suo modo di scrivere testi si fondeva col mio modo di scrivere melodie e ci abbiamo preso gusto. Abbiamo scritto una quarantina di pezzi, alcuni saranno del mio disco, altri sono parte di un progetto parallelo. Non ci abbiamo riflettuto molto, è capitato in maniera naturale, siamo in continuo processo creativo. Il disco mi rappresenta molto ma di fatto ci ho messo poco di io, i testi sono di Alessio e gli arrangiamenti sono di Piers.
Cantare in napoletano deve essere molto particolare.
È come suonare un altro strumento, passare dalla acustica al pianoforte. Il napoletano è molto musicale, ha una vocale in più che non c’è in italiano, e puoi far parole tronche, più facili da cantare. Io sono appassionato della canzone italiana e mi piace scrivere in italiano, ma trovato subito il mio modo di cantare in napoletano. In napoletano non esiste il verbo amare, ma solo il sostantivo “ammore”: per dire ti amo si dice “ te vojo bene assai”. A Napoli quando ci innamoriamo siamo costretti a scrivere delle poesie per differenziare i sentimenti, non si può dire in sintesi “ti amo” e quindi si usano giri di parole.
Se nella lingua bisogna fare giri tortuosi per raccontare l’amore, come si comunica l’amore in musica?
È molto istintivo, devi avere l’atmosfera giusta. Magari posso aggiungere delle strofe, anche perché le poesie non hanno ritornelli quindi sta a me costruirle: mi faccio affascinare dalla forza del testo e a gusto mio cerco la melodia giusta per riuscire a rappresentare quello che vuole dire il testo: quello che non dice il testo lo dice la musica e quello che non dice la musica lo fa il testo. È un equilibrio complementare, per rappresentare uno stato d’animo. Nella pratica è solo mettersi a suonare e cantare,
Come si riesce a cantare in napoletano senza scadere nel cliché, diciamo, né Mario Merola, né Liberato?
Da sempre faccio musica seguendo poco le mode e quello che sta succedendo nel mondo. Le mie passioni sono altre, le tendenze del momento le posso seguire e apprezzare, come Liberato, e sono contento che si parli e si recuperi un approccio a una lingua meravigliosa anche in generi distanti dal mio. Ci sono approcci anche oggi molto eleganti alla lingua, ho cercato un approccio alla Murolo, senza spingere troppo sulla voce e sugli arrangiamenti, ma aggiungendo qualcosa di moderno, dipende da cosa vai a pescare nella tradizione.
Come ti approcci a un lavoro come un Ep,rispetto un full lenght?
Ep o album che siano, si tratta di contenitori di canzoni: io lavoro alle canzoni, scrivo tanto e le raccolgo, in maniera costante, così periodicamente devono trovare un contenitore. Non mi piace lavorare sui singoli perché sono poco rappresentativi. L’Ep può essere una sintesi di quello che può diventare un disco, infatti tre di queste andranno nel prossimo lavoro così come stanno. L’Ep è una sorta di trailer, una anticipazione di quello che sarà. Quando sento che le canzoni fanno parte di uno stesso discorso inizio a pensare a un album, poi dipende dai discografici.
C’è un album, quindi, nel prossimo futuro?
Tra poco registreremo un nuovo lavoro che spero di fare uscire per la prossima primavera. Non ho fretta né voglia di fare le corse. Quando ci sentiremo pronti lo faremo uscire. Saranno canzoni d’amore, molte in napoletano, con testi di Alessio e arrangiamenti di Piers, dove fondiamo diversi approcci musicali. Ci saranno pezzi in italiano di un vecchio lavoro che non è uscito e a cui tengo particolarmente. Abbiamo scelto tra 40 canzoni quelle che più ci emozionano. L’etichetta di Piers è casalinga, ed è una cosa che mi fa stare bene perché non unta a farti diventare un successo mediatico o una star di Instagram, pensa alla musica.