È bastata una notte dentro questo tempo di restrizioni, strano, sospeso, estivo dentro i silenzi di un paese d’origine, in Basilicata dove tutto sembra fermarsi, con il tempo e contro il tempo. È bastata una tastiera antica di 30 anni a Luciano Macchia Crooner per tessere le ossa di questo nuovo disco che poi ha intitolato “L’estate che va”. Trombonista di lunghissimo corso, tra ska, fusion moderna, pop e quel gusto soul da big band… che poi il suono di questo disco è pulito, classico, ruvido nei suoi contrasti di felicità e nostalgia, di denuncia e di rassegnazione. È bastata la “semplicità” della musica classica ad ispirare un disco fin troppo complesso per le abitudini liquide e instantanee che abbiamo negli ascolti di oggi. Noi ci immergiamo dentro restando ad un pelo dall’acqua.
Dunque la pandemia e le restrizioni, in qualche modo, hanno portato anche qualcosa di positivo come un certo modo di tornare alle origini, vero?
Speriamo che sia vero, l’unico dato positivo è che siamo ritornanti a suonare dal vivo e cio’ ci rende (sopratutto noi musicisti) molto più felici.
Nello specifico tu come l’hai vissuta?
Nel limite del possibile, l’ho vissuta abbastanza bene. Mi sono dedicato alla mia famiglia, ai barbecue, alle lezioni on line con i miei allievi e alla trasmissione che co-conduco insieme a Raffaele Kohler su Radio Popolare “Slide Pistons Jam Session”.
E in che modo poi ha contaminato e cambiato il tuo modo di fare musica?
Credo che questo periodo ci ha costretto ad essere un po’ più solitari ed introspettivi. Per sopperire a cio’ ho abbandonato il trombone, durante i lockdown, e mi sono messo a suonare il piano e la fisarmonica …
Questo disco prende spunto da grandi classici, almeno questo ci sembra di sentire. Dicci invece la tua… da dove nasce, musicalmente parlando?
Nasce nell’agosto 2020 nella mia casa di nascita, in Basilicata. È stato praticamente scritto di getto in un paio di nottate suonando i miei vecchi strumenti d’infanzia che giacevano in un angolo di casa e che non suonavano da almeno un ventennio.
E il dietro le quinte di questa “estate”? La consapevolezza delle origini o il bisogno del futuro?
L’estate che va, non è solo riferita alla stagione… ma anche al tempo che passa… e un altro anno se ne va’…. Più che altro un bisogno di ridisegnare il futuro!