– di Anna Rescigno –
Nashley Rodeghiero, in arte Nashley, nasce nel 2000 in provincia di Vicenza. Dimenticare il mondo, uscito il 31 maggio, è un album generazionale, in cui racconta spaccati di vita vissuta in ogni sua sfaccettatura, anche quelle più negative, descrivendo amori consumati, notti insonni e vita vissuta nei suoi primi vent’anni. Gli abbiamo fatto un paio di domande sul suo nuovo progetto, sul passato e sul futuro.
Ormai il disco è uscito da un mese. Che impressioni e considerazioni hai da fare?
Io sono molto soddisfatto, me lo ascolto ancora adesso in ordine. Sono molto contento del lavoro che abbiamo fatto, è il disco più bello secondo me che sono riuscito a fare tra questi tre. Anche dal pubblico vedo un ottimo riscontro, soprattutto su tante tracce diverse. Secondo me è stato fatto un gran lavoro.
Possiamo dire che Dimenticare il mondo è un disco pop. Anche il precedente, Osiride, lo era, ma è chiaro che in questi anni sei cresciuto molto e il tuo modo di affrontare questo genere è cambiato. Raccontami che percorso c’è stato in questo tempo a livello artistico e di influenze musicali.
In realtà le mie influenze musicali non sono mai cambiate. Io ascolto musica molto vecchia, soft rock anni Sessanta/Settanta, però anche rap. Il motivo del mio cambiamento è più che altro che, avendo cambiato dalla trap/rap al pop appunto con Osiride, ho ancora molto da scoprire e imparare che viene fuori col tempo. Ogni progetto sicuramente avrà delle cose nuove, che magari ho scoperto anche io in questo lasso di tempo e che propongo al pubblico.
Nella copertina ci sono i membri della tua famiglia o sono attori?
Sono attori. C’era l’idea di farla con persone vicine a me, però risultava troppo complicato, e troppo alla Marracash.
Perchè in quest’album ti metti molto a nudo. Parli della tua storia personale, della tua famiglia, di cose anche private. Non che prima non ne trattassi, però in questo caso sei proprio al cento per cento tu. Da dove è nata l’esigenza di raccontarti in questo modo e che percorso c’è stato?
Come hai detto tu, questa è una cosa che faccio sempre. L’ho sempre fatta e continuerò a farla. Manca ancora tanto da raccontare di me per arrivare a un buon punto. In realtà non ho fatto nessun percorso particolare. Io sono una persona, anche fuori dalla carriera artistica, molto sincera e onesta, che ne ha vissute e viste tante, e mi piace raccontarle e farle sembrare normalità e riuscire a non far sentire sole le persone che provano le stesse cose. Quindi in realtà è una cosa più innata che studiata.
E la scelta di non avere feat, che può essere considerata un po’ anti-commerciale di questi tempi, cosa significa per te?
Si lega esattamente con il concept dell’album, cioè dimenticare il mondo. Come hai detto tu, è una cosa molto contrastante. Il significato dell’album è: andare avanti per la mia strada, senza regole, senza mezze vie. Diciamo che, da un lato, all’inizio, facevo un po’ fatica a capire chi volevo nel disco, e poi mi sono reso conto che, in realtà, per essere coerente con tutto il concept e il significato dell’album, questo doveva essere fatto da solo. Comunque ho visto apprezzamenti anche in questo: proponi un album di 12 tracce completamente da solo, e il pubblico lo apprezza e lo nota.
In quest’età un po’ di mezzo, i 24 anni, la “crisi del quarto di secolo”, come si suol dire, che rapporto hai con la tua storia, con il tuo passato, e che prospettive vedi per il tuo futuro artistico ma anche umano?
Per quanto riguarda il mio passato, sono abbastanza tranquillo. L’ho imparato a capire tanti anni fa e, per forza di cose, l’ho accettato e non lo rinnego. Ciò che siamo adesso è frutto di ciò che siamo stati, quindi lo apprezzo, lo approvo, lo racconto e lo racconterò. Al mio futuro non ci penso molto. Sono abbastanza fiero di ciò che sono, sia umanamente che artisticamente. E’ chiaro che vedo un sacco di cose che possono succedere, soprattutto nella carriera: magari un Sanremo, un tour con la band, un nuovo album magari ancora diverso. Niente di specifico: si va avanti così, si prende ciò che arriva, e si cerca di far arrivare tanto.
Sono molto invidiosa di questa serenità che hai nei confronti della tua vita.
In realtà non sono per niente sereno. Però ho imparato a non guardare più certe cose, tipo i numeri, tipo i soldi, tipo i fan. Sto facendo un percorso personale per arrivare del tutto contento alla fine.
E invece la partecipazione al Primo Maggio com’è stata? Hai qualche aneddoto di questa esperienza?
Non era un live mio, quindi non l’ho vissuta completamente. Ho fatto uno spoiler con Diego Lazzari del pezzo che abbiamo fatto, che dovrebbe uscire prima dell’estate. E’ stato bello. Abbiamo conosciuto un sacco di gente, un sacco di artisti, salutato vecchie amicizie. E’ stato anche un disastro per il diluvio, nel retroscena c’era veramente il panico, però è stata una bella esperienza. Ho fatto un sacco di interviste e passato del tempo con delle belle persone, molto ispirative. Speriamo di rifarlo l’anno prossimo con i pezzi miei.
Cosa ci puoi anticipare in merito al tour estivo? Sei carico?
Ho la bronchite, quindi me la devo cavare in qualche modo. Ma si fa lo stesso. Abbiamo qualche festival, qualche locale. Stiamo cercando di organizzare sull’autunno/inverno qualche club con la band, su Milano, Torino, Roma. Non è davvero facile al giorno d’oggi, perchè il mercato è saturo. Però ci proviamo. Sicuramente sono carico e sicuro che i nuovi pezzi dell’album che proporrò in live saranno molto fighi con l’arrangiamento live. Una cosa che vorrei davvero fare è iniziare a suonare con la band. ma non voglio promettere niente.
Cosa vorresti dire al ragazzo del 2017 che pubblicava Goodfellas, e viceversa cosa pensa secondo te il Nashley diciassettenne della sua versione ventiquattrenne?
Oddio… io gli direi di ascoltare più sè stesso e fare ciò che sente davvero, e non ciò che conviene fare in quel momento musical storico. Gli direi: accetta di più ciò che pensi, e meno ciò che dovresti pensare. E lui mi direbbe probabilmente: che fine ha fatto sto coglione? Ma dov’è finito? Però dai, da un lato ero abbastanza maturo per dire che potrebbe essere stato fiero del Nashley di adesso.
Io penso di sì, soprattutto con questi numeri.
Ma anche della persona che sono diventato.