Modi mediterranei e quel sapore di terra e di “insieme”. Sono solo alcune delle immagini e delle parole che mi vengono alla mente quando ascolto il nuovo disco di Piernicola Pedicini dal titolo “Radio Sud Globale”. Disco di una semplicità importante, dentro cui vive un “contrasto di lingue”, un incontro di uomini e di messaggi di pace. Deputato al parlamento europeo, beneventano di origine… oggi vive a Bruxelles. Penso sia assai indicativo di quale sia il peso di quel che suona di dentro…
La lingua è un centro di questo disco. Perché il dialetto dentro un messaggio globale?
Questo disco è un contrasto di lingue. Mentre alcune lingue come l’inglese, il francese e lo spagnolo sono parlate in tutto il mondo, altre voci più locali vengono oscurate. L’obiettivo del neoliberismo è uniformare le diversità, eliminando tutto ciò che è intrinseco alle singole culture. Si va nei fast-food, si parla in inglese, si cancellano le tradizioni locali e le identità nazionali. Pertanto, il messaggio del disco è quello di riportare in primo piano le lingue locali, spesso parlate da pochi, ma che portano con sé una storia e un significato profondi, sfidando le lingue dominanti del panorama globale. Questo disco quindi mette in evidenza la lotta tra due visioni del mondo: da una parte il localismo, dall’altra il globalismo, e le tensioni che sorgono tra queste due prospettive.
Il mediterraneo diviene il teatro… ai tuoi occhi che appare, la miseria della condizione umana o la forza della vita?
Entrambe le cose. Il Mediterraneo diventa un palcoscenico in cui emergono sia la miseria della condizione umana sia la forza vitale che cerca di superarla. Nel contesto del Mediterraneo, si riflette anche la condizione di povertà vissuta dal Sud Italia, nonostante la sua posizione centrale rispetto al Medio Oriente, all’Africa e all’Europa. Una centralità che però sembra risultare svantaggiosa anziché vantaggiosa. Un paradosso, poiché ci si aspetterebbe che una posizione così centrale portasse al progresso anziché alla miseria, come invece avviene.
Una parola che torna è “Radio”… oggi è quasi un termine desueto… in disuso… perché l’hai scelta?
La parola “Radio” è stata scelta come termine chiave perché simboleggia un legame con il passato. È una parola che evoca nostalgia, proprio come i suoni presenti in questo disco. Pur essendo sempre più rari, questi suoni rappresentano un’identità culturale profonda, simile ai dialetti, che andrebbe preservata. Quindi, il fatto che si tratti di uno strumento e di un linguaggio in declino riflette un mondo che sta gradualmente scomparendo, ma che è intrinsecamente legato all’identità di un popolo. Quindi, il significato della parola “Radio” riflette il tema centrale dell’intero disco: la lotta tra il passato che si dissolve e il presente che prende il sopravvento.
In che modo questo disco secondo te fa politica? In generale parlando della musica… si riesce ancora a parlare di impatto sociale secondo te?
Questo disco affronta temi politici attuali e storici, che purtroppo rimangono irrisolti nel tempo. Si parla di guerra, di condizione femminile e dei migranti, che sono ancora questioni sfidanti per la società contemporanea. La condizione delle donne, ad esempio, sembra peggiorare invece di migliorare, sia sul fronte del lavoro che per quanto riguarda la violenza di genere. I migranti continuano ad affrontare gravi difficoltà e discriminazioni. Ricordo le grandi manifestazioni artistiche del passato, come il Live Aid per l’Africa, in cui celebrità della musica si univano per sostenere cause importanti. Oggi questi temi sono ancora preponderanti e urgenti, ma manca l’attenzione e l’impegno artistico che un tempo li accompagnava. I social media hanno sostituito il dibattito politico e spesso le canzoni non si orientano più verso l’approfondimento o la rappresentazione di battaglie politiche. In questo contesto, la musica che una volta ispirava cambiamento sembra essere scomparsa, lasciando un vuoto nell’affrontare le questioni importanti.
Mi piace molto questa copertina: in bilico tra lo sbarco in Normandia e un romantico tramonto di salvezza… come la leggiamo?
La copertina rappresenta praticamente il contrasto, che amplifica le emozioni vissute. Lo sbarco in Normandia è un romantico tramonto di salvezza, è un fermo immagine preso dal video della canzone «Famme restà» che racconta proprio un contrasto temporale: il giorno prima di partire per la guerra, un giovane, innamorato di una ragazza e desideroso di vivere l’amore, si trova costretto a lasciare tutto per affrontare il dovere militare. Questo contrasto intenso si riflette anche nel significato della canzone, che mira a rappresentare la drammaticità della guerra e la sua capacità di interrompere bruscamente i percorsi di vita indirizzati al bene, a volte in modo irreversibile. La copertina, estratta dal video della canzone in questione, diventa quindi un potente simbolo di questa realtà così contraddittoria.