– di Riccardo Magni –
Brando Madonia nasce a Catania nel 1990. Gli anni Novanta vedono la città siciliana, contesa tra vulcano e mare, rinascere nel pieno fermento artistico, che l’ha portata ad essere ribattezzata la “Seattle italiana”. Il giovane Madonia, figlio d’arte, respira sin dai primi vagiti l’atmosfera della musica, grazie al padre, Luca Madonia, voce e frontman dei Denovo. Cresce assaporando le sonorità di una terra in costante evoluzione, entrando in contatto con tutte le più svariate sfaccettature dell’arte e della musica.
Dopo svariate esperienze in band che lo hanno portato a calcare anche il palco di Sanremo Giovani, a maggio ha pubblicato il suo primo singolo solista “I pesci non invecchiano mai”. Domani (venerdì 3 luglio) sarà online il secondo singolo, “La Festa”, ma soprattutto questa sera, domani e sabato, sarà lui a salire sul palco della Cavea dell’Auditorium parco della Musica di Roma per aprire i tre concerti di Max Gazzè.
Un nuovo inizio in un momento particolarissimo, di cui ci ha raccontato emozioni e sensazioni.
Il tuo primo singolo, “I pesci non invecchiano mai” è uscito a maggio, ancora in lockdownd ed ovviamente non era previsto dover fare i conti con quella situazione. Il tuo non è stato certo un esordio assoluto viste le esperienze passate, ma come hai vissuto il dover lanciare un nuovo progetto in quel momento?
Per me è stato comunque un nuovo inizio, essendo il primo brano da solista. Era l’inizio di un nuovo percorso, una nuova strada, con tutti i suoi stimoli. Ovviamente il periodo non è stato e non è dei migliori, lo sappiamo tutti, ci è piombata addosso una cosa inaspettata e il periodo è sicuramente molto buio, però è uscito l’8 maggio, in un momento in cui diciamo che il peggio sembrava passato, e mi piaceva l’idea di partire con questo brano con l’intento di costruire il futuro però ricordando il passato, anche se ci tengo a dire che il pezzo non è stato scritto durante la quarantena ma molto prima.
Il messaggio della canzone però è proprio questo, sfruttare i ricordi e le esperienze del passato, positive o negative, per costruire il futuro. Questo perché ho l’impressione che tendiamo troppo spesso a dimenticare le cose del passato dato come siamo bombardati da notizie, immagini, video di qualsiasi tipo, un sacco di input… e magari una notizia, un’immagine di un giorno prima per noi è già vecchia, l’abbiamo già dimenticata. Ci stiamo abituando a questa società “usa e getta”, in realtà è importante ricordare l’esperienza del passato proprio per sfruttarla nel costruire il proprio futuro.
Il periodo ha scombussolato anche molti programmi, stai lavorando ai brani che comporranno il tuo primo disco solista, ma intanto il 3 luglio esce un nuovo singolo, “La Festa”. Proprio nei giorni in cui sei impegnato nelle aperture dei concerti di Max Gazzè all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Questa, di suonare in apertura ai concerti di Max Gazzè, stata per me una notizia doppiamente meravigliosa! Primo, perché si torna a suonare live e non avrei mai pensato dopo questo periodo, di poter tornare a farlo in un tempo così relativamente breve. E poi non avrei mai immaginato di farlo aprendo i concerti di Max Gazzè. Per me è un onore, sono emozionato e carichissimo, non vedo l’ora di salire su quel palco chitarra e voce, in super acustico, e far ascoltare la mia musica.
Sei cresciuto immerso nella musica, a partire da tuo padre e con le tue esperienze passate, ma appunto è qualcosa di particolare suonare in uno dei primissimi live post lockdown, tra l’altro in una location magica come la cavea dell’Auditorium di Roma. Cosa provi?
Certamente in questo momento storico, come dicevo, è ancora più emozionante. Non vedo l’ora, le emozioni sono tante, ma la voglia di salire su quel palco e di tornare a suonare live è enorme e tra l’altro, sarà la mia prima esibizione da solista. Quindi ripeto, per me è un grande onore.
Come ti sei immaginato la situazione concerto con le regole attuali, vista dal palco?
Guarda, sono felice perché comunque si riparte, mi piace l’idea di Gazzè e di OTR Live di ripartire per riaccendere il motore delle persone che lavorano dietro la musica che sono comunque tante, oltre proprio alla contentezza di poter suonare live. Sono contento. È ovvio che non potrà essere la stessa cosa di un concerto a cui eravamo abituati, o un festival, tutti appiccicati… Ma è anzi secondo me una cosa bellissima questa prova di una ripartenza, anche con coraggio perché ovviamente è tutto nuovo e tutto mai vissuto prima, quindi ripeto, sono onorato di prendere parte a questi tre concerti e questa iniziativa di ripartenza.
Tornando ai singoli, nelle canzoni quanto c’è di personale? Il singolo in uscita poi, “La Festa” sembra molto basato su un tuo vissuto. Anche il video che lo accompagnerà, bello e divertente, ma rimanda molto a questo senso di straniamento di cui parla la canzone.
Quel brano parla proprio di questo, quella sorta di alienazione che ci fa sentire inadeguati in certe situazioni nonostante questo bisogno forzato di dover apparire, in determinati posti, come se fossimo costretti a fare determinate cose, per apparire in un certo modo, per rispettare delle aspettative sociali. In realtà non dovrebbe essere così, ognuno è libero di fare ciò che vuole, ciò che lo fa stare meglio come singolo individuo.
E in fondo anche i personaggi particolari che incontri nel video, stanno a simboleggiare la libertà di vivere come si vuole, no?
Esatto! Raffigurano proprio la libertà anche nelle sue forme più folli, una libertà totale.
Stai pubblicando con la Narciso. Com’è lavorare con Carmen Consoli?
Bellissimo. È bellissimo perché mi sono trovato stra-bene, è una persona fantastica oltre che una grande artista, ma da quel lato non devo certo scoprirla io. La cosa che mi è piaciuta più di tutte nella produzione di questi brani e dell’album è come è stata fatta, un po’ vecchia maniera, senza fretta ma con la ricerca dei suoni, degli accordi giusti, dei momenti giusti… Abbiamo cercato di fare tutto con estrema calma e senza che nessuno ci inseguisse, anche perché io tengo molto alla fase dello studio perché è il momento in cui i brai prendono forma e la prendono definitiva, una volta che il brano è chiuso viene “stampato” e rimarrà per sempre quello, quindi ci tengo molto a farlo al meglio e che mi possa rispecchiare. Poi ovviamente uno non finirebbe mai di stare in studio a cambiare, ad aggiungere, ma a un certo punto bisogna arrivare a un punto e sono molto felice del lavoro fatto con lei e con tutta la Narciso record.
Proprio per mettere un punto, arrivare a chiudere, spesso diventa importantissimo l’apporto di persone “ferrate” che ti guidino e ti dicano anche “va bene così”.
Assolutamente, ma questo è proprio il lavoro di squadra che serve in questi casi, e fa bene lavorare con più persone, avere più punti di vista, più pensieri ed esperienze diverse che convergono. E se come in questo caso c’è anche Carmen Consoli di mezzo, non ci possono essere dubbi.
Se lo dice lei, è il caso di fidarsi in effetti. Come sarà il caso di godersi a pieno, per chi potrà, queste tre date di Max Gazzè alla cavea dell’Auditorium Parco delle Musica di Roma con Brando Madonia in apertura. Perché ci è mancata tanto in “appena” pochi mesi di assenza ed ora, finalmente, dopo mille assurde polemiche e teorie dallo strampalato al fantasioso, la musica dal vivo in qualche modo riparte.