Canta con voce rotta che stride, canta con voce blues, con una tempesta dentro che non porta con se distruzione ma un filo di rassegnazione e di stanchezza, di resa al tempo e alla vita. Ho come l’impressione che Silvia Conti non sa più a chi gridare aiuto ma piuttosto urla con intonata bellezza la sua resa, appunto… e la perdita di un amico, di un grande legame, di un artista cardine per lei com’è stato Erriquez della Bandabardò, diviene scusa e catalizzatore per far di conto con la fragilità inerme di cui siamo fatti, di cui è fatto il nostro peregrinare in questa vita di terra. Il suo nuovo singolo è proprio dedicato a lui, Enrico, e si intitola “Il filo d’argento (per Enrico)” una nuova canzone, un altro passaggio compositivo che la traghetterà fin dentro le righe di un nuovo disco di inediti. Firma ancora con la RadiciMusic, con Bob Mangione alla produzione artistica, con la batteria di Fabrizio Morganti, con il basso di Lorenzo Forti e con i disegni di chitarra acustica di Francesco “Frank” Cusumano. Torna in studio con Gianfilippo Boni e a Giovanni Versari affida il mastering. Libera da condizionamenti per questa nenia di blues e di pop, di vecchio rock e di un ruvido soul tutto italiano.
Inevitabile non chiedertelo: chi era per te Erriquez? Tralasciando le indiscrezioni personali ovviamente…
Era… è, un amico. Un amico molto particolare, una persona alla quale sono legata, per molti motivi, in maniera indissolubile.
E poi il suono della Bandabardò ha contaminato il tuo? In che modo?
A questo rispondo di no, non c’è stata nessuna contaminazione. Ho seguito la Banda per tanti anni come fan ma le strade che abbiamo seguito musicalmente sono piuttosto diverse.
Questo “filo d’argento” è legame o vincolo secondo te? Cosa rappresenta?
Non è facile “raccontare” un brano, soprattutto non è facile farlo per questo in particolare. In genere io scrivo per immagini, e qui è successo qualcosa che in qualche modo, è sfuggita al mio controllo. Ho scritto per urgenza, per non scoppiare. E quel filo è quello che ho sentito fra lui e me, sottile, forte e prezioso.
E poi raccontaci di queste visioni caleidoscopiche che hai scelto per il video…
Io e Bob Mangione volevamo qualcosa che lo rappresentasse, che parlasse di lui. L’idea è venuta a Bob e io l’ho subito sentita giusta. Enrico è una persona complessa e semplice allo stesso tempo, potrei quasi dire che è tutto e il contrario di tutto e, innegabilmente, è come se fosse un cerchio che tutto abbraccia. Cosa meglio di uno psichedelico caleidoscopio? Questo è Enrico: un abbraccio che circonda.