Una, nessuna, centomila. Oana debutta martedì 9 febbraio 2021. Atipica e misteriosa cantautrice classe 1992, senza origine nè destinazione, anima di una discoteca oscura e abbandonata. Il disco, dal titolo I fiori del male, segue i due precedenti singoli dal titolo “Dentro e fuori” e “Stai con me!”, una raccolta di emozioni, di sensazioni che scuotono e muovono, che incantano e spaventano.
Ne abbiamo parlato con lei.
Sei mai stata al Club to Club di Torino? Ti vediamo molto in quel contesto. Quando pensi si possa tornare a creare e frequentare eventi del genere?
Il Club to Club è stato l’ultimo live a cui ho assistito prima delle chiusure. Be’, è un bellissimo complimento perché anch’io mi ci vedo molto bene, quindi grazie! E penso che gli eventi grandi saranno gli unici a risollevarsi dalla crisi attuale. Quando? Temo non esattamente presto…
A volte ci sembra quasi che il binomio donna e musica elettronica non sia così comune. Sbagliamo? E in caso non sbagliassimo, come mai secondo te?
Ho la stessa sensazione anche io, se non altro in Italia. Non so se sia perché sono realmente poche, o perché trovano pochi canali per farsi conoscere. Comunque ne conosco poche anche io, ma il fermento è tangibile, ci stiamo avvicinando.
Ad esempio per me imparare a destreggiarmi con strumentazioni elettroniche e digitali è stata un’esigenza, più che altro, solo in un secondo momento ho capito che mi piaceva veramente tanto. Un’esigenza, dicevo, dettata dalla volontà di essere il più indipendente possibile nella composizione e nella scrittura. Sono autodidatta, ho appreso e “rubato” skills in giro, ma le possibilità di entrare in contatto con l’elettronica durante il periodo di formazione scolastica in Italia son davvero pochissime.
Hai qualche influenza musicale che davvero ci lascerebbe perplessi?
Chet Baker! Per il suo modo di cantare: fragile, ma super potente.
Il tuo è un disco triste che si può ballare? Si può ballare sulle canzoni tristi?
Si può ballare su ogni cosa che abbia un ritmo più o meno esplicito. Bisognerebbe riflettere su un fatto: l’uomo balla dai tempi più antichi. Perché ballava allora se non esistevano le discoteche? Voglio dire pensiamoci, forse abbiamo un po’ perso di vista il significato più profondo della danza.
Il momento più importante del tuo percorso artistico?
Decisamente l’incontro con Mr Blackstar, potermi confrontare con una persona che stimo profondamente e della quale mi fido perché sento vicina nell’attitudine e nel pensiero artistico, non ha davvero prezzo.