EW abbraccia la scena indie nelle sue mille sfaccettature non dando risalto solo a ciò che maggiormente si attiene alla dottrina di questo genere. Ed eccone un esempio. Una digressione sul pop più classico e neanche troppo, di sicuro molto personale il suo sguardo al futuro prossimo di questo genere molto presente sul mercato e anche molto inflazionato purtroppo. Un bel disco che di recente abbiamo anche trattato sul cartaceo. Lui si chiama Andrea Di Giustino e il suo nuovo disco è “Il Senso dell’Uguale”: un viaggio introspettivo attraverso nove brani. Viaggio, perché in fondo sembra un enorme zaino questo disco, in cui ci sono mille oggetti apparentemente diversi ma uniti dallo stesso proprietario. Un viaggio, anche perché questa idea si dipana attraverso mille sensi e significati da dare alla parole amore. Introspettivo poi, perché si esalta subito la condizione di autobiografia anche quando, come nel caso di “Aprile”, Di Giustino non è direttamente coinvolto.
Qualcuno disse che nel diverso c’è la radice dell’equilibrio. Prendendo spunto da questo titolo: nell’uguale cosa ci troviamo?
Direi di sì, anche perché se ci riflettiamo, il diverso è semplicemente un punto di vista che ognuno genera facendo capo a dei riferimenti che nella vita ha costruito che spesso ci imprigionano in stilemi pre impostati che ci lasciano fermi come un palloncino legato al filo che potrebbe volare, ma non lo fa.
Cosa devi al pop italiano e cosa a quello internazionale?
Al pop italiano devo sicuramente la cura dei testi che in inglese, anche per la natura sintetica della lingua, non sempre risultano curati per noi italiani. Al pop internazionale devo la ricerca musicale, la ricerca sonora e delle melodie fantastiche che moltissime volte ho cercato di riadattare o scopiazzare qua e là senza avere risultati soddisfacenti nella nostra lingua.
Ispirazioni e riferimenti?
L’ispirazione è sicuramente di matrice italiana, amo i testi, come dicevo, e amo la mia lingua, faccio riferimento ai cantautori che hanno fatto storia, dotati di quella poesia che permetteva di esprimere anche concetti semplici in modo non banale, potrei citare De Andrè, Dalla, Concato, il tutto ovviamente rivisto in chiave moderna perché la musica e la vita evolvono. Quindi tradizione e innovazione.
Come hai gestito questo delicato equilibrio? Meritocrazia o crisi?
Non mi sono mai fatto grandi problemi di questo tipo, non sono un ragazzino che deve uscire col pezzo dell’estate, quando scrivo qualcosa la faccio ascoltare ai miei collaboratori solo se sono sicuro che mi emozioni. Penso che il mio modo di scrivere sia al confine tra il “commerciale” e “ricercato” non so se è un bene o un male, so solo che mi piace così. Anche il dibattito meritocrazia o crisi chiede i suoi punti di vista, ognuno nella musica ci vede ciò che vuole a seconda dei suoi percorsi emozionali, dalla banalità dell’adolescenza alla ricercata raffinatezza della maturità, ed è giusto che sia così, la crisi vera si evince quando ti accorgi che esistono pochissime cose raffinate e moltissime banali, o meglio quelle che sono diffuse in massa sono quasi sempre banali, la crisi sta nell’accontentarsi del mediocre avendo avuto un glorioso passato.
In questo disco non c’è un’elettronica sfacciata che risolve e caratterizza, però in qualche modo è sempre presente e ben riconoscibile. Quanto ha pesato sulla tua scrittura e sulla produzione?
L’elettronica è un ingrediente dei pezzi moderni, ma ritengo che, perché la ricetta possa venire bene, debba essere equilibrata, insieme ai miei collaboratori Andrea Campisano e Francesco Lo Cascio, abbiamo cercato di dare una sfumatura elettronica che non domina la scena ma come tutte le sfumature fa la differenza.
Dal Tenco ai circuiti mediatici della scena indie. Come li vedi e con quale ambizioni ti relazioni a loro?
Il circuito Indie è strano ma sicuramente genuino e in questa genuinità che colloco il Club Tenco. Ora come ora l’ambizione più grande è che questo disco possa entrare nelle discografie, anche virtuali, di chi ama la tradizione e le emozioni cantautoriali, per essere da trampolino di lancio a un tour nazionale e ai prossimi lavori
Futuro prossimo?
Ho già scritto buona parte del nuovo disco, ma c’è ancora tanto da fare su questo, quindi per ora quello che conta è promuovere e recuperare il vero obiettivo della musica, il Live!!!
Angelo Rattenni