C’è un panorama musicale che tarda a farsi vedere sui palchi dei locali; aleggia coi suoni al di sotto di essi ma troppo raramente riesce a suonarvi salendoci sopra. Il Discover Summer Fest ha un obiettivo non facile: cambiare lo stato di fatto. Chiediamo allora agli organizzatori da dove si è partiti e dove si vuole arrivare; cosa ci si attende il 4 e 5 Luglio 2013 nel locale Rec di Castel Gandolfo (RM).
1. Come nasce l’idea del Discover Summer Fest?
Quella del Festival Discover è stata la nostra immediata controffensiva all’attuale ondata di sedicenti gruppi “indie”, che hanno preso la parola “indipendenza” semplicemente come una bandiera sotto cui rifugiarsi per spacciare le loro cavolate per arte. In giro ci sono sempre più gruppi senza contenuti, che fondano il loro successo su apparenza e ammiccamenti di stile, su un abile uso del marketing e di un look studiato, sulle conoscenze tra gli addetti ai lavori, piuttosto che sul coraggio espressivo e su un’effettiva urgenza creativa.
Contemporaneamente a ciò c’è stata da parte nostra la presa di coscienza di far parte di una scena, quella castellana, piena di piccole ma ottime realtà (sia a livello di band che di organizzazioni e locali) ma che difficilmente collaborano tra di loro. Discover si fonda invece sul fare rete, sulla progettualità: il che vuol dire rinunciare ai piccoli risultati individuali di oggi, per puntare ad ottenere dei grandi risultati collettivi domani. E tra qualche anno, una volta consolidata la rete, creare tutti insieme un mega evento live all’aperto che coinvolga anche nomi illustri del panorama indipendente italiano.
2. Cosa intendete per musica “sommersa”?
Noi di Discover diciamo che la musica emergente è in realtà più che altro “sommersa” perché la parola “emergente” (“che sta emergendo”) dà un’idea di qualcosa che sta effettivamente succedendo. In realtà non è così, perché molti gruppi validissimi non stanno trovando lo spazio che meritano; davanti a loro continuano a passare gruppi scadenti e senza identità, che però sanno come sfruttare il proprio look alla moda, oppure l’innata capacità che ha il grande pubblico di preferire musica che si ascolti col cervello spento. Oltre a tutto ciò nei locali dei Castelli imperversano tribute band degli artisti più improbabili, e molto spesso sono gli stessi musicisti che criticano questo fenomeno che finiscono per metter su essi stessi una tribute band “perché ci si guadagna”. Se volete fare i musicisti con l’intento di fare soldi facili, avete sbagliato qualcosa.
3. Cosa vi aspettate dal Festival e cosa vorreste ne derivasse?
Dal Festival ci aspettiamo che i gruppi che parteciperanno ne restino felici e che vogliano ancora lavorare con noi, e che il pubblico che verrà a vederli voglia tornare nelle nostre serate. Queste due sono le nostre priorità e se si verificheranno vorrà dire che avremo trionfato. Per ora il guadagno non ci interessa, sarà sufficiente rientrare delle spese. Stiamo investendo molto in questo progetto, abbiamo già in fase di progettazione altri eventi dopo il festival di luglio, e le somme si tireranno alla distanza.
4. Le band sono state da subito disponibili o avete avuto qualche difficoltà nel coinvolgerle?
Assolutamente bendisposte da subito, ma mentirei se dicessi che ce ne siamo meravigliati. Dopotutto tra i criteri con cui le abbiamo selezionate ci sono l’umiltà e la professionalità.
5. Che tipo di musica sentiremo sul palco?
Musica per le orecchie e per la mente, onesta e pulita. “Pulita” si intenda nell’approccio istintivo e senza mezzi termini, perché in verità alcune band che prenderanno parte al Discover vantano un rumore e una sporcizia di tutto rispetto. Ma ci saranno anche artisti dal sound più leggero e immediato. Diciamo che la caratteristica che accomuna tutti è senz’altro l’onestà intellettuale.
6. Cosa ne pensate della musica indipendente e come dovrebbe essere valorizzata?
La musica indipendente è oramai un’arma a doppio taglio. Bisogna stare attenti a interpretare l’”indipendenza“ come una necessità, non come una scusa per fare le cose fatte male senza dover render conto.
Dovrebbe essere valorizzata in primis dai gruppi stessi che la compongono. Nel senso che ci dovrebbe essere più rispetto nel momento stesso in cui ci si approccia alla musica. Non intendiamo che si debba fare per forza musica triste e seriosa, assolutamente! Viva la musica demenziale, quando è fatta in modo intelligente. Passi anche la musica orecchiabile, quando è fatta senza scopiazzare qua e là.
In secondo luogo valorizzata dagli addetti ai lavori, che dovrebbero occuparsi anche di indirizzare ed educare gli ascoltatori non limitandosi a promuovere soltanto artisti dal successo assicurato. E proporre soprattutto band valide anche se non sono spinte da pesanti investimenti in uffici stampa e compagnia bella.
In ultima istanza, valorizzata dagli ascoltatori, che non dovrebbero accontentarsi solo di ciò che viene loro propinato ma diventare essi stessi talent scout. La nostra nuova band preferita potrebbe essere dietro l’angolo e che soddisfazione andare a scovarsela da soli, non credete?
(intervista a cura di Veronica Bagaglini)