Uscito venerdì 10 luglio 2020 per Kumomi (distr. Artist First), la nuova realtà urban milanese, Agave è il nuovo singolo di Vespro (per la produzione di OMAKE). Un nuovo capitolo che segue i primi singoli dell’artista napoletano classe 1996,
il nome del brano viene dall’omonima pianta che fiorisce una volta sola nella vita, per poi morire.
Abbiamo raggiunto Vespro per parlarne insieme a lui.
Sembra ormai che non abbia più senso fare distinzioni tra le scena rap e la scena indie-pop, perché lo stesso Agave è un brano davvero difficile da etichettare. Ci parli un po’ del tuo background musicale? Influenze particolari?
Ho un botto di suggestioni diverse. Alcune solo per la scrittura, altre per la parte musicale, altre ancora per il modo di vivere l’arte. Diciamo che ci sono artisti che mi ispirano e mi danno dei forti input. Ad esempio le melodie vocali di The Weeknd o i flow di Drake, così come i beat di Kanye West. Poi il modo in cui Frank Ocean concepisce l’arte a 360 gradi, la scrittura di Tenco e così via. Comunque cerco di ascoltare tante cose diverse per prendere il meglio da ogni genere. Di base sono un grande appassionato di black music, dal rap all’R&B, ma ascolto anche tanta musica elettronica, il cantautorato italiano e, da pochissimo, il rock.
Questa che stiamo vivendo è un’estate davvero strana. Come te la stai passando? E’ cambiato in qualche modo il tuo approccio musicale e comunicazione sui social?
In realtà questa esperienza mi ha cambiato tanto a livello personale, ma, per quel che concerne la musica, sto solo lavorando più duramente.
Purtroppo anche il mondo della musica è stato colpito negativamente dall’emergenza sanitaria. Se da un lato, infatti, i concerti siano ancora sospesi e stiano riprendendo con molta calma, dall’altro le persone hanno sempre più bisogno di coinvolgimento. In questo periodo credo che non si possa fare un discorso puramente discografico, bisogna parlare alle persone e creare un legame reale e sincero. Di questo sono sempre stato molto convinto, ma con la situazione di disagio che stiamo vivendo, sto cercando di impegnarmi ancora di più sotto questo aspetto per arrivare al cuore delle persone e cercare di stabilire una connessione anche senza l’aiuto dei concerti.
In che modo sei simile alla pianta di agave?
L’agave è una pianta spinosa non particolarmente bella che, vista a primo acchito, non ha nulla di speciale. Eppure quella stessa pianta, prima di morire, regala dei fiori stupendi, spodestando tutte le altre in bellezza.
Ho voluto vedere questa cosa come un processo di miglioramento, collegandolo ai lati più oscuri del mio carattere che spesso vengono fuori, ma che attraverso la musica riesco a raccontare e ad esorcizzare. Ecco, forse la musica è il mio fiore d’agave.
Ci fai un riassunto di ciò che è successo prima di Agave? Qualcosa che vorresti fosse andata diversamente?
In primavera sarebbe dovuto uscire il mio primo disco ufficiale ed ero gasatissimo all’idea di pubblicarlo e di partire in tour. Poi il lockdown purtroppo ha bloccato tutto e sia io sia i miei compagni ci siamo dovuti reinventare e abbiamo comunque trovato il modo di pubblicare nuova musica. Chiaramente all’inizio mi sono mangiato le mani per il disco, poi però sono stato felice di pubblicare le canzoni del “Demotape” , probabilmente sono le cose più vere e genuine che avrei potuto registrare in quarantena.
Che rapporto hai con i ragazzi di Kumomi e con gli altri artisti nel roster?
Kumomi per me è una famiglia. Con Omake ormai ci conosciamo da 3 anni e abbiamo un’affinità inimitabile sia in studio sia a livello personale. Canntona, invece, lo conosco da meno tempo, ma abbiamo da subito stabilito un bel rapporto e ci troviamo su molte cose in fatto di gusti musicali, nonostante facciamo generi diffenti.
La cosa più importante che ho trovato in Kumomi è che non eiste soltanto un rapporto lavorativo, ma c’è la consapevolezza di poter contare su ognuno di loro e so che tutti credono in me e in quello che sto facendo, e questo mi da una forza unica per continuare a farlo.
Come sarà Vespro tra cinque anni?
Non lo so davvero e del resto meglio così. Ho davvero tanti progetti per la testa e tante cose che vorrei realizzare sia a livello musicale sia a livello personale. Mi concedo però l’opportunità di essere una persona in divenire e di non perdermi troppo nella contemplazione dei miei sogni. Voglio vivermi tutto a pieno e fare al meglio adesso per poter dire fra 5 anni: “ok, ora sono soddisfatto di quello che ho fatto, passiamo allo step successivo”.