Eccoci a parlare di quel pop divenuto rock partendo dalla provincia italiana degli anni ’90 e transitato fino ad oggi senza neppure un graffio, anche se… beh va detto che certi stilemi ormai stanno definitivamente tramontando come ci fa notare anche il grande Pete Townshend degli Who in una sua recente intervista. Ma tutto questo sembra non intaccare – per fortuna aggiungiamo noi – formazioni storiche italiane come quella degli S.O.S. – Save Our Souls che sfornano anche in vinile questo nuovo disco dal titolo “Esse o Esse”: si torna inevitabilmente indietro negli anni quando, come ci diranno loro, il rock diviene inscindibile dalla chitarra elettrica… e tutto questo, nella personalità di Bruco e compagni, significa anche melodia che resta e canzone che si fa “radiofonica”. Certo manca forse quel punto di forza in più per intaccare le abitudini quotidiane, ma è anche vero che purtroppo ormai siamo sedimentati fin dentro uno scenario digitale di una forma canzone che lascia spesso a desiderare. “Esse o esse” è un disco di esistenza e di resistenza.

La copertina dell’album
Iniziamo proprio da qui. Da pochi giorni abbiamo assistito alla dichiarazione di Pete Townshend degli Who il quale dice che il Rock di oggi non è più fatto di chitarre. Voi cosa rispondereste, visto anche il vostro disco?
Non so a cosa si riferisce Pete Townshend… nella nostra visione rock e chitarre sono inscindibili, e nel disco ci sono giusto un paio di suoni synth, tutti i suoni sono realizzati stratificando chitarre su chitarre.
Ed infatti, “Esse o esse” è un bel disco di pop rock anni ’90 o quasi. Venite da quella provincia lì o sbaglio?
Non sbagli… amiamo particolarmente le produzioni della seconda metà degli ‘80 e dei ‘90 di gente come Trevor Horn e Nile Rodgers, quindi Tears for Fears, Yes, Duran Duran, Bowie, insomma quel tipo di sound.
Parliamo di provincia? Perché questo genere intramontabile di forma canzone nasce proprio dalla provincia. Non è forse così? Lo è stato anche per voi?
No non crediamo… Avremmo fatto la stessa musica anche se provenissimo da un altro posto, però chi può dirlo? I concerti dal vivo ci permettono di conoscere e vivere.
Che rapporto hanno gli S.O.S. con la grandi città e i loro suoni?
Da giovani ne subivamo indubbiamente il fascino, ma la città (parliamo di Milano) era ancora vivibile e ricca di dinamiche che in provincia non trovavi. Adesso è diverso, si parla di città metropolitana ma non è chiaro dove si voglia arrivare.
Una lunga vita, ormai in piedi dal ’93, a fronteggiare soprattutto il nichilismo e la depressione culturale di oggi, che carta magica giocate? Cosa vi fa resistere contro uno scenario che non dà più valore alla musica?
Beh da un lato facciamo della musica che ci piacerebbe sentire, dato che il trend attuale è un po’ lontano dai nostri gusti, dall’altro non possiamo pensare che non si possa più fare musica di un certo tipo ed in particolare, suonata. Infatti dal vivo non utilizziamo basi o parti musicali pre registrate ci siamo noi con i nostri strumenti e la voglia di divertirci e divertire.
A chiudere: da poco usciti con il video ufficiale di “Venere acida”. Anche questo è in grande stile anni ’90…
Trovi? Secondo noi è molto divertente… Ci piace la storia e il fatto che rappresenti il rapporto con la musica. L’attore Stefano Ulivieri è entrato perfettamente nella parte e ha rappresentato quello che avevamo in mente. Che ne dici lo segnaliamo a VideoMusic? Anzi – ridono – a Segnali di Fumo con Cingoli e la Maugeri? W il rock italiano!