– di Anna Rescigno –
Il 13 settembre è uscito LEGGENDARIO, il nuovo album di Side Baby, rapper classe ’94 che, prima con la Dark Polo Gang e poi iniziando una carriera da solista, ha fatto la storia della trap romana. Siamo andati al pre-ascolto dell’album e ci abbiamo fatto due chiacchiere.
Tornare a fare musica dopo tre anni non è facile, soprattutto se, dieci anni fa, stavi facendo la storia della trap insieme a un gruppo che è diventato leggenda per una generazione intera. È difficile anche tornare sulla scena a trent’anni, con una figlia di quasi tre, quando tutti si ricordano del te ventenne, ribelle e incasinato, e vi sono così affezionati. Arturo Bruni, in arte Side Baby, si è ritrovato davanti a queste grandi sfide, nessuna delle quali è stata però in grado di ostacolare la sua volontà di continuare a fare quello con cui è cresciuto e che ancora gli piace da matti.
LEGGENDARIO non segue il trend del “disco-concetto” che, sulla traccia di Marracash, ha spopolato negli ultimi anni nel mercato rap italiano. È più un’istantanea del momento, il frutto di un’ispirazione nata e trovata in studio, non pianificata a tavolino. «È un viaggio unico, non una playlist», ci tiene a specificare Side, facendo notare come il mood e le vibrazioni cambino gradualmente più ci si allontana dall’inizio e ci si avvicina alla fine. I primi pezzi, infatti, riportano ai tempi d’oro, con una matrice trap ancora molto forte, e in particolare omaggiando ripetutamente la scena romana: “i bassi menano parecchio” dice Riccardo Primavera, A&R di Warner Music Italy, sottolineando infatti che è un disco da ascoltare con un impianto degno; inoltre ci sono tanti fade out, ormai poco in voga, proprio per omaggiare i dischi con cui Side è cresciuto. MARY KATE è forse la traccia più godibile di questa prima parte, in cui Side rimane più fedele a sé stesso:
«Non posso portare mia figlia scuola (No)
Perché sono conosciuto in tutta Roma (In tutta la città)»
La seconda metà del disco è invece più personale e si sente la crescita anagrafica e artistica del rapper. I producer principali rimangono Close Listen e Youngotti, ma le teste che hanno preso parte alla produzione del progetto sono tante, da Sick Luke, l’ingegnere del suono che sta dietro ai beat più memorabili della DPG, a Dat Boi Dee, il cui brano, RXX/R1, “è nato in una sessione di 15 minuti, è stato fatto tutto molto di pancia”, spiega Side, aggiungendo che anche la scelta dei produttori non è stata fatta a tavolino, semplicemente “rappo su quello che mi piace, che mi viene proposto”. L’istintività è un elemento chiave che ritroviamo sì nella produzione di vari pezzi, ma anche nella scelta della tracklist. STRADA SYMPHONY, canzone di chiusura, “non sapevamo fino alla fine se sarebbe stata inserita”, dice sempre Side. Pezzo forse più interessante del disco, lo chiude in una maniera quasi perfetta e ideale, come un cerchio che ha fatto il giro: Side ritorna all’inizio, rappando da solo su un beat forte e parlando di street credibility, ma lo fa con la consapevolezza di qualcuno che ha veramente compiuto un viaggio:
«Se è così che deve andare, fanculo, che così sia
Rolex faccia rosa, l’ho preso in onore di mia figlia»
I temi rimangono gli stessi ma è come se venissero fatti resuscitare da un pezzo di vita in più. Un’altra scelta sicuramente non strategica ma “di pancia” è quella di inserire i featuring di Tony Effe e Pyrex (entrambi ex membri della Dark Polo Gang) in due pezzi diversi. Side motiva questa scelta dicendo che “se no veniva fuori una sola bomba… noi volevamo due bombe”, mentre Primavera risponde, in tono più serio, “La Dark è la Dark, Side è Side. Non si parla di reunion. Sarebbe stato l’ennesimo pezzo-reunion, invece hanno deciso di dividerli… se no era troppo bomba”.
A livello di featuring è interessante anche Bonnie & Clyde, pezzo più orecchiabile e pop del disco, che al suo inizio ricorda la melodia di Niente di più stupido di sognare di lowlow. Per i ritornelli di questo brano è stata scelta mew, il primo feat femminile di Side, che dice che questo è il brano di LEGGENDARIO di cui è più fiero.
LEGGENDARIO è un disco senza troppe pretese, che si rende indipendente senza però dimenticarsi del passato glorioso e anche macchiato che si porta sulle spalle il suo artista. Ne viene fuori un progetto un po’ traballante ma in realtà molto credibile e sicuramente dilettevole, che in più di un momento stringe l’occhiolino ai fan, senza però preannunciare la resurrezione di un idolo (come è avvenuto con Tony Effe che, immersosi nella discografia mainstream, oggi è mitizzato da tre generazioni diverse).