– di Rossella Vianello –
Con L’Avversaria, Cristiana Verardo consegna alla scena musicale il suo lavoro più audace, maturo e profondamente necessario per una cantautrice del suo calibro.
Non è un album che punta a piacere nell’immediato: esige piuttosto un ascolto attento e consapevole, perché racchiude la sincerità e la grazia di chi ha scelto di affrontare uno specchio senza sconto alcuno, con estrema e cruda verità.
Il terzo capitolo nella discografia della cantautrice salentina — dopo La mia voce e Maledetti ritornelli — si presenta come una rinascita artistica a tutti gli effetti.
Prodotto insieme a RafQu presso il Ballon Musique Studio, Verardo supera i confini dell’attuale canzone d’autore per approdare a una dimensione inedita: ibrida, intensa, contemporanea. Una sperimentazione che accoglie nuove fragilità, un vero confronto diretto con le proprie ombre.
Il titolo non è solo evocativo, ma identifica concretamente la voce interiore che ci contrasta, ci confonde e ci porta ad affrontare i nostri punti più sensibili.
La cantautrice rappresenta questa entità con testi che oscillano tra il dolore e il sollievo nel ritrovarsi. Ogni traccia emerge come un atto di accettazione e guarigione, il terreno su cui le crepe del buio trovano un nuovo linguaggio privo di sovrastrutture.
Musicalmente, l’album si muove tra il calore degli strumenti acustici e una lavorazione elettronica elegante e discreta.
Chitarre acustiche si fondono con sintetizzatori modulari per costruire una sonorità viva, squisitamente imperfetta.
L’elettronica, mai invasiva, accompagna e amplifica l’emotività senza sovrapporsi.
Il risultato è un pop cantautorale stratificato e ricercato, che pur mantenendo un’immediatezza comunicativa sfugge al rischio di cerebralità sterile.
Otto tracce come confessioni
Innamorarsi piano apre il disco con la delicatezza di un invito a vivere l’amore senza fretta, rivelando la profondità di emozioni autentiche.
Amore Neve racconta una storia in chiaroscuro, sospesa tra sensualità e malinconia, mantenendo echi di Cristina Donà e Baustelle ma con uno stile riconoscibile e personale.
Con Tu sei qui si esplora la trasformazione della perdita in presenza: un brano che equilibra in modo armonioso intimità spirituale e concreto realismo.
Addio, scritto e interpretato in duetto con Carmine Tundo (La Municipàl), rende omaggio alla tradizione delle ballad italiane anni ’60, mescolando elegantemente il richiamo di Vanoni o Califano con una veste moderna.
Andiamo a casa e Una notte senza dire niente sono due istantanee d’autore di un’Italia minore, poetica, che vive nei silenzi e nei dettagli.
L’Avversaria emerge come il momento focale del disco: in essa si riflette una lotta interiore tra resa e liberazione.
La voce di Verardo si incrina per poi ricomporsi in un atto musicale puramente catartico.
Infine, Carissimo oppressore chiude l’album con una forza struggente: una lettera tanto ferma quanto empatica, rivolta al passato ma soprattutto ai conflitti interni.
Un album che cura
L’Avversaria possiede una profonda funzione terapeutica.
Questo non solo per via della collaborazione con realtà come Progetto Itaca Lecce e Casa Artemide, associazioni attive nel campo della salute mentale, ma anche per la capacità intrinseca di questa musica di trasformare le fragilità personali in esperienze universali.
Un’opera capace di guarire senza bisogno di grandi proclami, trovando forza nella sincerità.
L’Avversaria si rivela un viaggio intenso verso la consapevolezza e la verità: un’opera poetica e lucida che consacra Cristiana Verardo tra le voci più autentiche della scena cantautorale contemporanea italiana.
Un album potente e delicato insieme, capace di scavare nella psiche e nel cuore, ricordandoci che la forza autentica germoglia nelle zone d’ombra.







