Oggi è 23 Maggio. E pescando a piene mani dalla loro presskit cito: “il 23 maggio 1992 non è solo il giorno dell’assassinio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, è il giorno in cui definitivamente esplode un coperchio pesantissimo, fatto di ipocrisia, menzogna e di una quantità nauseante di malaffare”. Reso pubblico da pochissimo il video del singolo “Ventitrè maggio” che vede anche la featuring di Danilo Sacco dei Nomadi e le illustrazioni di Rosario Giacomazza. Tutto questo è parte di questo nuovo discoche la compagnia salernitana ha da poco pubblicato con il titolo “Come acqua di mare”, brani come questo che hanno fatto parte del loro glorioso passato ma anche nuove scritture come la title track. Il tutto per celebrare anche una nuova formazione che vede al fianco degli storici Antonio Giordano (voce, zampogna, chitarra, chitarra battente), Bruno Mauro (chitarra), Flavio Giordano (basso), Luca Lanzara (tamburi a cornice, mandola, mandolino), le nuove militanze firmate da Imma Barbarulo (voce), Mario Villani (batteria) ed Osvaldo Costabile (violinista e polistrumentista). È la bella storia italiana in musica, tra folk e vellutate root popolaresche…
Tra romanticismo e denuncia sociale: questo disco dove si schiera?
Beh, se il contrario del romanticismo è inteso come moderno cinismo, come mancanza di slancio solidale, come assenza di sensibilità verso l’altro e di conseguenza come una sorta di cecità nei confronti dei problemi sociali da cui siamo costantemente attorniati, allora questo è un disco decisamente romantico. Se l’amore, quello sentimentale, è un gesto attivo, un’azione deliberata, una scelta, perché non dovrebbe essere una altrettanto valida forma d’amore, porre la giusta attenzione a quanto accade intorno a noi?
Tra passato e futuro? Sembra che quanto ci sia di nuovo spinga per portare tutto in nuove direzioni… o sbaglio?
La musica e la sua evoluzione sono un flusso costante, nella storia in generale e nella storia di qualunque artista in particolare. Andremo semplicemente dove ci porterà la bellezza. Qualsiasi forma possa prendere. La nuova formazione, le nuove sonorità, le nuove forme certamente sembrano spingere verso un approccio differente rispetto a quanto fatto finora, ma il principio cardine del nostro lavoro è sempre lo stesso, tentare di espandere la tradizione, conservandone le suggestioni, i colori, l’aria, ma senza farne un totem intoccabile. Non abbiamo mai usato un approccio filologico alla musica tradizionale, sarebbe un controsenso impedire adesso la naturale evoluzione delle cose. La tradizione rimane radice, ma i frutti che può portare non sono mai tutti identici!
Il “Ventitrè maggio”: cosa vi spinge verso tematiche così importanti? Perché questo angolo della lotta sociale e politica visto che venite da un territorio purtroppo non povero di questi problemi?
Innanzitutto per l’universalità della vicenda. Per alcuni di noi, nati negli anni ’80, la Strage di Capaci rappresenta il primo ricordo di cos’è e di cosa è capace la criminalità organizzata.
Ci siamo resi conto di ricordare esattamente dov’eravamo, cosa stavamo facendo, in quel dannato sabato pomeriggio, nonostante alcuni di noi fossero all’epoca dei bambini. Un fenomeno della memoria, collettivo, simile a quanto accaduto con l’Undici settembre.
Se un avvenimento segna in maniera così potente il ricordo non di una, non di due, ma forse di tre generazioni, allora vuol dire che vale la pena continuare a parlarne. A prescindere.
È vero, veniamo da un territorio che purtroppo ha molte altre storie da raccontare. Alcune peraltro continuiamo a raccontarle, come quella di Tonino Esposito Ferraioli in Canzone per Tonino, ma parlare di Giovanni Falcone, non è una scelta. È un obbligo morale e un necessario segno di rispetto davanti alla vicenda professionale ed umana di un uomo, che nonostante tutto e tutti, ha combattuto fino alle conseguenze più tragiche, per un valore che il tempo non potrà mai scalfire, per la giustizia.
E il vostro territorio? Ha scritto tanto di questo disco… ma ci sono richiami a vecchi strumenti e antiche tradizioni?
Al di là delle storie di Meridione di cui parliamo, da quelle impegnate come quella di Canzone per Tonino fino alla nostra versione di La Spada di San Giuseppe (La leggenda del Principe Enrico) che riprende un’antica leggenda salernitana usata come spunto per una sorta di lettera d’amore per la nostra città, l’intero album si regge su una trama di suoni tradizionali.
Uno dei più distintivi è sicuramente quello della zampogna, di cui Antonio (Giordano) è un appassionato suonatore, ricercatore ed anche collezionista. Questo strumento antichissimo, che sta alla tradizione pastorale come l’organo può stare alla musica sacra, trova spazio in quasi tutti i brani. Da un impiego più “classico”, come può essere quello in Ninna Nanna ai ‘700, nei quali il rimando alle ninne nanne, alle nenie delle Novene natalizie dedicate a Gesù Bambino è estremamente immediato ed estremamente appropriato (vale la pena pregare con una Novena anche per i bambini che dormono sul fondo del mare…) ad un utilizzo più contemporaneo, come parte della texture sonora di brani come Come acqua di mare o Quante notti. Alla zampogna si unisce la ciaramella, proprio per rinverdire la tradizione delle coppie di suonatori delle Novene, in una tammurriata insolita come O’ bene e o’ male, dove anche i tamburi a cornice, signori indiscussi della nostra musica popolare, si riprendono il loro spazio, o ancora potremmo parlare della chitarra battente, uno strumento proveniente direttamente dal barocco napoletano e del suo ruolo portante in un brano come La Spada di San Giuseppe, e della mandola e dei suoi preziosi interventi di coloritura… insomma, quanto tempo avete detto che abbiamo? E meno male che ci stiamo “allontanando” dalla tradizione, eh!
La scelta di pubblicare solo in digitale e in vinile… come mai? Il vinile tra l’altro quando uscirà?
Quanti di noi possiedono ancora un lettore cd funzionante? Ci siamo semplicemente guardati in faccia e resi conto che l’ascolto della musica è cambiato. Essendo però comunque dei “romantici”, così come abbiamo dichiarato fin dall’inizio, desideravamo moltissimo pubblicare un “prodotto” fisico, che permettesse di esprimere anche attraverso l’arte visuale, in questo caso la splendida illustrazione di Tiziano Riverso che fa da copertina all’album, o le parole che accompagnano l’ascolto del disco, quanto questo lavoro rappresenti per noi sintesi e punto di partenza di quanto fatto e di quanto faremo d’ora in avanti.
L’uscita dovrebbe avvenire per metà estate, insieme, speriamo, al nuovo videoclip dedicato a Come acqua di mare. Il momento perfetto per riempirsi i capelli di salsedine e provare a seguire la nostra onda.
Dal vivo… le prime date?
Abbiamo in programma un paio di appuntamenti in luglio, ma il calendario è in continuo aggiornamento. Stiamo peraltro lavorando anche ad una serie di presentazioni dell’album, anche in una dimensione più intima, vi aggiorneremo presto su tutti i nostri canali! Non vediamo l’ora di vedere “che effetto faranno” i nuovi brani sugli occhi e sui cuori di tutti voi.