– di Martina Rossato –
Una chiacchierata piacevole è tutto quello che ci vuole dopo una giornata lunga e stancante. È così che qualche giorno fa ho deciso di chiamare Gaia per parlare un po’ del suo interessante progetto musicale Baobab! e del suo primo (omonimo) EP, che esce proprio oggi, 4 marzo, per Needn’t e Dischi Sotterranei.
Anticipato da “Noel”, l’EP è il frutto del lavoro del trio composto da Gaia, Marco e Alessandro. Dopo una serie di peripezie, Gaia è rimasta da sola, ma non ha assolutamente perso la voglia di fare musica e portare le canzoni del disco in tour.
Questo è quello che mi ha raccontato!
Ciao Gaia, è in uscita il tuo primo EP, come ti senti?
Sono molto felice e sollevata. Ci sono stati dei casini con i membri del gruppo, ma sono comunque contenta che esca il lavoro che abbiamo fatto insieme. È liberatorio.
A proposito di questo aspetto, non mi era chiarissimo se fossi tu da sola o se foste un gruppo. Come è andata?
Sì, esatto, ci sono state delle dinamiche per cui i miei due compagni hanno deciso di abbandonare il progetto. Non è successo tanto tempo fa e ho avuto poco tempo per rielaborare l’uscita in modo che fosse coerente. Mi piace vederla come un lavoro di gruppo, perché lo è stato. Adesso continuerò da sola, questo è un po’ il brutto.
È stato inaspettato?
Sì, per me abbastanza. Ci sono dietro delle dinamiche non troppo belle, ma può capitare.
Cosa ti aspetti da questa uscita?
Innanzitutto spero piaccia, visto che è il nostro primo lavoro vero e proprio. Continuerò a usare il plurale perché ci abbiamo lavorato insieme e poi perché anche se sarò da sola a livello di idee adesso continuerò a lavorare con un altro ragazzo e avrò dei turnisti. Spero vada bene e che sia ascoltato, per il resto se le cose devono accadere, accadono.
Ho trovato il vostro lavoro molto molto particolare. Cosa vi ha fatto scegliere proprio “Noel” come singolo per rappresentare l’intero EP?
“Noel” è uscito come singolo un po’ per come è fatto il brano in sé, mi sembrava più adatto a fare da singolo rispetto agli altri. Di base questo è l’unico vero motivo. Poi la focus track sarà “Quindici”, di cui abbiamo anche girato il video, ma “Noel” descrive abbastanza bene l’EP. Serve un po’ ad avvisare l’ascoltatore che deve aspettarsi quel mondo lì, ecco.
Per ora come è stata la risposta del pubblico?
In realtà abbiamo fatto moltissimi live e avevamo già autoprodotto un pezzo, che c’è anche nell’EP, “Melatonina”. Questo ha fatto sì che avessimo già un gruppo di persone e amici che ci hanno ascoltato e seguito nel corso di questi anni. Spero che le persone che ci hanno ascoltati in questi anni siano abbastanza gasate, anche perché è relativamente tanto tempo che suoniamo in giro, dalla fine del 2018, e non avevamo mai pubblicato qualcosa di così ben fatto.
Come è nato il progetto?
Alla fine del 2018, con Marco e Alessandro, abbiamo messo su questo progettino ispirandoci ai Beach House. Da lì la situazione si è molto evoluta, abbiamo cambiato stile musicale.
C’è anche stata di mezzo la pandemia.
Sì, ma infatti è stato assurdo essere sopravvissuti alla pandemia e poi, a inizio anno, sfaldarci con questa turbolenza.
L’EP è composto da cinque tracce. Ho avuto l’impressione che quella iniziale e quella finale riassumessero bene l’essenza del lavoro. In mezzo c’è “Intermezzo”, che è quasi un intermezzo in senso classico. Come è nato? Sembra essere molto spontaneo.
Sì, è stato prodotto da Alessandro, che era il bassista. Infatti avevamo deciso di metterlo nell’EP perché era bello che ci fosse anche la sua parte di creazione. Questo EP ci rappresenta molto, ci siamo tutti e tre. Poi in realtà Carlo [il produttore dell’EP, Carlo Corbellini, ndr] ci ha messo su un paio di dialoghetti, ma è un pezzo di Alessandro. Non c’è una vera motivazione per il fatto di essere lì in mezzo.
Mi piace moltissimo il fatto che sia tutto molto simmetrico. È una cosa voluta?
Sì, diciamo di sì. Io sono abbastanza pignola da quel lato, mi piacciono le cose ordinate. Nel casino cerchiamo, cerco di fare ordine. È un po’ un mio binomio caratteristico.
La musica ti aiuta a fare questa cosa?
Sì, anche se devo dire che con le cose nuove che sto facendo da sola sono abbastanza confusionaria. Credo che con il tempo si inizi a trovare una strada naturale. Convivo spesso con questo binomio ordine/disordine. Probabilmente è legato a una diversa fase artistica, quando si è in evoluzione non può esserci sempre ordine.
In generale come nasce un tuo pezzo?
Parlo per me perché ormai sono da sola, di solito parto dal testo. Dipende molto, credo che mettere dei paletti nella scrittura sia solo un ostacolo. Alcune volte inizio con la musica, con un giro di chitarra o mi metto su Logic a fare due cazzate. Mi è capitato di partire invece da una struttura mentale del brano e ho capito solo dopo come realizzarlo. C’è anche la percentuale di ispirazione.
Vorrei farti una domanda sulla copertina, in cui ritorna il numero tre. È legato al fatto che eravate in tre?
Anche io ci ho pensato, ma dopo lo scatto. La foto è stata scattata con un filtro tipo caleidoscopio, quindi non è stata postprodotta. Il fotografo [Umberto Kornaglia, ndr] è stato super bravo. Comunque ci ho pensato solo a posteriori a questa cosa delle tre teste ed è carina. Mi piace, come percezione personale, che venga fuori quel lato.
Quindi è nata in modo casuale?
Sì, dovevamo creare la copertina e le foto promo. Abbiamo conosciuto il fotografo perché tutti noi tre organizziamo un festival estivo qua vicino a noi e lui faceva delle foto assurde, bellissime. Gli ho chiesto se gli andasse di sbattersi per farci le foto. Anche lui era gasato, poi siamo andati a braccio, abbiamo fatto vari tentativi con i filtri e la fotocamera. Ha un modo di scattare molto randomico anche, tipo dal basso.
Di che festival si tratta?
Io vengo dalla provincia di Torino, il festival lo facciamo a Collegno e si chiama Stereoteepee. È tutto gestito da ragazzi giovani, hanno partecipato Ginevra, Tredici Pietro e altri.
«Io non sto bene come sempre, mi sento male come sempre»: come ti senti adesso? Come mai l’esigenza di cantare questi versi?
In questo momento mi sento bene. Questo pezzo tra l’altro lo sento molto di Marco, l’altro ragazzo che suonava con noi. Però la frase si addice bene anche a me, cambio spesso umore. Io ho aggiunto poco di mio al pezzo, tipo la seconda strofa.
Uscita dell’EP a parte, hai già qualche live in programma?
Si spera di avere l’estate pienotta di live. Dovremmo già avere qualche datina, ma credo comunque che sarà tutto più chiaro da aprile in poi. Dobbiamo settare la parte live, credo saremo in duo/trio in alcune occasioni, con il batterista. C’è gente altrettanto gasata, contenta di collaborare al progetto: dedichiamo marzo alle prove!