– di Martina Zaralli –
Nella notte di San Giovanni, è uscito “Muovere Maree”, il nuovo singolo di Gulino, prodotto da Andrea Pettinelli & Lo Zoo di Berlino, in collaborazione per la prima volta con il consorzio ZdB. Dopo quindici anni e sette album come autore e cantante dei Marta Sui Tubi e dopo la pubblicazione del suo primo album solista Urlo Gigante nel 2020, Gulino torna sulle scene con una canzone chitarra e voce per narrare la visione immaginifica dell’amore tra una stella e un satellite – la Luna ed il Sole – che hanno modo di potersi sfiorare solo in rare occasioni del loro orbitare.
C’è solo un momento in cui il Sole sembra fermarsi: durante il solstizio d’estate, ed è così che la stella tenta di sedurre la Luna, decisa ad averla. Archetipi del principio maschile e femminile, gli elementi celesti si incontrano, danzano e si riallontanano, azioni tutte destinate a ripetersi nel tempo.
Nonostante il loro amore non si risolva, Luna e Sole rimarranno indissolubilmente legati, centro di attrazione l’uno per l’altro e per la realtà circostante.
“Muovere Maree” è il tuo ultimo singolo: com’è nata la canzone?
Il pezzo è nato in pieno lockdown, è stata la prima canzone che ho scritto dopo aver pubblicato il disco Urlo Gigante a marzo dello scorso anno. All’inizio il fermarsi è stato un trauma, ma poi ho iniziato a scrivere: avevo molto tempo e ho deciso di comporre una favoletta in cui il sole e la luna amoreggiavano ma non riuscivano a consumare il loro amore. Era un pezzo che mi faceva stare bene, che mi dava molta pace, nonostante la carnalità che poi emerge leggendo il testo. Ho provato a lasciarla così: chitarra e voce, senza sovrastrutture per metterne così in risalto, ancora di più, la natura di racconto.
“Muovere Maree”, l’unione tra la “carnalità” del testo e la semplicità della musica come allegoria dell’amore…
Sì, se vogliamo un rapporto tra due persone è un’unione tra ritmica, armonia e melodia, ed è quello che ho cercato di comunicare con la canzone. Ma ci sono anche regole che possono essere infrante: tipo il ritornello che non si ripete pedissequamente ogni volta…
Arriverà un nuovo disco?
Al momento non lo so. Sto lavorando a una serie di canzoni, non ho mai avuto così tanto materiale! Ho collaborato con molti musicisti, quindi ho il cassetto pieno di idee, di spunti e di canzoni. Mi piacerebbe però che il prossimo album fosse molto ragionato, studiato: per farlo occorre del tempo. Voglio prendermi il tempo giusto per rifletterci, non mi sono dato una scadenza e non penso quindi di uscire a breve con un nuovo lavoro. Probabilmente, potrebbe esserci un nuovo disco nel 2022, ma nel frattempo farò uscire altri singoli.
La pandemia ci ha insegnato l’importanza del tempo…
Ci siamo trovati tutti in una situazione che nessuno aveva mai visto né vissuto prima. Ci siamo fermati, molte persone hanno perso il lavoro, ma volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, un insegnamento che la pandemia mi ha lasciato è quello di fare le cose con calma, con la convinzione di volerle fare, senza cercare consensi dal mercato musicale o senza seguire il trend del momento. Un modo di agire, di pensare, che mi ha accompagna da sempre, ma adesso è ancora più radicato: voglio pubblicare solo cose di cui sono convinto, quando incontrano i miei gusti.
Parliamo anche del tour estivo…
Uno spettacolo minimale, chitarra e voce, mi accompagnerà Fabio Genco. Dal mio ultimo singolo a qualche cover, dalle canzoni del mio ultimo album Urlo Gigante a una decina di canzoni dei Marta Sui Tubi appositamente riarrangiate. Sui palchi: il mio presente e il mio passato.
A proposito di passato: c’è un ricordo particolare che leghi alla tua esperienza coi Marta Sui Tubi?
Un ricordo non basta. La parte più bella è legata ai primi anni: dal suonare sotto i portici a Bologna ai grandi club nel giro di un anno. Sono stati anni magici, con un bellissimo feeling tra di noi. I Marta Sui Tubi adesso sono dentro di me, e vengono fuori nei miei concerti.