– di Martina Rossato –
“manifesti e immaginari sensibili” è il primo album di MIGLIO, artista di origini bresciane ma di stanza a Bologna. MIGLIO ha una scrittura molto personale, che racconta attraverso immagini il suo quotidiano e le storie vissute, gli amori che bruciano e gli scenari della sua vita, divisa tra città e provincia. Preziosa per il disco la collaborazione con Marco Bertoni, che ha prodotto tutti i brani. L’album è il manifesto artistico di MIGLIO, il racconto della sua generazione. Il lavoro è arricchito da immagini e contenuti visual, realizzati da Martina Platone tra la campagna emiliana e Bologna. Le copertine dei singoli sono opera di Alberto Azzara.
“manifesti e immaginari sensibili” è uscito da qualche mese. Qual è stata la reazione del pubblico?
Credo che queste canzoni abbiamo fatto il loro viaggio e stiano continuando a farlo, sono arrivate ad alcune persone e ad altre arriveranno, è tutto ancora in divenire ed è molto bello che sia così. Sento che chi sceglie di ascoltare queste canzoni lo fa perché ne percepisce l’autenticità, mi colpisce quando qualcuno ne canta le parole, è una tacita condivisione spontanea con qualcuno di sconosciuto che si aggrappa a quello a cui anche io mi sono aggrappata scrivendo.
I manifesti sono di per sé qualcosa di aperto al pubblico, mentre l’immaginario è meno concreto e più personale. Come mai la scelta di giustapporre questi due termini?
Si tratta di un contenuto molto introspettivo, personale ed esistenziale che ad un certo punto è fuoriuscito dal suo “privato”, libero di essere percepito e appunto manifestato. Ho scelto di far vedere queste immagini, luoghi, sentimenti e pezzi di vita anche agli altri e non solo a me stessa. Al di là poi di una spiegazione puramente pragmatica, dietro alla scelta di “manifesti e immaginari sensibili” si cela qualcosa di molto più privato e che mi appartiene da sempre.
Hai un modo di scrivere molto personale, ti ha mai fatto paura l’idea di rendere pubblica una parte del tuo mondo interiore?
No, non penso mi abbia mai fatto paura questo aspetto, forse perché con il tempo ho imparato a preservarmi, nella scrittura c’è verità ma poi si ha il compito di portare con se’ tutto ciò che si scrive e io cerco di farlo ma tutelandomi. Mi apro quando scrivo, mi apro quando sono su un palco ma lo faccio a modo mio.
Senti di avere una responsabilità sul pubblico che ti ascolta?
Una responsabilità c’è sempre quando decidiamo di dire delle cose, sicuramente.
“baby baby balla balla” mi ha ricordato molto “Balla Linda”, facendomi pensare a Battisti. Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente ispirata per questo disco?
È un disco che arriva dagli ascolti che mi piacciono e dai mondi che ho sempre stimato quindi siamo passati dai Joy Division, The Cure, MGMT, The Velvet underground per citarne alcuni.
Ti andrebbe di raccontarmi che lavoro c’è dietro la produzione di questo album?
Ho iniziato a lavorare a questo disco a fine anno 2020 con Marco Bertoni, persona e musicista che stimo molto, direi quasi un mentore in questo tempo e ancora oggi. Siamo partiti da alcuni miei provini totalmente crudi chitarra e voce e da lì abbiamo iniziato ad ascoltare tanta musica insieme e ad esplorare linguaggi sonori cercando di riportare una certa attitudine nel lavoro che stavamo facendo, sopra i brani ci sono tornata molte volte, alcuni testi li ho riscritti fino a quando non fosse tutto a uno stato di autenticità giusto per me.
È il tuo primo disco, ma quali sono le tue esperienze precedenti?
Ho sempre scritto, ho suonato molto per fatti miei in giro ancor prima che esistesse miglio e prima di questo disco sono usciti dei brani ma poco esplicativi di ciò che davvero volevo.
Come nasce una tua canzone? Come ti senti rispetto ai tuoi primi singoli?
Non c’è mai un modo specifico o una ricetta. Generalmente, comunque, mi metto al piano, alla chitarra o al computer e inizio a buttare giù delle idee sonore. Spesso nasce da un suono o da qualcosa che in qualche modo possa essere evocativo, nel mentre scrivo quasi tutti i giorni testi o anche solo delle brevi frasi che poi si sviluppano.
Un’ultima domanda: sei in tour, è come te lo aspettavi? Cosa ti aspetti dalle prossime date?
Non sapevo cosa aspettarmi e infatti ogni data mi ha insegnato qualcosa, ho molta voglia di suonare e sarà tutto in evoluzione, sempre di più.