– di Assunta Urbano –
È possibile sentirsi turisti e allo stesso tempo cittadini della Capitale? Assolutamente sì e anche dopo anni in cui si vive a Roma. Il Solito Dandy, a San Lorenzo, si sente proprio così.
Tra sogni, fantasie e una vita galleggiante, Fabrizio Longobardi si trasferisce da Torino nella bella e magica Città Eterna. Nel suo bagaglio porta con sé le sue speranze, gli abiti dai colori sgargianti, ma soprattutto il compagno di mille avventure. Ovvero, il Maestro Simone Guzzino, il suo fedele produttore.
Abbiamo chiamato Il Solito Dandy per farci raccontare del suo nuovo singolo “Madonna l’Amore”, uscito il 21 gennaio, che anticipa il disco di prossima pubblicazione.
Il tuo nome d’arte è un po’ un alter ego. Quanto c’è de Il Solito Dandy in Fabrizio e quanto Fabrizio c’è ne Il Solito Dandy?
Tutto! Non è una maschera, quello che metto nella mia musica è ciò che sono anche nella vita reale. Mi sento molto libero in questa maniera, con i pro e i contro. Nel mio caso, non c’è una duplice vita tra artista e individuo. È una grande scenetta, ma non è altro che la quotidianità.
Il Solito Dandy “riemerge dal mare” e presenta il suo nuovo pezzo “Madonna l’Amore”.
È un brano a cui sono molto legato. Ho studiato cinema e ho un impatto più visivo dell’arte e del mio modo di esprimermi. Ho cominciato tutto dipingendo da bambino. Il primo approccio non è stato con la musica, ma con i colori. Ho iniziato a disegnare gli animali. In particolare, disegnavo faraoni e sfingi sui mobili di legno dei miei nonni. Non sai quante botte mi sono preso da bambino! [ride, ndr]
Ad un certo punto, questa cosa è successa con la musica e sono stati risparmiati i mobilifici e le persone che mi ospitavano in casa.
Mi piace sempre accompagnare i suoni con il lato visivo, da cui non mi sono separato. Voglio parlare per immagini, colori, atmosfere, film, associazioni. I due singoli precedenti “Boh” e “Thailandia” venivano da idee più definite e attive. Il primo era una disillusione di alcune situazioni, il secondo più fugace e critico.
“Madonna l’Amore” è stata scritta in un limbo, in un momento in cui i sentimenti non mi toccavano più, però lo status dell’amore viveva. A sua volta, a livello visivo, ho immaginato una sorta di purgatorio acquatico. Quando ti trovi davanti a un acquario, vedi pesci che aleggiano e vivono nel loro mondo sospeso. Non sai quanto durerà, è un po’ eterno. “Madonna l’Amore” volevo che fosse così, una canzone di Chiesa, anzi, un acquario in Chiesa. La tristezza, i dubbi, le incertezze, le paranoie. Il pezzo non è una dedica, ma lo status del sentirsi abbandonati, con la voglia di riderci sopra.
Secondo te, cosa significa per Il Solito Dandy parlare d’amore oggi? È scontato oppure è un atto rivoluzionario?
L’amore non muore mai, è per sempre. Ognuno lo vive e ne parla nella propria maniera. Ci sono argomenti che non tramontano mai. È importante sentirlo e condividerlo. John Lennon scrisse “All You Need Is Love”, il messaggio più grande che può esistere. Mia nonna mi diceva sempre che l’amore è tutto e tutto è amore. Lì ci ho sentito i Beatles, ma lei parlava solo piemontese e italiano. Forse Alberto Castagna l’ha un po’ condizionata.
Parlando d’amore, anche in questo viaggio sei in compagnia di una figura importante per il tuo percorso musicale, il Maestro Simone Guzzino. Come nasce la vostra collaborazione?
È amore, dici? [ride, ndr] Anche nel bel mezzo di altre relazioni, in effetti, la vera coppia alla fine siamo noi due. È il lato romantico del viaggio. Siamo partiti insieme da Torino per venire a Roma, con l’idea di buttarci e fare musica. Una vita strampalata e rocambolesca. Abbiamo affrontato tante situazioni neorealiste. Ancora oggi mi sembra di essere ne I soliti ignoti, che mentre sono alle prese con il colpo della loro vita si ritrovano in situazioni assurde. C’è tanta magia, sintonia, voglia di creare qualcosa di speciale. Viviamo anche nella stessa casa e nella stessa stanza. Condividiamo tutto. È un continuo scambio, ci divertiamo tanto. Metaforicamente io disegno e lui colora.
Un progetto del genere non poteva non avere come base Roma.
Sotto alcuni aspetti, anche climatici, Torino è molto più fredda, ha uno stampo più europeo. Roma ci ha toccato tantissimo. Se penso alla mia vita, mi sento L’armata Brancaleone e casa mia è Casablanca.
Come mi dicevi, ti sei avvicinato all’arte dipingendo e questo si nota nelle copertine dei singoli. La locandina di “Madonna l’Amore”, come anche le precedenti di “Boh” e “Thailandia”, riporta a un immaginario marino. Cosa accadrà nell’album e cosa si nasconde “in fondo al mar”?
La questione dei pesci e del mondo ittico parte proprio dall’intero lavoro. Si parla di me come turista e allo stesso tempo abitante di Roma. Le canzoni sono state scritte nel periodo in cui mi stavo trasferendo da Torino e la città la stavo scoprendo e vivendo con gli occhi meravigliati. Il disco è a episodi e si fonda su tre temi fondamentali come si nota anche dal ciclo di video.
Da un lato, c’è l’aspetto sacrale con la figura di un angelo pigro, stanco. Dall’altra parte c’è l’ironia di un clown, che rappresenta il dramma della vita, il melodramma, la commedia, il nostro essere tragicomici. La terza immagine è quella della donna aragosta. Da torinese, la cosa che più mi ha impressionato è stata la vicinanza con il mare. Ero abituato a vederlo solo d’estate, in Liguria, invece qui si può improvvisare, ritrovarsi lì. Ti senti minuscolo, ma allo stesso tempo onnipotente. Vivere in una città e stare così vicini al mare, è romantico e sentimentale.
Mentre queste tre figure sono lì, c’è il Maestro Guzzino che è il Maestro Guzzino. Il personaggio del Maestro blu [nel video di “Thailandia”, ndr] va a rappresentare un po’ me che mi specchio in lui e a sua volta lui stesso che si innamora, si perde, scappa. Diventa un alter ego in ambito visivo. Ci scambiamo spesso le parti e ci rafforziamo.
È un po’ il mio modo personale di vedere la vita, con un filtro mio, in cui immagino tutto meraviglioso, un film Disney. Parto da un’idea visiva, che poi si trasforma in musica, sempre per salvaguardare i mobili delle case delle persone.
Invece, quale pensi potrebbe essere il posto e il momento perfetto per ascoltare “Madonna l’Amore”?
Questa è una domanda cattiva! Non sono Mastrota, quindi non so venderla bene questa cosa. Forse, per fortuna. Quando l’ho scritta era un momento confuso, ero distrutto dall’amore. Siamo tutti molto diversi, ma mettiamola così: ogni tanto fa bene abbandonarsi, dedicarsi a se stessi e in quei momenti “Madonna l’Amore” può essere il pezzo perfetto. È utile ammettere di non essere invincibili e deporre le armi. E lì, “Madonna l’Amore”.