– di Assunta Urbano –
Siamo nella Roma del 2006, anno in cui sui cartelloni delle serate musicali appare per la prima volta il nome Kutso, band capitanata da Matteo Gabbianelli.
Dopo l’EP Aiutatemi del 2011, la band pubblica il primogenito discografico Decadendo (Su Un Materasso Sporco) il 1 aprile del 2013.
Il nome del gruppo diventa conosciuto nell’intera Penisola grazie alla partecipazione alla 65esima edizione del Festival di Sanremo nel 2015, nella categoria Nuove Proposte. Si posizionano al secondo posto con il brano Elisa e proprio il 12 febbraio dello stesso anno esce Musica Per Persone Sensibili.
Oltre alle comparsate in vari programmi televisivi, la band è stata dal 2016 al 2017 gruppo fisso del game show Bring The Noise, in onda su Italia 1 per due edizioni.
Il 28 settembre 2018 i Kutso ritornano con “Che effetto fa?” ed un restyling totale della formazione.
Nel corso degli anni li abbiamo visti calcare un numero infinito di palchi, dai più piccoli fino al Primo Maggio a Roma e l’Hit Week a Miami. Trattandosi di una band che rende molto live, questo periodo è senza dubbio complicato.
Nonostante ciò, abbiamo ascoltato Potete uscire a partire dal 30 marzo. Eppure, le novità scoppiettanti non sono terminate qui ed abbiamo chiesto a Matteo Gabbianelli di raccontarcele.
Come stanno vivendo i Kutso questo periodo di dirette streaming, rinvii di date dei tour, soprattutto considerando quanto siano fondamentali i concerti dal vivo per la band?
Eravamo arrivati al termine del tour acustico quasi alla fine dell’inverno, mancavano solo alcune date. Probabilmente in altre circostanze avremmo continuato per tutta l’estate. Ora ci sono saltate delle cose e bisogna capire bene ciò si potrà fare da giugno in poi. Ci saremmo dovuti mettere in studio per il disco nuovo. Le canzoni ci sono già, ma ovviamente abbiamo dovuto rimandare tutto. Alla fine, tutti i contenuti sono sui social, siccome i mondi della musica, dello spettacolo e qualsiasi cosa abbia a che fare con la creatività sono costretti a riversarsi lì. Da quel punto di vista non è cambiato nulla, anzi, si è incrementato. Una cosa diversa, invece, riguarda la pubblicazione dei dischi. L’album fa partire tutta una macchina comunicativa, che esula dai social. Tolto questo, tutto quello che concerne il rapporto tra artista e pubblico è stato molto attivo, per tutti.
In uno strano modo, però, in questi mesi ci siamo sentiti più vicini e ci sono stati molti progetti portati avanti a distanza. Parlando proprio di ciò a cui hai contribuito, il 12 maggio è comparso un video sui social che ti ha visto parte del supergruppo “Le Case Chiuse”, sulle note della canzone “Santa Madonna”. Il tutto è partito da un’idea di Alan Rossi (The Van Houtens) ed ha compreso numerosi artisti del panorama indipendente, ma non solo. Come è nato questo progetto e come è stata questa collaborazione?
Alan aveva contattato vari artisti e colleghi. È molto affabile, simpatico e ti coinvolge tanto. Mi ha mandato questo messaggio in cui mi chiedeva di partecipare ed ho accettato. Sono una persona già disponibile di mio, ancor di più se la cosa in questione ha senso. È nata così: ognuno ha scritto una sua strofa, una sua frase, che poi ha cantato e registrato davanti al cellulare. È stata una bella idea. Poco tempo prima (23 aprile ndr.) è uscita anche Non sarà così strano, in supporto alla Croce Rossa.
Ritornando ai Kutso, oggi 22 maggio, in questa nuova fase di apertura semi-totale, sarà disponibile in presale il singolo Ti chiamo lunedì, in cui si raccontano le quotidianità e le piccole cose con cui gli italiani hanno fatto i conti in questo periodo. Parliamo di questa canzone e di qualche cliché di cui non hai potuto fare a meno negli ultimi due mesi.
È chiaro che una cosa così grossa come una pandemia non puoi ignorarla. Gli artisti sono persone “sensibili”, che raccontano la loro realtà. Secondo me, non si può evitare di inserire in una canzone qualcosa che ci ha coinvolti tutti. Io sono partito da questa sensazione per raccontare un po’ la situazione in cui si ritrovano le coppie in una relazione a distanza. È una cosa che, oltre al Covid, riguarda tutti coloro che non riescono ad essere insieme nello stesso posto. Ci ho messo del mio, quello che ho scritto in quella canzone è la mia storia personale.
Poi, ovviamente, in questo periodo ci siamo bombardati l’uno con l’altro riguardo le nostre varie attività, per non uscire di testa, non impazzire e anche per pensare di risparmiare. Una di queste è stata quella famosa del pane fatto in casa. Io però, così come dico nella canzone, sono quasi una schiappa pure ad apparecchiare! Uno dei tanti modi che ho trovato, invece, è stato scrivere una canzone per distrarmi. Non potendo uscire e vivere fino in fondo, ho raccontato tutto quello che ci siamo condivisi tramite i social. Ho mischiato sfera personale e osservazione, poi anche l’ascoltatore darà la sua opinione e ci metterà del suo nella canzone.
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Se ti può consolare, il pane non ho neanche provato a farlo. Poi la scelta del lunedì come giorno suona un po’ come una ripresa della normalità, dopo mesi di domeniche interminabili.
Sì, infatti, non a caso, il singolo uscirà ufficialmente il 26 maggio che è un martedì, ma poi il video sarà disponibile dal 1 giugno, che è un lunedì.
Il video, così come il brano, è stato ovviamente realizzato a distanza. Quindi, come è stato lavorare da separati in quest’altra sorta di relazione?
Posso dirmi privilegiato, per la fortuna di avere lo studio di registrazione sotto casa. Quindi, questi singoli li ho prodotti io, dopo che gli altri mi hanno mandato le tracce, anche quelle, sempre per fortuna, registrate professionalmente. Forse, se si è ben attrezzati, senza la necessità di spostarsi, si potrebbe portare avanti anche un disco così! La difficoltà è sempre anche un’opportunità, ti fa venire idee, ti fa trovare modi per superare gli ostacoli. Dal punto di vista di chi ha vissuto la quarantena semplicemente restando in casa e con i mezzi del proprio lavoro, sono stati due mesi di creatività e brainstorming in solitaria o via Skype con gli altri. Per aver fatto un video con i cellulari, poi, devo ammettere che è venuto bene.
Queste immagini intendono mischiare il mio approccio eclettico e surreale con il sentimento. Anche se è pieno di giochi e scherzi, c’è sempre l’elemento femminile che riporta in qualche modo ad una dimensione più intima.
Tra l’altro si è occupato del video mio fratello, Fabio Gabbianelli, e abbiamo lavorato insieme al montaggio ed alla “sceneggiatura”.
Magari potrebbe diventare un nuovo componente dei Kutso.
Dal lato visuale lo è già! [ride ndr.]
Sono contento comunque di ciò che siamo riusciti a fare a distanza. Soprattutto perché non si tratta di un prodotto qualitativamente minore rispetto ai precedenti. Siamo riusciti a creare un singolo adatto sia per il disco precedente che per il successivo, con o senza pandemia. Ti chiamo lunedì è la dimostrazione del fatto che se ti impegni puoi ottenere grandi risultati, anche in una situazione di estrema difficoltà.
Questa situazione, sempre per fortuna, non ha fermato molti. Proprio il Presidente Mattarella qualche settimana fa ha chiesto agli artisti di essere creativi, come i rivoluzionari neorealisti post Seconda Guerra Mondiale.
Hai detto una cosa interessante, perché effettivamente il Neorealismo ha avuto inizio con Roma Città Aperta e poi con film che parlavano in tempo reale di quello che stava succedendo. Come vedi, cambiano i mezzi, ma i meccanismi sono gli stessi. Ed è a questo modo di pensare che si ispira anche il mio modo di scrivere le canzoni. Mi piace trasmettere un messaggio in maniera chiara, diretta, senza giri di parole. Mi piace scrivere le cose così come sono, sempre con una buona dose di sarcasmo ed ironia. A livello musicale vale lo stesso discorso.
Possiamo ritenerci fortunati se questa reclusione ha portato anche all’uscita di tanti nuovi brani. E sempre a nome Kutso quasi due mesi fa, nella terribile fase 1, è stato pubblicato un altro pezzo: Potete uscire. A fine aprile poi non ci hanno dato la libera uscita, come cantavi nel brano. Dunque, quali pensi saranno le sorti del circuito musicale?
Io sono convinto che le cose non moriranno. I tour non sono stati cancellati, ma posticipati, almeno nella maggior parte dei casi. Adesso si parla di giugno, con le dovute cautele. Solo arrivando a quel punto potremmo capirlo davvero. Sicuramente qualcosa succederà e altro è già successo. Ci vorrà tempo.