Ho pensato fosse una fotografia importante per raccontarvi questo brano: la poesia e l’incanto non hanno bisogno di fretta. Torna Emiliano Mazzoni e lo fa con un nuovo singolo – perché ora è così che decide di lavorare, per singoli – brano che personalmente trovo denso di quella maturità antica che arriva quando alla vita sostituiamo il dono della sintesi e delle attese. Si intitola “Il cielo è di tutti”, lavoro che torna a chiamare in causo la collaborazione con Luca A. Rossi (Üstmamo, Nada, CCCP, Cristiano Godano), canzone che pesca a piena mani da una favola – ecco la saggezza dove approda, punto spesso inarrivabile – di un grande come Gianni Rodari. E quanta semplicità e potenza poetica dentro questo video ufficiale: il cielo è di ognuno di noi ma per ognuno cambia, è unico… come la vita, come le canzoni.
In una delle sue ultime interviste Paolo Benvegnù disse, parlando di ego degli uomini, che in fondo un panorama non chiede altro che di esistere. Ritrovo molto di questo dentro la canzone. Le cose per te sono li per noi? Un concetto di esistenza reciproca?
Ciao! Questa è una riflessione che dà la possibilità a tutti di osservarsi un po’ dall’esterno. Ed allora il panorama, che per esistere chiede a te di esistere per guardarlo e farlo esistere in te, chiede anche un po’ di esistere nella tua versione migliore, sembra quasi un po’ vanitoso il panorama, pretende di essere bello grazie a te che lo osservi. Bello o drammatico ma comunque ha bisogno di te come tu hai bisogno di lui, sì secondo me la reciprocità è un fondamento dell’esistenza, anche in un’ottica individualistica: ad una goccia d’acqua non manca nulla per essere acqua, come ad un secchio d’acqua non manca nulla per essere acqua, per lavare un pavimento però ne serve un secchio, e dopo il lavoro l’acqua sarà comunque acqua ed il pavimento comunque pavimento. Due gocce d’acqua si abbracciano incontrandosi, un po’ come Paolo amava fare, sempre in modo sempre speciale.
Arriverà un disco o continui solo sulla strada dei singoli?
Come ho detto già in altre occasioni la strada dei singoli, o meglio dei “brani solitari”, è un un’idea che quando mi è balenata nella mente mi ha fatto respirare, e ad ogni respiro mi ha convinto sempre più. Ma non è un’ottica di Hype, che comunque ben venga, è più una voglia di calma, di cercare argomenti attorno ad un brano, la possibilità di parlare di cose, lasciare che le idee appunto si sviluppino. Non è mica poi un’idea geniale, ai tempi dei 45 giri era già così, ed anche ora vedo che escono 4 o 5 brani snocciolati da un album in uscita ad aprire la pista, cosa che a me non piace nemmeno molto, ma si vede che funziona. Sì, spero per un po’ di approfondire questa dinamica, dipende molto anche da quante idee verranno.
La cosa che noto è che le interviste che mi son state proposte fino ad ora a riguardo sono molto interessanti e profonde e mi danno la possibilità di ragionare in modo che senza non avrei avuto il dovere di fare, e vi ringrazio.
Nella scena di oggi la distrazione impera… torna a contemplare un cielo, le piccole cose… senza il bisogno di misurarle… sai che trovo questa canzone un vero manifesto sociale?
Ecco vedi, mi lego alla domanda di prima, se questo brano fosse stato inserito in un album, siamo sicuri che staremmo parlano di questa cosa? Forse sì per carità, ma era per spiegare ancora meglio il concetto precedente.
Bé cosa posso dire se non grazie? È più gratificante ringraziare o essere ringraziati? È una bella visione questa, grazie! 😊. Ed allora bisogna dire grazie alla poesia omonima di Gianni Rodari che mi ha ispirato, senza ricerca e per coincidenza. Si dice anche che le coincidenze siano il modo che usa Dio, o la Natura, per intervenire.
Mi piace molto l’elettronica che usate: ha qualcosa di retrò o sbaglio? Qualcosa di Vangelis anche… sono fuori rotta?
Ma pensa te! Be abbiamo usato dei synth un po’ della mia tastiera ed un po’ di Logic, l’orecchio di Luca A. Rossi è il filo speciale che sta nella scelta.
Ma la mia sorpresa è per Vangelis, che mi dà la possibilità di raccontarvi che c’è un pezzo di Vangelis che ascolto praticamente ogni giorno al lavoro (ho un piccolo locale in montagna dove vivo). Il brano si intitola “La petite fille de la mere”. Mi sono innamorato di questo brano perché è nella colonna sonora dello spettacolo Slava’s snow show, di e spesso con Slava Polunin, uno spettacolo clown di scuola Russa, uno spettacolo che mi ha cambiato la vita, o meglio mi ha cambiato gli occhiali, se non siete mai andati allo Slava’s snow show ve lo consiglio.
Bello il video ufficiale… un’idea davvero densa di forza poetica. Sai che dalle foto posso provare a immaginare chi c’è dietro la ripresa? Ha senso per te?
Quante soddisfazioni questo video così naïf! Un’idea semplice che all’inizio mi sembrava fin troppo semplice, però vedo che sta piacendo non solo a mia madre ecco. La cosa che dici ha senso, ed è proprio quello che cercavo di fare quando non ho fatto una selezione delle foto secondo un criterio di qualità, sia di qualità di immagine che di inquadratura, ci sono dei cruscotti di auto anche per dire, e visto che me ne sono arrivate tante ho usato l’ordine di ricezione usando quelle che mi servivano. Che alla fine oltre al cielo c’era bisogno di immaginare appunto chi lo stava guardando ed il momento in cui ha voluto fargli una foto ed ognuno avrà avuto i propri motivi.
Ci sono comunque delle foto bellissime.