Torna in scena Tobia Lamare, torna con la sua Lobello Records, con il sole della sua Puglia, con la solitudine che ha ricercato dentro il suo piccolo grande regno di strumenti e di tempi privati. “Heart in a Meat Grinder” è un album di fotografie, tra folk, blue e psichedelia antica, di brani strumentali che ricercano pace dentro macchine degli anni ’80 (o qualcosa ancora prima). Sono canzoni che come sempre, nelle abitudini che ho di lui, si appoggiano come a contemplare il tempo e il suo divenire. Tutto sempre con moltissima quiete e dolcezza. Mai nessuna presunzione di condizionarne quello che accade attorno…
Tra elettronica e radici ormai antiche. Ho come l’impressione che alle
composizioni strumentali hai lasciato l’onere del futuro… o sbaglio?
Ho sempre assegnato alle composizioni strumenti un carattere più visionario rispetto alle ballate. Questo perché ho sempre composto gli strumentali pensando a una scena di un film, di uno spettacolo o a una installazione. Probabilmente scrivere in questo modo mi ha sempre permesso di slegarmi dalle mie composizioni in forma canzone e infatti nei miei strumentali è più probabile trovare una scia o un flusso invece di una strofa-ritornello.
Per tritacarne che intendi? Ormai il cuore non è più a suo agio con i
tempi che viviamo?
Quando mai è stato a suo agio. Potremmo chiedere conferma a Cole Porter, a Virginia Woolf o a Oscar Wilde se solo ci potessero rispondere. Credo che il cuore debba scuotere e fare vibrare la nostra anima. Il mondo non ha mai avuto pace e l’armonia è sempre stata sconvolta e violentata nella storia degli essere umani.
Il tritacarne serve a spremere il cuore e modellarlo in una nuova forma. Un gesto violento e crudo che fa capire lo stato emotivo che accompagna il processo creativo. Tutto il tuo cuore deve cambiare forma per poter entrare dentro una canzone.
Copertina assai evocativa, quasi splatter… usciremo vivi da questo
futuro o vinceranno le macchine?
Dipende da chi avrà tra le mani il Necromonicon e se ci sarà Ash a difenderci con il suo braccio motosega. Scusa la divagazione sullo splatter ma mi sembrava appropriata. Le macchine perdono sempre perché non hanno il gusto. Ci sottovalutiamo. Ad esempio, prova a fare una domanda alla IA sulla parmigiana di zucchine e quella di melanzane. Comunque l’IA ti risponde chiamando appunto “parmigiana” quella cosa fatta con le zucchine e non correggendoti dicendo che non può esistere con quel nome. Da questa risposta potrai capire che l’eccentricità o ad esempio una vita seguendo gli insegnamenti del Grande Lebowsky sono impossibili per una macchina. Detto questo adotterei volentieri R2-D2.
Un disco che hai realizzato quasi esclusivamente da solo… perché
questa scelta?
Gli ultimi dischi li avevo scritti e arrangiati mentre eravamo in tour con la band. Canzoni scritte in furgone o in albergo e poi provate sul palco la sera dopo. Non essendo in tour ho provato a scrivere mentre ero in studio e a esplorare con altri strumenti. La batteria, a parte le elettroniche o l’acustica dentro the Meat Grinder, sono tutte opera di Andrea Miccoli che ha uno stile perfetto per i miei brani. Sperimentare con i synth, basso, lap steel e poi decidere di tenere o registrare di nuovo tutto è stato un processo lungo ma molto divertente. Non avevo fretta perché ovviamente registravo nel mio studio ma dovevo prendere delle decisioni che in genere si prendono con altri musicisti. Quindi molte mattine registravo poi prendevo un caffè vicino al mare tornavo ad ascoltare e tenevo solo una di venti tracce registrate.
E comunque il passato impera… secondo te il suono del futuro quale
sarà?
Guarda sto facendo una lotta dentro casa per convincere tutte che alla fine un T3 del 1984 potrà andare anche più lento ma ti da grandi soddisfazioni di stile. Questo è mio rapporto con il passato. Il futuro ha sempre l’idea di abbattere i tempi morti ma penso che il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di risparmiare dolore e fatica, in altre parole di non sfruttare le persone ma di farle fiorire.
Gene Krupa era Dave Grohl sessant’anni prima e il punk è nato negli anni sessanta prima ancora che Malcom McLaren teorizzasse tutto insieme a Vivienne Westwood. Il suono nasce anche da esigenze sociali. Dal novecento la musica ha guidato le rivoluzioni culturali più importanti nella nostra società e la musica continuerà ad avere questo ruolo. Il suono che il futuro ci riserva è sempre quello viscerale e delle emozioni intense.