Si intitola “Oltre il rumore” ed è a firma della giovanissima Diletta Fosso, violoncellista che ora veste i panni di cantautrice restituendo al suono anche una dimensione distopica, quasi apocalittica… visto il tema anche: la guerra, la distruzione, ciò che resta oltre la distruzione. Ed è questo il titolo di una playlist che troviamo su Spotify che raccoglie 20 artisti della scena indipendente italiana, 20 canzoni che fotografano tutto questo e lo fanno a proprio modo. Tra loro nomi di spicco come Cisco, Kento, Roberta Giallo, Yo Yo Mundi, solo per citarne alcuni.
La prima cosa che colpisce è questo suono che vira molto dentro modi elettrici, quasi rock. Eppure da un violoncello mi sarei atteso ben altra “delicatezza”… vero?
Vero, ma solo in parte. Il violoncello può essere delicato, ma anche viscerale, graffiante, potente. In Oltre il rumore ho cercato questo: non la bellezza classica, ma una voce ruvida, che scuote. Il suono distorto nasce dal bisogno di uscire da un’idea “gentile” e dire qualcosa che brucia.
Bella la copertina, bello il messaggio, denso di significato la playlist che prende il titolo proprio dalla tua canzone. Secondo te la canzone può tornare a smuovere coscienze e a veicolare messaggi di pace?
Spero di sì. Credo che oggi la musica debba avere il coraggio di dire qualcosa. Non cambierà il mondo da sola, ma può far nascere domande, dubbi, empatia. E quando parli di pace con sincerità, qualcuno ti ascolta. Magari in silenzio, ma ti ascolta.
E qual è il fine di questa playlist? Ha anche risvolti materiali oltre che artistici?
La playlist è un modo per unire chi sente le stesse cose. Ogni brano che ho scelto ha una storia forte, una voce fresca, uno sguardo idealista. Oltre all’aspetto artistico, vorrei usarla per campagne di sensibilizzazione, piccoli live, incontri nelle scuole. Far circolare bellezza, ma anche consapevolezza.
Bello il video anche… e qui chiamiamo in causa l’intelligenza artificiale, vero?
Sì. L’idea era quella di creare qualcosa che sembrasse disegnato da una bambina che ha vissuto troppo, troppo in fretta. L’intelligenza artificiale ci ha aiutato a visualizzare quel mondo interiore, tra sogno e incubo, in un modo nuovo. Ma ogni immagine nasce da un’emozione vera.
E nel suono cosa c’è di artificiale?
Molto poco, in realtà. C’è qualche effetto digitale come riverbero, delay, distorsione… i soliti effetti, ma la base resta voce e violoncello, tutto registrato in studio dal vivo. Mi piace che si sentano i respiri, i colpi d’arco, le imperfezioni.
Hai in programma un disco ispirato a tutto questo?
Sì, il disco è l’obiettivo di ogni cantautore. Sto scrivendo nuovi brani che partono da esperienze personali ma vogliono parlare a tutti. Sarà un disco con tante immagini e pochi filtri. Voglio che sia come un diario aperto. In un’epoca che consuma tutto velocemente, cerco di creare qualcosa che resista, che sappia far riflettere anche quando il suono si spegne
https://open.spotify.com/playlist/1Jeyi4sgcowMvAZmbXmfFW?si=2e1292d90e9b4c2a&nd=1&dlsi=40512d33698942df