– di Giacomo Daneluzzo –
Maglietta nera dei Sex Pistols, occhiali, capelli a caschettto, e questa volta niente glitter e atmosfere “fatate”, elementi che caratterizzano spesso la sua estetica: Asia Ghergo è di fronte a me! Più o meno, visto che è una videochiamata su Zoom: in realtà è in casa sua, in cucina, quindi in un ambiente molto “quotidiano”. È da tanto che voglio intervistare quest’artista, che mi ha accompagnato negli anni del liceo con le sue cover e le sue canzoni, ma anche con il suo modo molto coinvolgente di comunicare col pubblico: chi la segue sa di poter sempre scambiare quattro chiacchiere con lei via chat (c’è anche un canale Telegram dedicato a questo, con lei presente) e si aspetta cose come i video in cui riprende la sua giornata o si taglia i capelli. Asia Ghergo sicuramente è una persona che sa come coinvolgere il proprio pubblico “digitale” e farsi volere bene, forse perché lei per prima sembra affezionarsi – davvero! – a tutte le persone che la seguono.
La giovane artista proveniente da Civitanova Marche, classe 1999, ha iniziato a farsi conoscere nel 2016 con la pubblicazioni di cover di canzoni indie e trap italiane su YouTube, attività che ha proseguito negli anni fino ad arrivare ad avere un canale con più di 100 000 iscritti. Parallelamente ha fatto uscire delle canzoni sue e nel 2019 ha pubblicato Bambini Elettrici, il suo album d’esordio. “Nuvole” è il suo nuovo singolo, uscito per Ghergo Dischi e Volume!, che suona un po’ diverso dal solito, più introspettivo, più malinconico. Intervistandola mi ha dato l’idea di essere una ragazza estremamente sensibile, una persona solare, di grande compagnia, e con una notevole consapevolezza della propria arte e le idee chiare su come proseguire sulla sua strada, tra la musica e i suoi studi in scienze della comunicazione.
Ecco che cosa mi ha raccontato in merito a questa fase del suo percorso artistico e di vita!
Ciao Asia! Scusa per questo ritardo di due minuti!
Come ti sei permesso? [Ride, ndr] Qui da noi il ritardo si considera dalla mezz’ora in poi.
Molto rilassante, rispetto a Milano… Prima, mentre ci organizzavamo per l’intervista, mi hai detto che hai un esame… oggi? E mi hai dato l’ok per fare quest’intervista stamattina?
[Ride, ndr] Eh, sì. È il primo esame in presenza dopo, penso, quasi due anni. “Sociologia giuridica e del mutamento sociale”; è un po’ gravy. Ma sticazzi.
Mi sembra che i tuoi ultimi testi, come “fantasmi” sulla base di “Agony” di Yung Lean e la cover in italiano di “Lucid Dreams” di Juice WRLD, abbiano preso una piega un po’ diversa, più introspettiva. Questo si ritrova moltissimo anche nel testo di “Nuvole”. Il tuo modo di scrivere si è evoluto parecchio: in che direzione sta andando la tua scrittura?
Io, da sempre, scrivo in relazione alle mie esperienze. Nelle canzoni devo scrivere le emozioni che sto provando, se no non riesco a scrivere niente. Non mi dico: «Voglio scrivere di “x cosa”», no, mi viene naturale scrivere di quello che provo in quel momento. Le canzoni di Bambini Elettrici erano tutte canzoni che ho scritto durante la mia adolescenza – e che poi ho sistemato – e parlavano di argomenti un po’ generali: in quel disco ci sono canzoni un po’ più tristi e altre un po’ più serene. Ultimamente ho vissuto un periodo un po’ difficile e mi sono sentita cambiata; ho buttato fuori proprio tutto quello che sentivo, senza pensarci, senza dirmi: «Però chissà, magari questa canzone potrebbe non piacere a “x persona”», no, perché io faccio musica anche per me, anzi, soprattutto per me: per sfogarmi e per condividere con gli altri quello che sto provando. Quindi sì, questi ultimi pezzi sono un pochino più… Non pesanti, però sì, ci sono delle emozioni un po’ più serie. “Nuvole”, in particolare, sancisce la fine di questa fase. È come se fosse una specie di “addio”, tipo: «Non voglio più scrivere di te e con questa canzone ti lascio andare, anche proprio dalla mia mente». E quindi è nato questo pezzo, a cui tengo moltissimo, perché per me ha un valore all’interno del mio percorso. Da adesso voglio provare a cambiare, a scrivere di altro: è una transizione, ecco.
Quindi “Nuvole” segna il momento di stacco da questo periodo. Mi ricordo che quando è uscito Bambini Elettrici c’era molto questa cosa de “la ragazza delle cover che ha fatto il disco di canzoni sue”, cosa che secondo me adesso c’è meno, ora mi sembra che tu sia considerata in primis per le tue canzoni – o è una mia impressione? Come vivi questo binomio tra cover e inediti?
Fino a qualche anno fa ho voluto un po’ distaccarmi da questa figura, che comunque mi ha sempre contraddistinto: io sono sempre stata, volendo o non volendo, “la ragazza delle cover”, perché per anni ho fatto quello e non posso rifiutare di essere qualcosa che sono, anche se il mio sogno è quello di essere un’artista e vorrei che la gente pensasse a me anche per la mia musica. E c’ho provato, ho cercato di fare più musica mia, anche per crescere, mettendo un po’ da parte le cover, sia perché volevo scrivere musica sia perché la scena indie o itpop, come la vogliamo chiamare, sta cambiando: non ci sono più le hit che c’erano prima e sono cambiate un sacco di cose. Anche per questo ho messo un po’ da parte le cover e ho cambiato un po’ genere. Mi rendo conto che molta gente mi conosce così e basta. A me è sempre piaciuto fare le cover, è una cosa che mi contraddistingue e in Italia non c’è così tanta gente che lo fa in maniera costante come me e il Cantautore Misterioso, mio caro amico. [Ride, ndr] Però adesso vorrei portare avanti le due cose insieme: vorrei curare di più il canale YouTube perché l’ho un po’ trascurato, tra studio e cazzate, e vorrei provare a fare come gli youtuber veri, che fanno tipo due video a settimana.
Anche perché sei arrivata da poco ad avere 100 000 iscritti!
Eh, infatti! Un po’ mi rode: arrivo a 100 000 iscritti e che faccio? Li lascio lì così? No, vorrei curare il canale e vedere se può crescere ancora. E portare avanti la musica mia, le due cose insieme.
Tutto questo insieme all’università… Sembra tosta, no?
L’università sta andando bene, ma solo perché mi sono impegnata tanto all’inizio: ho dato sempre quasi tutti gli esami e ora ne sono rimasti quattro o cinque. La laurea è ad aprile, quindi ora me la prendo un po’ più con calma.
Che brava!
Diciamo, dai! Però ho trascurato tante altre cose. Almeno però mi levo sta cosa della laurea e ciao.
Trovo che i tuoi testi, le tue canzoni e la tua estetica racchiudano un sentire, uno sguardo sul mondo, che fa parte della Generazione Z. Ti ci ritrovi?
Sì, io ne faccio parte e mi piace raccontare le cose che succedono nella vita quotidiana, mi piace parlare di emozioni, di quanto a volte sia difficile anche solo esprimere le proprie emozioni ed essere capiti, avere dei rapporti con gli altri che siano positivi… Sta diventando tutto più complicato, le cose sono cambiate, a livello di relazioni sociali, sono cambiate da così a così con la pandemia. Io ne ho sofferto veramente tanto, perché ho sempre vissuto di rapporti con gli altri, di relazioni “fisiche”, e a un certo punto mi sono ritrovata, come tutti, da sola. Personalmente il dover stare per forza da sola mi ha cambiata tanto. Da una parte ci ho sofferto moltissimo, dall’altra mi ha aiutata a crescere. Ho scritto un po’ di cose, a riguardo.