Ne avevamo parlato in occasione del video del primo estratto (LEGGI QUI). Il disco è uscito dunque restiamo sul pezzo. Quando il pop si impreziosisce di quel gusto plastificato del futuro, fatto più che altro da melodie “spaziali” più che a comode chiuse in rima con belle aperture in maggiore. Cosimo Bianciardi pubblica un secondo disco con il suo progetto Intima PsicoTensione assieme al suo compagno d’armi (produttore e polistrumentista) Fabrizio Orrigo: si intitola “Singolarità nuda” e lo troviamo dalle trame della label decisamente underground Suburban Sky Records.
Il tema di questo che pare a tutti gli effetti essere un concept recita: siamo tutti nel sistema ma nel sistema esistono buchi neri come esistono singolarità, eccezioni… ecco la parola chiave per me: eccezione. Bella questa copertina che a pieno recita e mostra quelle che sono le sensazioni. Circondare una piccola eccezione di normalità. Si dipana dunque di normalità e omologazioni per darci il contentino ma dentro ogni brano di questo disco ci sono singolarità nude che dimostrano quanto la varianza sia un punto chiave. “Io contro me stesso, nero e poi bianco, senza coerenza…” sono i toni di “Io (Luna di Giove)”, brano con cui si apre la disamina di questo disco, brano che non cede l’unica bellezza all’inciso dedicandosi (come accadrà spesso nel resto dell’ascolto) a strofe di una forza importante. Così come avevamo ampiamente ascoltato dentro il singolo “Stadi evolutivi”. L’inciso è importante, per carità… siamo dentro le trame del pop, non possiamo farne a meno… e difatti la bellissima voce di Irene Orrigo a cui viene affidato l’inciso di quello che sarà il prossimo video, ovvero “Esistenziale (L’Orizzonte degli eventi)” è sicuramente vincente, forse anche uno dei momenti più alti del disco. Da qui il disco fluttua con morbidissima quiete dentro “Nella tua luce”, altra scrittura fortissima di arrangiamenti aperti e liquidi, nebulosi… “Astrolabio” ricalca scene alla Tich come scrivono molti e noi ci leghiamo a loro…
«La singolarità nuda è l’entità che gli astrofisici ritengono essere presente all’ interno di un buco nero, dalla quale è possibile osservare gli eventi senza essere risucchiati dalla gravità. Con questo album ho cercato di trovare la mia singolarità nuda da cui osservare ed osservarmi». C. Bianciardi
Nel disco anche due strumentali, particelle non impazzite ma poco controllabili. Il primo “Encelado” sembra un ostinato a 8 bit di qualche videogioco anni ’90. Il secondo lo troveremo prima della chiusa: “Asteroidi” prima di concederci tinte spaziali di altri mondi, si sofferma sul concetto di jazz o forse di progressive in piano solo. “Lasciami cadere dentro il mio universo” è la preghiera che Bianciardi rivolge a fina tracklist, in un disco che probabilmente si affida ai precetti di Nietzsche sul concetto di diventare se stessi. E forse sono proprio queste le singolarità nude. Un disco che non cambia e non rivoluziona niente, dentro cui il senso del ritmo e la gustosa produzione che non sbaglia un colpo fa il compito che deve, portando a casa un lavoro di solidità pop, di puntualità d’autore e di quel senso spaziale della canzone. Spunti stimolanti sparsi ovunque…
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