Nel cuore di un flusso che trascende il tempo e la carne, juanito, la paranoia accende la miccia di un’esistenza vibrante con “Eywa”, singolo che incarna una nuova stagione della sua evoluzione artistica. Le sue parole danzano tra amore, scrittura e spiritualità, mentre la produzione di Tony Colangelo incornicia ogni verso con delicatezza e precisione. Un invito a lasciarsi attraversare, a sentire il battito nascosto che unisce ogni cosa — dentro e fuori di noi. Ogni cosa legata, in questo misto di pop, rap, America e direzioni altre…
Hai lavorato con produttori come T.N.Y., nome importante nella scena musicale contemporanea. Cosa hai preso da loro?
(Tony Colangelo a.k.a. T.N.Y.) La musicalità e l’apertura a un pubblico più ampio
Dalla Colombia a Torino, dalle prime rime a 14 anni fino a oggi: che significato ha per te l’identità? Che nel tuo caso sembra mescolarsi molto…
L’identità è un concetto estremamente pericoloso, soprattutto se la limitiamo a frivolezze come la nazionalità o il colore della pelle; mi identifico come essere umano parte di un polmone che fluttua e penso che non ci sia niente di più liberatorio e concreto. I confini e gli Dei ce li siamo sempre inventati noi.
Sui social oggi c’è tutto… e tu sei tutto li sopra. Non siamo niente fuori. Come ti rapporti a tutto questo?
Penso sia un problema umano e che i social facciano solo da cassa di risonanza; è semplicistico condannare un telefono o un’app per espiare tutte le nostre colpe; le persone false con nulla sotto la tunica ci sono sempre state e sono sempre state idolatrate; social sì o social no, le uniche soluzioni sono la terapia e l’amore e sono cose che “ieri” non andavano per la maggiore.
Dal vivo il suono conta? Sul disco? Oppure, come nelle più classiche delle religioni rap, basta seguire l’onda?
Il suono conta tanto quanto il seguire l’onda, cerchiamo sempre di fare tutto al massimo!