– di Naomi Roccamo –
La scia di colori e glitter di persone e facce e abiti che letteralmente apre la via verso l’Auditorium Parco della Musica è il trailer perfetto per lo spettacolo che poco dopo sarebbe avvenuto.
Si tratta di uno di quei casi in cui la parola spettacolo non è solo di circostanza, ma ricopre il significato letterale, quello metaforico e quello effettivo.
È, sì, uno spettacolo quello che ha messo in scena sabato sera a Roma Venerus, con il suo vestito vagamente somigliante a quello di Arlecchino e i suoi stivali bianchi verniciati con tanto di tacco.
“Buonasera, sono Venerus. Siamo Venerus. Bentornati alla musica.”
Un’atmosfera blu instrumental inizia ad avvolgere tutti noi spettatori, lui appare e “Ogni Pensiero Vola”. Parte un immancabile “ti amo!” dal pubblico e il blu sfocia subito nel rosa, in una versione di “Appartamento” (senza Frah Quintale) fedelissima a quella acustica di recente rilasciata sul canale di Asian Fake.
Anche i suoi compagni di viaggio sono perfettamente calati in questo contesto gitano e/o circense, c’è il fonico da Grammy Filippo Cimatti, al quale dice di essersi artisticamente riavvicinato da poco, Arya Delgado ai cori, Danny Bronzini alla chitarra, Danilo Menna alla batteria, Andrea Colicchia al basso e Vittorio Gervasi al sax, quello che guiderà realmente la Magica Musica di tutta la serata. Lo supportano, lo assecondano, parlano la stessa sua lingua.
Sul palco invita Davide Scagnò, il suo maestro, e dopo un outro infinito in cui “Fuori Fuori Fuori” prova lentamente a scivolare via si sdraia per terra al centro del palco con la chitarra fra le mani e, in silenzio, gli lascia spazio e suono.
Ci chiede se stiamo bene, sballottati fra il mood sexy dei tempi di Love Anthem e questo nuovo mood sempre più spirituale e poi si siede al pianoforte e canta quella che stavo aspettando di più.
“In questi giorni son tornato in una casa che aveva un pianoforte con scritta sopra questa canzone”. Sorride. “E proprio un anno fa succedevano tutte le cose di questa canzone”. La casa di cui parla è quella dietro via del Fico, la canzone è “Sei Acqua”.
Qualcuno sul palco fa esplodere dei coriandoli e a quel punto ho già deciso cosa penso di tutto quello che ho davanti agli occhi, ho già deciso di star assistendo a qualcosa di speciale e ne sento il valore. Nell’intervista di qualche mese fa, del resto, me lo aveva detto; avrei dovuto prepararmi a uno show suonato dall’inizio alla fine. Come se a ogni canzone venisse chiesto di persistere, di rimanere ancora un po’.
Suoni esasperati, assoli interludici, generi spremuti fino alla loro essenza più pura e magica, ma al tempo stesso fluidi, pronti a contaminare ed essere contaminati.
Anche noi ci contaminiamo, rendendo giusta un’azione che in questi tempi non è di sicuro ben vista. Venerus scende fra il pubblico, lo perlustra, come un santone pronto a dare la benedizione. Siamo tutti in amore con tutti. E allora ce la dedica, “Lucy”, perché è l’unico modo che ha per suonarla.
“Perchè la magia funzioni bisogna che tutti ci credano”.
La sua rivincita consiste nella condivisione, nel bisogno di credere negli altri, negli echi prolungati e nei versi trattenuti. Perché, come ha detto, senza l’energia del mondo non sa esistere, non sa creare né può farlo e per questo quella canzone iniziata ormai più di un anno fa riesce a portarla a termine e suonarla per noi solo dopo che il cosmo ha iniziato a riattivarsi.
Intravedo subito prima di “Dreamliner” i capelli colorati di MACE, suo collaboratore e producer di fiducia. Sarà lui? Da quassù non vedo bene. Si palesa quando inizia a battere le mani e ondeggiare a tempo; potrebbe benissimo essere un fan qualunque e invece è proprio il fan n. 1, fiero, forse commosso.
Sempre più intimo e sempre dal cuore del palco dice: “Fate sempre memoria di quando andate ai concerti. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. A Milano stavo rischiando di impazzire senza suonare. La musica ci fa vivere le cose in maniera più grande del normale, ma non è una fiaba, è tutto vero. Grazie per essere qui e non dimenticatevi delle vostre ambizioni o sogni, non fatevi tarpare le ali. Non vorrei fare un discorso generalista, ma il mondo a volte va a puttane. C’è bisogno di volersi bene, quindi coraggio. Questa canzone è per noi, che ci vogliamo bene e abbiamo il coraggio di dirlo ad alta voce a tutti”.
Stringerò il tuo collo per sentirti mia
Un po’ di amore prima di andar via
Quindi io e te insieme
Vedremo cose che nessuno ha visto mai
Anche “Ck” viene delicatamente lanciata nella stratosfera, guarda la vita che mi fa.
Così Venerus si allontana da queste due ore che in fin dei conti sono state solo un pieno di gratitudine, la nostra e la sua. E tutto si disperde nel buio delle “Luci”.
Sai, quello che fai io lo sento da qui
E quando mi addormento
Sento i tuoi pensieri andare a spasso sul mio corpo
Sai, guardo le nubi per sapere se mi vieni incontro
Perché quando tu mi pensi forte
Ad un tratto sento l’aria che si muove tutt’attorno
Se mi pensi forte, io ti sento da qui