di Riccardo Magni
Foto di Mattia La Torre
Hanno il nome di una città dell’estremo nord i Malmö, ma sono campani. Il loro primo disco si intitola “Manifesto della chimica romantica” ma chimica e romanticismo sono tra le cose forse più agli antipodi. Il loro post rock e le suggestioni implicite del nome, di alcune atmosfere, del glockenspiel o del semplice fatto di aver mixato il disco da Birgir Jon Birgisson, in Islanda, ha fatto sì che venissero impropriamente inquadrati come emuli dei Sigur Ros, ma la voce di Daniele Routolo nel disco suona invece in maniera molto “italiana” e la loro musica, più che agli islandesi di Jonsi Birgisson, è assimilabile a quella dei texani Explosions in the Sky, gruppo preferito e fonte di ispirazione come confessato dallo stesso Ruotolo.
Fin qui un condensato di contrasti quindi, che a sua volta però, contrasta clamorosamente con l’equilibrio di un disco in cui la componente strumentale forte è affiancata da un cantato altamente melodico, scelta criticata da qualcuno (ma diamine, almeno è una scelta e non un’inerzia pop all’italiana!) che però diventa un bel segno caratterizzante di questo apprezzatissimo album d’esordio.
“Un album che abbiamo realizzato pensando già a come avrebbe dovuto suonare dal vivo” ci ha detto il cantante, chitarrista e leader del gruppo Daniele Routolo ed in effetti, l’esecuzione live mantiene tutte le promesse, con i suoi suoni pieni e ricchi, i riff a cui ci si affeziona da subito, e la voce calda di Routolo con i suoi testi, che riportano l’atmosfera su piani sospesi ed indefiniti.
L’indefinito per antonomasia è difficile da confinare, la musica dei Malmö avrebbe bisogno di aria, di grandi spazi. E di grandi impianti, grandi palchi e poche pareti, possibilmente nessun soffitto. Invece siamo allo Sparwasser e dobbiamo ancora una volta ringraziare i ragazzi di Via del Pigneto per la qualità dello spettacolo proposto, oltre che di quella della birra e dell’atmosfera molto più che accogliente in cui ci si immerge appena varcata la soglia del locale.
Inoltre l’impianto suona bene ed i presenti sono lì per godere a pieno del concerto, condizioni che potremmo definire ideali: l’ambiente è raccolto, la musica lo riempie, e nessuno rompe le palle (forse qualche vicino residente, ma sono problematiche a cui i ragazzi sono ormai avvezzi).
Qualcuno canta le parole di “L’alba di un giorno di festa” (primo singolo, tra i pezzi meglio riusciti dell’album), di “Jules Verne”, di “Regole della resa incondizionata”… e ci si rende conto che i pezzi live suonano davvero in maniera similissima a quelli su disco, senza infastidire chi libera la voglia di cantarli, come invece spesso accade ai concerti di artisti più grandi ed affermati. Ed anche questa scelta contribuisce, pur se sicuramente maturata seguendo altre strade che non la comodità dell’ascoltatore, a mantenere il live estremamente “fruibile” per tutti coloro che si erano innamorati del disco.
Tutto bello quindi? No, perché purtroppo ad un certo punto il concerto deve anche finire. Ma resta il CD acquistato, i segnalibri e le spille regalate, cose belle da guardare oltre che da ascoltare, in attesa della prossima occasione in cui, siamo pronti a scommetterlo, a cantare le canzoni dei Malmö saremo già un po’ di più.