– di Sara Fabrizi –
Cosa accade quando una band torna dagli 80s, più carica che mai, per ridare vita al suo album? Succede che diventa doveroso narrarne gesta e restyling. Abbiamo fatto una lunga, interessante, chiacchierata con Alessandro di The ANTiANTi.
Chi erano, anzi, chi sono The ANTiANTi?
The ANTiANTi erano, e sono, una band garage/post-punk formatasi nella seconda metà degli anni ’80 nella dead zone di Frosinone. Garage in ogni senso, perché davvero hanno iniziato suonando in un’officina. Sono stati attivi dal 1987 al 1991 improvvisando, componendo, provando e suonando dal vivo. Venne registrato e prodotto un LP originale su cassetta con 12 canzoni ed esistono ulteriori sessioni di registrazione con materiale inedito (registrato a Latina nel ‘91, con la partecipazione di Nicola Caltagirone alla batteria) per un follow-up (EP). Le canzoni furono depositate alla SIAE. Di recente le tracce sono state rimasterizzate in formato analogico presso il VDSS Recording Studio di Filippo Strang. È anche disponibile un video che venne realizzato in formato Betamax.
La band era così formata: Phil Stevens (testi e voce), Roberto Longiarù (chitarra e programmazione batteria), Alessandro Mura (basso e arrangiamenti).
Quando, come, e perché nacque il vostro progetto?
A metà 80s a Frosinone c’era un gran fermento musicale di band garage che si ispiravano al Great Complotto di Pordenone che era un movimento artistico/musicale nato nel ’76 sotto la spinta del punk inglese ed americano, e noto per la sua assoluta indipendenza dalle altre scene punk e new wave esistenti in Italia nello stesso periodo. The ANTiANTi si collocano proprio in questo background e nascono dal ri-assemblamento delle varie realtà musicali allora presenti. Anche di realtà lontane dal rock e dal punk ma vicine a sfere più “colte” quale quelle del Conservatorio. E’ in questo melting pot culturale che irrompe il progetto The ANTiANTi. Phil, cantante e autore dei testi, aveva già scritto delle canzoni e aveva alle spalle un background culturale di spessore con una laurea a Cambridge e l’esperienza lavorativa presso il British School Council. Roberto, il chitarrista, aveva esperienza di programmatore. Alessandro aveva esperienza di lavoro in azienda e studi di Psicologia. Le sessioni di prova avvenivano in maniera spedita e fruttuosa, ogni 3 prove nasceva un nuovo pezzo. Forti di un basso e batteria potenti, di arrangiamenti di livello e di una chitarra essenziale, distorta, elettrica, con quel groove funzionale al post punk.
Scena punk degli 80s: come vi collocavate in essa. Ascolti ed influenze?
Per quanto riguarda ascolti e background musicali c’è stato un incontro, un vero melting pot, delle sensibilità dei tre componenti della band. Roberto si mostrava molto attento alle mode musicali del momento. Phil si mostrava particolarmente sensibile agli aspetti letterari e testuali, alla narrazione del testo rock. Ciò gli derivava dal suo imprinting di songwriter, autore di testi. Alessandro presentava una conoscenza ampia, a 360 gradi, del panorama musicale. Spaziando dalla classica al jazz al rock e con uno studio di basso e chitarra a livello di Conservatorio. Le influenze musicali della band abbastanza sinteticamente sono: Sex Pistols/Public Image Ltd, Sisters Of Mercy, The Three Johns, The Clash, CCCP e Joy Division. E poi anche la scena del punk americano a partire da Ramones e Television.
Restyling del disco 30 anni dopo: perché. Aspettative e desideri?
Il restyling nasce essenzialmente dal desiderio di rimasterizzare (in analogico) per ridare vita ad un prodotto musicale autentico, reale, verace, che sappia tirare fuori delle emozioni. Un’operazione di recupero e rispolvero del passato per renderlo attuale, fruibile. Per renderlo anche un esempio, uno spunto, da seguire per le scuole musicali attuali dominate da logiche spesso troppo finalizzate alla spettacolarizzazione e alla vendita facile e meno alla comunicazione di musica vera e pulsante. Le aspettative di questo restyling sono aperte ad ogni scenario comprendente anche l’uso del prodotto musicale a scopo di cover e reinterpretazione ad opera di altre band. Ma anche un utilizzo dello stesso per trailer cinematografici, spot pubblicitari, soundtracks.
Punk is not dead: quanta attualità musicale e sociale ancora in questo genere?
L’arte, e la musica in particolare, presentano una forte capacità di comunicare paure, desideri, aspirazioni, malessere, rinascita degli esseri umani. E questo dagli albori delle prime manifestazioni culturali. La musica si è posta poi come vettore eccezionalmente potente proprio in virtù del suo impatto straordinario a livello sensoriale, realizzando un coinvolgimento fortissimo nella persona. Tutti i generi musicali sono consapevoli di tale portata comunicativa, soprattutto in un determinato arco spazio-temporale e contesto sociale. Il Punk riesce ad avere un’attualità che va ben oltre lo spazio-tempo in cui nacque. Con i suoi suoni grezzi e taglienti, di musica fatta con mezzi più spartani, veicolava temi che sono ancora di profonda attualità. Nell’album di The ANTiANTi, ad esempio, i testi parlano di pericolo di disastro nucleare, di lotta e contrapposizione fra diversi strati sociali, di abusi in famiglia, di disoccupazione, di depressione e suicidio. Aree tematiche forti e condivise che testimoniano come il Punk sia decisamente vivo e vitale.
Tapes are back: rimasterizzare anche su cassette. Il ritorno all’analogico come semplice fascinazione vintage oppure come reale bisogno di riscoprire un suono “sporco”?
Alessandro ci ha fornito un’interessante spiegazione della scelta del nastro come supporto su cui tornare ad incidere: “Il nastro ha una forte implicazione con la nostra struttura vitale. Esso infatti presenta una struttura simile a quella del nostro DNA che è fatto proprio di 2 nastri di cromosomi che si intersecano e da leggere in sequenza. La lettura in sequenza è anche la peculiarità del nastro delle cassette, ed è l’unica lettura possibile. Non è data la possibilità di skippare come invece avviene nei supporti digitali. Lettura sequenziale che nel nastro (cassetta) è sia all’interno della singola canzone che tra le canzoni. Da qui deriva che la scelta delle canzoni sul lato A e sul lato B non può essere casuale ma segue un ordine di lettura stabilito a priori funzionale proprio alla sequenzialità. Il nastro poi ha un suo calore e un suo fascino, derivanti proprio dal suono sporco, grezzo (analogico) così funzionale alle intenzioni comunicative del genere Punk”.