– di Martina Rossato –
“Ogni mia sbronza” è l’ultimo singolo pubblicato da Amalfitano. Il brano fa parte del suo disco di esordio solista, che sarebbe dovuto uscire nel marzo del 2020. A causa della situazione Covid l’album è uscito a pezzi, canzone dopo canzone.
In “Ogni mia sbronza” è messo in scena il lento passare delle ore, nell’attesa della nottata in cui il protagonista metterà in atto il piano per tornare da lei, in un delirio di immagini e pensieri, si riflette nella musica distorta e dissonante dal sapore new wave.
La differenza vera che ho vissuto è che il percorso da solista purtroppo è nato sotto il Covid, quindi non è ancora riuscito ad avere quello che avevo col gruppo, a vivere i concerti e tutto quel mondo. Per il resto, sono progetti diversi: la band suona in inglese, c’è tutto l’immaginario che viene dai miei ascolti più vecchi. Cantare in italiano nasce da un’esigenza diversa, di comunicare con la mia lingua madre. Penso sia una differenza anche di maturità, ma non l’ho mai vissuta bene quindi non so dirti.
Sì, avere avuto il Covid di mezzo deve essere stato a dir poco particolare.
Puoi pubblicare, ma senza il tour ti taglia via la metà di quello che fai quando sei un musicista. Con il gruppo facevamo anche ottanta concerti l’anno, con Amalfitano avrei voluto fare lo stesso. Doveva uscire il disco a marzo del 2020, ma è proprio quello il periodo in cui è cominciato il lockdown. Alla fine sta uscendo a pezzi, a partire da giugno 2020, un singolo dopo l’altro. Man mano speravo che la situazione potesse migliorare. Magari quest’estate è la volta buona che porto Amalfitano live!
Nonostante la situazione della pandemia sei riuscito a fare qualche live?
No beh, quasi zero. Come Amalfitano abbiamo fatto quattro live, uno l’estate scorsa all’EUR, bello! Un altro al FARM Festival e poi due in apertura a Francesco Bianconi.
Invece con il gruppo?
No, con il gruppo non stiamo suonando. Abbiamo messo in stand by tutto per il progetto solista.
Un anno fa è uscito il tuo singolo “Maddalena”, ora “Ogni mia sbronza”. Come ti senti?
In realtà tutti questi singoli fanno parte di un’unica produzione, di un disco che è stato registrato prima del Covid e che sta uscendo a pezzi. Le cose sono finite da tre anni, speravo di farle uscire in un altro modo, ho continuato a sperare in un miglioramento della situazione. Devo dire che un po’ mi dispiace che le canzoni stiano uscendo così, ma sono comunque contento che alle persone piacciano, che siano ascoltate.
Per un artista è diverso avere il feedback immediato del pubblico rispetto ad avere solo un’idea degli ascolti.
Eh sì, anche perché io non faccio parte di quel mondo in cui tu pubblichi e hai, che ne so, 100 mila stream in una settimana. Io ho bisogno del pubblico.
Il tuo singolo si chiama “Ogni mia sbronza”. L’alcol è quella cosa che ci rende più disinibiti e ci fa pensare meno. Credi che la musica sia per te quel mezzo attraverso cui tirare fuori tutto e sentirti libero?
Beh, sì. “Ogni mia sbronza” è una delle prime canzoni che ho scritto in italiano. Per i testi, la parte autobiografica è fondamentale. Tutto quello che vivevo cercavo di scriverlo, mi veniva naturale. C’è gente che inventa storie, invece i miei testi sono molto reali, quasi documentaristici. Perché poi alla fine non faccio una vita diversa da quella degli altri, racconto di me ma molti ci si ritrovano.
Quando si fa musica si diventa un po’ portavoce di chi ascolta. Senti il peso di questa cosa?
Non credo proprio di essere un punto di riferimento per nessuno, ma sicuramente qualcuno ci si ritrova. È questo il punto del fare canzoni: far sì che gli altri si possano rivedere nelle emozioni, nelle sensazioni. Quella è l’essenza di scrivere una canzone.
A proposito di “Maddalena” dicevi che è nata da una chiacchierata con una tua amica, questo singolo come è nato?
La canzone è scritta pensando alla madre di mio figlio, ogni serata era un modo per cercare di avvicinarmi a lei. Prima del Covid era un mondo diverso, si facevano tante serate, con tante cavolate e stronzate [ride, ndr]. “Ogni mia sbronza è un’autostrada verso te” proprio perché di notte succedono tutte quelle cose che non succederebbero. Non so, magari prendi e mandi quel messaggio che non dovresti mandare: cavolate di qualsiasi tipo. È nata come una canzone molto autoironica.
Non ti fa molto strano che esca adesso una canzone scritta tre anni fa quando eri molto probabilmente un’altra persona?
Sì, quello certo. Infatti, ora facciamo uscire l’intero disco: mancano ancora quattro canzoni su dieci e lo facciamo uscire. Tre anni sono tanti, in più con la pandemia in mezzo. Su alcune cose non mi trovo più, per altri versi mi piace rivedere come ero, con un po’ di nostalgia e tenerezza.
Questo ti permette di avere uno sguardo più distaccato su di te e capirti un po’ di più, forse. Da un punto di vista musicale come nascono i tuoi pezzi?
Nasce sempre prima la melodia, mentre il testo nasce da frasi singole. La melodia invece c’è già, mi è chiara. La parte musicale e di produzione è nata come tutti gli altri pezzi a Palermo, è stato un bellissimo momento durato sei mesi in cui abbiamo registrato. Avevamo preferito creare sound diversi per ogni canzone. D’ora in poi faremo il contrario, sto cercando un sound molto più omogeneo. In quel momento, con il primo approccio verso la canzone italiana, avevo necessità diverse.
Volevo chiederti quali fossero i progetti per il futuro, ma mi sembra chiaro che adesso ci sia l’uscita del disco, giusto?
Sì, poi ho scritto un sacco di robe. C’è il disco già pronto, ma ci sono anche altre cose su cui sto lavorando. Ho delle bellissime collaborazioni, purtroppo in questo periodo non si riesce a pianificare quasi niente, ma ho in serbo moltissime cose!