– di Martina Antinoro –
Alessia Zappamiglio, in arte Miglio, il 14 ottobre ha pubblicato il suo nuovo singolo “Techno pastorale” e, il giorno dopo, è stata proclamata vincitrice della 13esima edizione di Musica da Bere, un contest musicale indipendente per artisti e band emergenti, tenutosi a Brescia.
Nove mesi dopo l’uscita del suo album d’esordio Manifesti e immaginari sensibili, Miglio pubblica “Techno Pastorale”, un singolo che parla di salvataggio, in una cornice rurale, riportando alla luce l’antico dualismo città-campagna. Il brano, la cui base si rifà all’elettronica sintetica, racconta di questa ragazza che viene descritta attraverso similitudini rurali, come, per esempio, “la tua schiena mi ricorda i bassipiani estesi” o “le tue curve come le distese padane”. Ma è proprio il soggetto amato a restare stabile in una realtà precaria e in continuo mutamento.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Miglio per parlare di questo nuovo brano, della sua vittoria a “Musica da Bere” e dei suoi progetti futuri.
Andiamo per ordine: il 14 ottobre hai pubblicato “Techno pastorale”, cosa vuole comunicare questo singolo? E da dove nascono questi riferimenti alla campagna?
Ma guarda, in maniera didascalica è sempre difficile rispondere. Eravamo in studio e stavamo lavorando al brano: è un pezzo che ho scritto un anno fa, quindi già arrivavo dalla successione di cose che vivo quotidianamente. Poi, anche se abito a Bologna, spesso vado da sola in provincia e ci sono luoghi che mi danno questo sapore campestre, pastorale, che ritorna in più brani, soprattutto in questo singolo. Sicuramente è un pezzo in cui si trova la solitudine, non in maniera negativa. Direi che poi non è nemmeno un brano d’amore, non lo definirei così, ma è più una canzone di salvataggio, di emergenza.
Le immagini e i contenuti visual, realizzati da Martina Platone, raccontano un viaggio tra città e provincia: questo dualismo è presente da sempre nella letteratura, perché pensi possa considerarsi ancora attuale?
Anche qui, come già ti dicevo, io giudico a livello personale, quindi dal mio punto di vista. A me la provincia colpisce perché ci sono spazi in cui mi ritrovo e che mi danno modo di stare con me stessa. Ho scoperto nella scrittura un modo per esprimermi e questi spazi sono molto efficaci da un punto di vista riflessivo. Per questo, anche con Martina spesso andiamo a scattare in questi luoghi: sono in grado di richiamare proprio l’essenza di quello che cerco di dire.
Invece la tua partecipazione a Musica da Bere ti ha portata alla vittoria: come hai vissuto questa esperienza?
Io non sono propensa alle vittorie, non mi piace molto la competizione. Alla fine è uscito fuori che mi avevano iscritto ed è stata un’esperienza bellissima, anche perché vivo a Bologna, ma sono originaria di Brescia, quindi sono tornata a fare questa cosa nella mia città. Come ho detto anche a loro, era importante suonare: quindi non la vedevo tanto come una gara. Sono state due serate bellissime in cui hanno suonato anche Motta e Venerus: la cosa più bella è che eravamo tutti ragazzi. Cinque minuti prima che proclamassero il vincitore volevo andarmene: non volevo restare nel contesto, ma invece poi è successo e mi ha fatto molto piacere, è stato emozionante. Musica da Bere è un’opportunità molto bella per chi fa musica emergente in Italia. In sintesi, è stato inaspettato ed emozionante.
Un ricordo in particolare del contest che ti è rimasto impresso?
Il ricordo che ho impresso è legato al fatto che, dopo entrambe le serate, abbiamo cenato insieme a tutti gli artisti presenti. È stata molto bella la convivialità.
In primavera 2023 è prevista l’uscita del nuovo album a cui stai già lavorando: puoi anticiparci qualcosa?
“Techno pastorale” è già un anticipo, tra un mese esce un altro brano. Io sono molto soddisfatta e sicuramente è un passo in avanti confronto a quello che ho fatto finora. Non vedo l’ora di potervelo fare ascoltare.