Un palcoscenico può essere una chiesa, un ring o un semplice ufficio dove svolgere le pratiche di lavoro. Per i Ministri, “band combattente” dal 2006, è un campo di battaglia dove dare il massimo è l’unico modo per uscirne vivi. E ieri sera, 15 dicembre, il trio milanese ha letteralmente fatto saltare in aria il Monk di Roma in occasione di una delle due date previste nella capitale per celebrare i loro primi dieci anni di vita. La loro è una guerra contro l’idiozia, l’indifferenza, la superficialità e la rassegnazione, iniziata un decennio fa, con un album chiamato “I soldi sono finiti” e che ieri sera Davide Autelitano (meglio noto come Divi), Federico Dragogna e Michele Esposito, hanno riproposto integralmente al pubblico numeroso.
“Dieci anni bellissimi” è il nome del tour, ma potrebbe essere il sottotitolo alla carriera della band iniziata con “I soldi sono finiti”, oggi pietra miliare della musica alternativa italiana, e giunta al più recente “Cultura generale” uscito proprio quest’anno. In mezzo, una lunga serie di live, di battaglie, di fan conquistati e una sempre maggiore consapevolezza nella scrittura e composizione che mai si è discostata dalla rabbia e tenacia che li ha da sempre contraddistinti.
E oggi, al vuoto contenutistico di alcune canzoni che tanto piace cantare a squarciagola con le teste leggere come palloncini, risulta ancora più efficace e rilevante contrapporre le grida d’indignazione di brani come “Diritto al tetto”, “I muri di cinta” o “La piazza”. Perché contengono il presente e la sua fondamentale descrizione in musica da parte di chi ha cercato e cerca tuttora di cambiarlo. Uno sforzo artistico che, proprio perché non è più richiesto a tutti, sembra essere in via d’estinzione. Canzoni con dieci anni di più sulle spalle, ma calde e pulsanti come una ferita appena inferta.
Oltre all’esecuzione integrale del loro primo album, i Ministri hanno proposto al pubblico una cover di De Gregori, “Pablo”, ricordando a tutti i presenti quelle radici orientate a sinistra e facendo alzare qualche timido pugno rivolto al soffitto.
Il concerto di ieri sera ha scosso le teste senza svuotarle e agitato i corpi senza sfinirli. Uno show che ha coinvolto il pubblico intero ripercorrendo le origini della band.
All’unisono il pubblico ha cantato sulle note più docili de “Le mie notti sono migliori dei vostri giorni“, ha saltato su quelle di “Piano per una fuga“, si è scontrato nel pogo con “I nostri uomini ti vedono“.
Trascinati dall’energia live dei Ministri non è stato affatto facile abituarsi all’idea della sua fine. Un arrivederci, un augurio per altri dieci anni ancora. E dopo altri dieci. Poi fate un po’ voi.
Gianluca Grasselli