Eccolo il nuovo disco di Alfonso De Pietro. Cantautore campano che da sempre ha orientato la sua scrittura a contesti sociali molto importanti, direi anche impegnativi quanto pesanti come macigni. Parliamo di mafie, parliamo di corruzione delle istituzioni del nostro paese. Lui che è già vincitore del premio “Musica contro le mafie” del 2012, “Agenda Rossa Borsellino” nel 2013, “Cultura contro le mafie” nel 2014, torna con un nuovo disco nel 2015 dal titolo “Di Notte in Giorno”, promosso e patrocinato da Associazione Libera, Nomi e Numeri contro le Mafie e presentato da Don Luigi Ciotti. Credo non serva altro se non fare menzione alla cifra stilistica della sua forma canzone che ha forti sapori di jazz e di swing. Ma penso che la dimensione musicale sia di qualche punto dietro alle attenzione richieste da quanto viene cantato in ogni brano del disco…metafore a parte.
Un disco da più facce. I messaggi di lotta contro la mafia e la musica d’autore. Come fai a farle convivere? Chi vince…se una di loro vince?
Non credo ci sia competizione tra i due aspetti, tantomeno incompatibilità, anzi! La canzone d’Autore per vocazione dovrebbe essere sensibile ai temi sociali, alle contraddizioni del contesto storico in cui si esprime, alla narrazione dello spirito del tempo. Per cui, non c’è una “faccia” che prevale. E poi confesso di avere un’ambizione: rendere con pari dignità musica e contenuti. Quindi, testi e poesie che approfondiscano questioni “importanti”, e anche complesse, sostenuti da armonie, melodie ed arrangiamenti che non risultino mai “mortificati” rispetto alle parole, mai di semplice commento. Testi e musiche posti sullo stesso piano, dal punto di vista compositivo e della qualità. Spero di esserci riuscito anche in questo disco. Lo deciderete voi nelle recensioni e tutti coloro che lo ascolteranno.
Che colore ha il tuo disco?
Mi piace pensare che sia una composizione cromatica… semmai con tutti i colori della bandiera della Pace: il punto d’arrivo di concordia e giustizia sociale. Quindi dal viola della disperazione al verde della speranza, dal giallo dell’ottimismo e del sogno al blu della serenità, dall’arancione del coraggio al rosso della lotta e della passione per la vita. Credo che nel disco ci siano tutte le canzoni che possono rappresentare questi stati d’animo: dalle vite sacrificate dei martiri della giustizia al loro esempio da seguire per una Primavera di riscatto, dall’indifferenza fuori e dentro di noi alla nascita di una nuova coscienza civile, fino alla Liberazione e alla vera Libertà.
Don Ciotti…Associazione LIBERA…Musica Contro le Mafie e molti altri riconoscimenti che hai conquistato. Senti di aver raggiunto il tuo scopo o probabilmente è tutto ancora da venire?
I riconoscimenti mi lusingano e mi spingono a continuare, con determinazione e responsabilità, su questa strada. Il cammino può e deve continuare. Anche in questo caso, è solo una tappa. Come credo che ogni punto d’arrivo rappresenti anche un nuovo punto di partenza. Considero il mio un percorso di vita, oltre che artistico, per cui sento di dover andare avanti nella mia ricerca, nella riflessione, nella scrittura, con l’atteggiamento di chi non si sente mai “arrivato” e quindi non smette mai di studiare (sia da un punto di vista musicale che letterario), perché c’è ancora tanto, troppo da conoscere e raccontare e cantare e suonare e raccontare ancora, finché ci sarà fiato e forza. Per continuare a condividere emozioni in musica e parole. Con chi vorrà ascoltare e guardare, fuori e dentro di sé.
Uno sguardo alle nuove generazioni. Questo disco secondo te a cosa sarà di aiuto e di lezione?
Preferisco non parlare di “lezione”… Anche da educatore, quando incontro i ragazzi nelle scuole in cui conduco i laboratori di scrittura creativa e musica d’insieme di cittadinanza attiva, o da tutor per giovani drop-out (dispersione scolastica), specifico sempre che non intendo lavorare per loro, ma con loro. La parola chiave è condivisione. Io sono lì per affiancarli. Quindi, spero che anche le storie che vado raccontando e cantando possano incontrare il loro mondo interiore e suscitare un’emozione: rabbia, dolore, tristezza, indignazione, commozione… Qualsiasi reazione che possa non farli cedere all’indifferenza e alla rassegnazione, il peggiore dei mali, e a farli crescere nella conoscenza e nella consapevolezza. Perché siano capaci di avvertire “il fresco profumo di libertà”, di cui parlava Paolo Borsellino. Ma c’è una lezione che ogni volta i giovani offrono a noi adulti (tante volte spenti): la capacità di sognare. Ed hanno il sacrosanto diritto a sognare, a costruire insieme un mondo migliore di quello che abbiamo costruito noi per loro.
Alfonso De Pietro nella comunicazione dei grandi media. Anche questa è una grande lotta. Servizi interi sul nuovo disco di Laura Pausini e zero attenzione a progetti di questa importanza. Come se ne esce?
Accidenti, che domanda! Poniamola a chi controlla, gestisce ed orienta il “mercato”… Chiediamolo a chi si giustifica affermando che “quello vuole la gente”… Chiediamolo a chi teme una società costituita da cittadini pensanti, critici, capaci di scoprire gli inganni, i falsi miti, anche attraverso una rappresentazione artistica… La Pausini fa il suo mestiere, si rivolge al suo pubblico ed è coerente con la sua personalità. Non mi permetto di giudicare nel merito. E ciascuno ha il diritto di rappresentare se stesso ed il proprio immaginario. Il problema è che si riduca tutto alla “merce” più richiesta, alla musica “leggera”, avviluppata da decenni intorno agli stessi argomenti, per così dire, nazionalpopolari. Come se ne esce, mi chiedi? Soluzione complessa! Nel medio/lungo periodo si dovrebbe (ri)pensare un modello artistico (in generale culturale) diverso, autonomo e non collegato unicamente al business della creatività, in cui l’unico criterio di scelta tra le opere risponde alla logica del profitto: non vendi? Non sei, non esisti. E nell’immediato, intanto, gli addetti ai lavori più coraggiosi, potrebbero cominciare ad offrire opportunità a chi è tenuto ai margini, ad “osare”, a scrivere “servizi interi” anche su questo genere di dischi… Per vedere cosa succede. Se è vero che può scegliere solo chi conosce, intanto facciamo conoscere questi dischi al cosiddetto “grande pubblico”. Se c’è qualcuno batta un colpo!
Il tuo nuovo video. Ce lo racconti?
“L’indifferente” ho pensato di rappresentarlo con l’espediente simbolico della maschera bianca: l’apatia e l’atteggiamento distaccato di chi non partecipa alla vita collettiva, di chi si sente neutrale, mentre è profondamente “di parte”. Poi, nell’inciso, insieme ai miei tre musicisti, metto “giù la maschera”… nel senso che è opportuno acquisire la consapevolezza che, oltre all’indifferenza che osserviamo fuori e davanti a noi, ce n’è una, molto più insidiosa, che si annida dentro di noi. Nella seconda parte del brano, a seguire, indossiamo tutti una mezza maschera, che simboleggia quella commistione di indifferenza osservata e riconosciuta con cui ogni giorno, in ogni azione, facciamo i conti. Fino alla scena finale, in cui, morto “d’indifferenza”, risorgo d’improvviso, solo per precisare che, distratto, non me l’aspettavo: “non ne sapevo niente!”.
Angelo Rattenni