Esce oggi 28 gennaio 2022 “PULP”, in distribuzione Believe, l’album di debutto di Sergio Andrei, cantautore di Roma classe 1997. “Pulp” svela un mondo tormentato e oscuro, una locanda alcolica in una Roma hollywoodiana sporca e malinconica: in questo disco si vuole raccontare un mondo agli eccessi, ma senza prendersi troppo sul serio. Amori platonici, risse, osterie, bicchieri, depressione.
Le tematiche sembrano particolarmente pesanti ma, assumono, nel contesto, una vena ironica e scanzonata. “Pulp” include i “pulp magazine”, i romanzi hard boiled, il cinema di genere, la letteratura e il mondo di vignette e copertine. All’interno di questo viaggio, si potranno conoscere i diversi personaggi che passano nei ricordi del protagonista e quindi nella locanda stessa. A volte sono persone, altre, emozioni o oggetti. Ricordi e dubbi.
Non abbiamo resistito, e gli abbiamo fatto qualche domanda!
Come si concilia il tuo percorso musicale, quello legato alla recitazione e quello legato alla scrittura? Pensi di sceglierne uno solo di questi tre prima o poi?
Quello musicale ha radici bel solide nell’ascolto ma ci è voluto tempo per trovare il coraggio di esprimermi in prima persona. La recitazione è nata quasi casualmente. Feci uno spettacolo, “Le Belle Notti”, da lì mi venne a vedere un’agenzia e iniziai a fare un po’ di cose, ma non mi sono mai sentito un vero attore. Non un grande trasformatore. Mi piace fare i ruoli che mi divertono ma sarebbe limitante, quasi macchiettistico.
La scrittura invece è un mio interesse da sempre. Dai temi in classe fino alle poesie. Ho scoperto il tutto grazie a una maestra e scoprii il potere delle parole quando recitai una poesia su uno stupro. Triste, ma fu un’esperienza. La sceneggiatura mi continua ad affascinare fortemente e spero di dedicarmici appena ne avrò occasione. Ora sono riuscito solo minimamente tramite i videoclip ma avrei un po’ di idee e mi piacerebbe collaborare.
Perché “Pulp” è la colonna sonora perfetta per questo 2022?
Ma… non so proprio se possa essere una colonna sonora, figurati perfetta! Magari, nel suo essere primitiva e quindi grezza, può trovare punti in comune nell’incertezza dei nostri tempi.
Come hai passato il tempo in più concesso dalla pandemia?
Niente musica praticamente. Letto tantissimo, scritto e ridefinito una sceneggiatura che avevo in testa da tempo. Ordinato molti libri da studiare per scriverla, partendo da soggetto e trattamento. Mi sono interessato a diversi libri storici, in particolare su fascismo, anni ’30, norme durante il ventennio. Altri invece sul jazz… ho letto tantissime biografie sul jazz. Ho ritrovato anche un legame con le foto, con alcuni ricordi, con rapporti persi. E poi ho guardato davvero molti film.
Di si trova la locanda alcolica dove è ambientato questo album?
Nel posto preferito dall’ascoltatore. Locanda è casa e perdizione.
Prossimi step?
Fin dove si può, finché si può.