– di Assunta Urbano.
Foto di Liliana Ricci –
È mercoledì 4 dicembre e a Roma fa abbastanza freddo. L’unico modo per sopravvivere è cercare un bel live, in modo da riscaldare sia la temperatura corporea che il cuore.
Per salvarci dal congelamento, lo Sparwasser, al Pigneto, ci propone una serata – organizzata da Radio Città Aperta – con degli ospiti d’eccezione. Un salotto speciale pronto ad accogliere il format “Living Room”.
Il compito di aprire le danze spetta ad Alepà. Alessandra Parisi, in arte Alepà, avvicina il pubblico a sé, presentandosi con una versione personale del brano di Fabrizio De André, Hotel Supramonte. In attesa del suo primo disco per TenPeopleTown / Live Recording Studio (di cui la cantautrice è cuore pulsante) ci godiamo questo live set in esclusiva, arricchito dalla presenza sul palco di Ilenia Volpe.
Non si tratta dell’unico live della serata. Tutt’altro. A seguire c’è Sara D’Elia – che ormai tutti conosciamo come Delijah –, ad incantare il pubblico. Dopo aver meritatamente conquistato sia il Premio ExtraUp2U di It’s Up 2U sia il Premio Radio Città Aperta, la giovane cantautrice ha avuto il calendario pieno di impegni.
Risulta facile farsi trascinare nel suo mondo e farle Un Forte Applauso è inevitabile.
Siamo ormai nel vivo della serata ed è tempo che il fuoriclasse salga sul palco. Finalmente è arrivato il momento di Giovanni Truppi. Il musicista risponde alle nostre domande, così come ugualmente ad alcune curiosità da parte degli spettatori presenti allo Sparwasser.
In attesa trepidante del concerto di venerdì 6 dicembre all’Auditorium – Parco Della Musica, ci concede dei pezzi voce e chitarra.
Ripercorriamo ancora una volta, con commozione non indifferente, lo splendido viaggio di Poesia E Civiltà. Intoniamo quasi sottovoce, per non coprire quella di Giovanni Truppi: I Primi Sei Mesi Da Rockstar, L’Unica Oltre L’Amore, Quando Ridi e Borghesia.
Pochi pezzi non bastano ad accontentarci. È, dunque, inevitabile un bis, con una delle storie più belle raccontate dal cantautore: Amici Nello Spazio.
La serata volge troppo velocemente al termine. I nostri cuori si sono scongelati e siamo pronti ad affrontare questo inverno.
Nel corso della serata abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giovanni Truppi, togliendoci, una volta per tutte, un po’ di dubbi.
Il tuo percorso discografico ha avuto inizio nel 2010 con C’è Un Me Dentro Di Me ed il 22 marzo di quest’anno è uscito il tuo ultimo lavoro Poesia E Civiltà. Se dovessi ricostruire questo viaggio prendendo ad esempio una canzone per ogni disco, quali sceglieresti e per quale motivo?
Allora, ti direi Scomparire, Come Una Cacca Secca, Superman e L’Unica Oltre L’Amore. Da una parte sono le canzoni che reputo più riuscite dei dischi che ho fatto, dall’altra perché ci sono legato emotivamente. Di alcune sono contento che abbiano creato – più di altre – un rapporto anche con le persone che mi seguono. Questo mi ci ha fatto affezionare ancora di più.
C’è un rapporto speciale ed unico tra te e i tuoi fan. Parlando proprio di emotività, cosa provi quando il tuo pubblico integra e rende propri i tuoi pezzi?
È una cosa molto bella. Sono contento e mi rende molto felice. Non saprei dirtelo in una maniera più complessa, perché è qualcosa di semplice, per me.
Ti sei spostato da Napoli a Roma, fino a Bologna, eppure non hai mai perso l’accento identificativo del luogo che ti ha generato. Un dato da non sottovalutare. Così come si percepisce anche dalle tue canzoni, per quale motivo sei tanto legato alla tua madrepatria? Ritorneresti in un futuro a vivere a Napoli?
Non so se ritornerei a Napoli. A volte mi è capitato di fantasticarci. Ho vissuto a Roma per quindici anni e mi sono legato molto alla città. Ad un certo punto, non sentivo l’esigenza di tornare a Napoli. Cosa che, invece, mi capitava di provare i primi anni in cui vivevo qui.
Mi fa piacere che si senta l’accento, anche se a volte mi sforzo per non mostrarlo troppo. Ho imparato che si dice “voglio” e non “vojo”.
Abbiamo le pronunce di quelle parole come “fuòri” e “cuòre” di cui non ci libereremo mai.
Ecco, ad esempio, in quel caso, non mi piace neanche sentire la mia voce che lo dice in un modo diverso. Non vedo come potrei non essere legato a Napoli. Penso che in qualche modo chiunque nasce in un posto ed ha un rapporto sereno con la propria crescita, “sereno” forse sembra troppo risolto… Comunque, si ritrova ad apprezzare delle cose che ha ricevuto nel trascorso personale. Immagino che tutti quelli che si ritrovano in questa condizione si sentano legati al proprio posto di provenienza. Questo è quello che accade a me nei confronti di Napoli.
In questo semi-confronto tra Napoli e Roma, da buona campana, non posso fare a meno di chiedertelo: qual è la pizza che preferisci, quella romana o quella napoletana?
Non è che non mi piaccia, ma non sono un fanatico della pizza. Le considero due cose molto diverse. Non sono uno di quelli che pensa non si possa mangiare la pizza romana. Forse, però, penso che sia più buona la pizza napoletana.
Beh, bisogna ammettere che effettivamente siamo in territorio nemico adesso.
Per due brani del disco Poesia E Civiltà la tua voce è stata unita a quella di altre. Conoscersi In Una Situazione Di Difficoltà ha visto la collaborazione con La Rappresentate Di Lista e poi c’è la più recente Mia, il featuring con Calcutta. Questo sarà un aspetto che ti accompagnerà nel tuo prossimo lavoro in uscita a gennaio. Ci puoi dare qualche anticipazione? Inoltre, cosa accadrà nel 2020 nell’universo musicale di Giovanni Truppi?
Abbiamo deciso di non dire tanto di questo lavoro che uscirà. Come è successo per Mia, ci saranno alcune altre canzoni di Poesia E Civiltà che rivedrò con degli altri colleghi. Ci sarà qualche altra sorpresa, di cui, però, non posso ancora parlare.
Detto questo, il 2020 non me lo immagino intenso come il 2019, per quanto riguarda i concerti. Ho suonato tanto quest’anno e mi piacerebbe anche cominciare a lavorare un po’ a dei nuovi pezzi.