Ci si muove come una corrente sotterranea, lenta e insistente, e trascina dentro un tempo sospeso, quello di ricordi che tornano alla luce con una ratio tutta loro, con tempi e modi tutti loro. Riemergono verità e angolazioni che non avevamo previsto. E di angolazioni diverse questo lavoro dei Sidèreo dal titolo I capricci di Mnemosine è pieno, obeso, forse troppo farcito… al punto che l’ascolto rischia di cambiare ad ogni giro di boa. E la superficialità, la leggerezza… decisamente non sono questi i connotati che troviamo in questo esordio di 8 tracce inedite che sfidano la forma del rock, del progressive e del santo pop. Non è un disco che celebra la memoria, ma che la mette in discussione. Mnemosine, dea antica, qui appare capricciosa, a tratti distante, come se la sua grazia fosse un dono instabile. Eppure, nel crepuscolo di questi suoni alternative rock venati di malinconia, dove la voce che canta sembra impostarsi da buon narratore, i Sidèreo lasciano che il ricordo diventi ciò che Kierkegaard aveva intuito: una forma di profezia, un’eco che continua a parlare anche quando la memoria smette di farlo.
Forse è solo il singolo Tra ricordi e sirene che dentro trame rock sfoggiano soluzioni pop davvero efficaci, dove anche la lirica scende al compromesso dell’estetica… quando nel resto del disco invece questo non accade. Accade invece che melodie e liriche sembrano restare entità a se stanti, pochi incontri di forma e di gusto, ognuna con la propria fedina esistenziale da sfoggiare e da consolidare. E quella grana ruvida che mi piace poter raccontare come qualcosa da toccare con mano, una nebbia che avvolge ogni traccia, una consistenza che richiama la psichedelia e lo shoegaze anni ’90, ma senza svendersi a citazioni ovvie. Belle le soluzioni apocalittiche di Repetita Iuvant quel vero post rock che mi piace ascoltare sempre… decisamente ostico nella componente attoriale che ci vuole e viene sempre a mancare, come sempre nei Reading, è il tratto letterario che troviamo in Formica a cui almeno avrei dedicato personalmente una dinamica sonora decisamente più accattivante in luogo di un pattern che si ripete in modo lisergico (e di nuovo riemerge il lato apocalittico del disco)… e la chiusa, Resoconto, ancora distopia, ancora quel post-rock di note poche e ostinate di chitarra elettrica che ci conducono in spazi fluttuanti, aperti e privi di confine. I capricci di Mnemosine risulta ostico nell’incontro tra gli ingredienti della scena e la loro tessitura, ne deriva un disco “cantautorale” alla Lolli denso di un rock artigianale di stampo inglese (al mio orecchio diretto verso le distonie e i ricami progressivi), sempre in cerca di soluzioni per niente facili da digerire – forse proprio perché imprevedibili ed originali.







