– di Angelo Andrea Vegliante –
Dopo aver presentato il programma online “Attico Monina” durante Sanremo 2020, Lilith Primavera si tuffa nuovamente, anima e corpo, nel suo percorso musicale. Percorso che ha anticipato degli sviluppi interessanti, quando lo scorso 31 gennaio ha rilasciato il primo di tre brani che andranno a presentare il suo nuovo EP, in arrivo il prossimo maggio. Abbiamo contattato l’artista per conoscere le sue emozioni al riguardo.
Qualche giorno fa è uscito “Goodbye my lover” (guarda il video qui), il 14 febbraio c’è “Taboo” e l’8 marzo arriva “Molto”. Tre singoli che anticipano il tuo nuovo EP, in arrivo a maggio 2020. Come mai hai scelto questo tipo di strategia? Perché questi tre brani come portabandiere?
Io sono libera da etichette e da vincoli di produzione. Posso fare un po’ come mi pare. Siccome la mia idea è raccontare una storia, attraverso 3 videoclip che insieme andranno a formare un cortometraggio, utilizzando proprio questi 3 singoli che voglio regalare alle persone che mi seguono e che mi vogliono bene, ho deciso di fare questa cosa matta e fregarmene delle tempistiche. Così, ecco qua, lo sto facendo.
Già si sa il nome dell’EP?
Intanto aggiusto il tiro rispetto a quanto tu già sai. Il terzo singolo, “Molto”, esce l’8 marzo perché voglio arrivare con questo buono auspicio per le donne, con le quali mi ritroverò in piazza e con le quali condivido molte lotte quotidianamente. E con cui ho condiviso già molte piazze, come con Non una di meno. Invece, per il titolo dell’EP, ancora non l’ho scelto.
Tu sei un attivista LGBTQI, sempre in campo per le questione di genere. Oggi, il ruolo sociale della musica è un valore da ‘rompiballe’ oppure bisogna riscoprire la musica come una componente di rivoluzione sociale?
Se non ballo, non è la mia rivoluzione. Quindi io ci metto pure che canto. Faccio come mi pare, mi voglio divertire e cerco di divertirmi anche con le persone con cui magari porto avanti le lotte politiche. Il mio contributo è in questo senso, e ci mettiamo anche altre robe, come le questioni internazionali sulla Palestina. Io ci sono per dare voce a chi non ce l’ha.
Visto che ci sei stata recentemente, saprai bene che il Festival di Sanremo è un palco importante per parlare di questioni sociali. Quest’anno, però, sembra che non sia stata fatta breccia mediaticamente parlando per certe canzoni, tipo “Il gigante d’acciaio”. Secondo te, il pubblico è pronto ad apprezzare questo tipo di musica oppure sta facendo un passo indietro?
Credo che in questo Sanremo la presenza di Achille Lauro e delle sue performance abbiano comunque fatto breccia politica in maniera diversa rispetto a quello che ci si poteva aspettare dal testo in gara. Quello era un modo un po’ diretto per veicolare un messaggio. Ci sono le parole, c’è un testo che racconta una storia, e Achille Lauro ha presentato il suo corpo abbigliato in un certo modo. Lui ha comunque veicolato dei messaggi politici, apprezzati e criticati, ma sicuramente messaggi che parlano di liberazione di corpi. Quindi, a volte, non serve mettersi a scrivere un testo, basta esserci con il proprio corpo e i propri modi. È stato un pezzo divertente e positivo anche per questo.
Durante la kermesse, sei stata conduttrice di “Attico Monina”. Com’è stato vestire i panni della conduttrice, in un contesto come quello di Sanremo che sembra quasi che ‘come fai fai, sbagli’?
Se come fai fai, sbagli, è anche vero che come fai fai, fai bene. Se è vera una cosa, è vera anche l’altra. Da Michele Monina sono arrivata con tutto il mio bagaglio di possibilità. Per varie questioni non ho fatto tutto quello che avrei potuto, ma mi riservo la possibilità di avvicinarmi sempre di più all’Ariston in qualche prossima edizione di Sanremo. Non mi dispiacerebbe portare il mio corpo e la mia voce anche lì.
Ultima domanda, torniamo all’EP. Nuovo lavoro, e anche nuova collaborazione con Matteo Gabbianelli dei kuTso per uno dei brani in uscita, dopo aver realizzato con lui le precedenti “Nuda” e “Vieni A Prendermi”. Come sta andando questo sodalizio? Come fanno due personalità forti a lavorare all’unisono?
Matteo è Capricorno come me, quindi puoi immaginare le cornate [ride]. Sono contenta di aver iniziato a giocare con lui, che aveva interesse per certe sonorità. Io vengo dall’elettronica, quindi mi ha conosciuta che avevo fatto dei pezzi in quella direzione. E io, d’altro canto, sono una sua fan e ho molto da imparare dal suo modo di approcciare alla musica. Ci si mette lì, si gioca, ed escono delle robe interessanti. Questa nuova collaborazione che abbiamo fatto mi piace particolarmente, e anche lui ci tiene molto. Capiremo come regalarla al nostro pubblico. Ci tengo inoltre a ringraziare il produttore Giovanni LaTosa, che ha sempre creduto in me.