Li avevamo lasciati con un esordio che ha fatto davvero rumore. “Make it Better” ha risuonato per tutta Italia e anche oltre, soprattutto oltre… cosa che ci aspetteremo anche da “Laughter”, seconda prova che dalla prima prende maggiore coraggio di demolire forme e cliché. La new-wave, il Kraut, gli ostinati lisergici e quel piglio di scherno, di gioco, di scanzonata fragilità. Gli a/lpaca non tradiscono l’attitudine punk: potendo la esaltano di elettronica e di concetti da inseguire dentro le allegorie di questo disco.
Sembra unisco proveniente dagli anni ’80. Anche l’immaginario visivo che ne restituite sembra di tutt’altra epoca. Posso chiedervi perché?
In realtà noi non siamo particolarmente legati agli anni ’80, né abbiamo pensato a una particolare decade per quest’album; però ci può stare che tu senta un richiamo a quel periodo. Magari stai pensando ai Sonic Youth…mentre per quel riguarda la parte visiva, i video sono legati maggiormente ad artisti contemporanei come Bruce Nauman, Sascha Schneider, artisti cari ai ragazzi che li hanno diretti cioè Andrea Zanini (“Laughter, Us Us”) e Paolo Cavotta (“An Encounter”). Per la copertina invece abbiamo scelto una foto di una nostra amica, Bianca Maria Lecchini, che poi Zanini ha “incastonato” nella cover che vedete. La decisone della foto deriva dalla volontà di staccarsi dall’immagine più astratta della copertina del primo album.
Domanda bizzarra. Qual è la radice del vostro nome? Perché mi è inevitabile pensare agli alpaca, animali a cui viene sempre associata una sensazione di quiete e di benessere… sono animali anche usati per terapie di questo genere. Eppure la vostra musica cerca l’ossessione, il caos… che cosa mi rispondete?
Il nome a/lpaca nasce nel 2016/2017 quando suonavamo musica più indie/leggera e quindi il nome ci sembrava coerente con il genere. Dopodiche ci sono stati cambi sia di membri che di genere, ma non abbiamo mai trovato un nome alternativo, né probabilmente ci siamo impegnati particolarmente per cambiarlo. Nonostante non ci faccia impazzire, ormai quello è il nome e ce le teniamo.
Tonalità di bianco e nero… anche questo non penso che sia un dettaglio di poco conto… vero?
Sì, rispetto all’album precedente le tematiche sono un po’ più “serie”, nonostante il titolo sia “Laughter”, e anche la nostra visione generale del mondo musicale si è magari un po’ scurita, ma solo perchè siamo un po’ più grandi, non ci sono problemi particolari. Quindi il bianco e nero può in qualche modo trovare coerenza in questo. E anche come detto prima, nella volontà di allontanarsi dal primo album.
Esiste una dimensione che sembra portarvi più verso il mondo delle macchina… è un’impressione corretta o sono completamente fuori pista?
Se per macchina ti riferisci alla ripetizione, al ritmo “marziale” direi di sì… è una cosa che abbiamo sempre avuto, ed è naturale per noi scrivere così. E in quest’album ci sono anche suoni sicuramente più industriali rispetto al nostro solito. Qualcosa che puù ricordare il mondo della macchina come dici tu, e la sua freddezza forse.
E quanta improvvisazione avete inciso su disco? E quanta ne cercherete dal vivo? Il disco ha ampie code strumentali… direi che è il terreno fertile per questo tipo di approcci…
Nel disco di per sé non c’è improvvisazione; ci sono canzoni che nascono da impro, ma che poi ovviamente vengono strutturate ecc ecc. abbiamo sempre improvvisato tanto e diverse canzoni nascono così, come invece molte altre nascono in modo più ragionato fin da subito. l’improvvisazione è sicuramente uno strumento per trovare qualche riff, melodia interessante da cui partire. Ma non abbiamo mai pubblicato qualcosa di totalmente improvvisato. In un futuro chissà