– di Martina Rossato –
“L’importante è stare bene” è l’album di esordio di Giuseppe Fava. Fin dalle prime tracce è chiaro il carattere irriverente e coraggioso con cui l’artista intende presentarsi al pubblico. Il disco è stato in effetti definito un “manifesto sociale”, in cui si mettono a nudo molti aspetti della società in cui viviamo. Più in particolare, Giuseppe Fava vuole porre al centro la frenesia a cui siamo quotidianamente sottoposti, quella stessa frenesia che porta «ognuno a pensare quello che vuole, mentre intanto la gente muore», come canta in “Welcome to the talk show”, traccia che apre il disco.
Fava si prospetta subito come un artista che non ha paura delle proprie parole e la cui critica tocca davvero tutti noi. L’augurio dell’artista è però quello di tornare ad una genuinità che sembra ormai dimenticata da tempo. Siamo tutti ormai assuefatti a qualcosa, ognuno di noi ha una sua “droga” dalla quale non riesce più a staccarsi. È così che tutto diventa ossessione e la ricerca delle piccole cose semplici più che un desiderio è una necessità di cui troppo spesso non ci rendiamo nemmeno conto.
“L’importante è stare bene” è un disco che cerca di guardare oltre l’apparenza per cercare una serenità dove i nostri occhi normalmente non arrivano. La title track, che con i suoi toni più calmi si pone come una frattura rispetto alla frenesia della prima metà del disco, ne è la dimostrazione. In questo brano, posto non a caso a metà dell’album e che segna un profondo cambiamento tra la prima e la seconda parte del disco, Giuseppe Fava canta in modo molto più intimo. Si tratta di una canzone che sembra essere nata apposta per essere ascoltare nel cuore della notte; in quel momento rimaniamo soli e tutti i nostri desideri più profondi, quelli che ci fanno anche un po’ paura e che cerchiamo di far tacere, escono in tutta la loro dolcissima forza. Importante ai fini della creazione della giusta atmosfera nel brano è anche la tromba, suonata da Alessandro Priesti.
Un’altra interessante partecipazione è quella di Fabrizio Cammarata, che suona la chitarra in “Hai visto mai”. L’album è stato registrato al Mob di Palermo, mixato da Sarò Tinè e masterizzato presso lo Studio La Maèsta di Giovanni Versari.