– di Martina Rossato –
Whitemary è il suo nome d’arte, ma per gli amici è ed è sempre stata “Bianchina“. Artista poliedrica e in continuo cambiamento, con il suo percorso attraversa i generi musicali con fluida innovazione. Il titolo del suo nuovo disco, New Bianchini, fa riferimento proprio al soprannome che le hanno dato i suoi amici, un cambio di prospettiva rispetto al suo precedente lavoro, Radio Whitemary, segnando un’evoluzione nel suo percorso artistico e personale.
Whitemary non è solo cantautrice, ma anche performer e producer, impegnata tanto sul palco, quanto dietro le quinte della produzione musicale. La sua dimensione si è consolidata in questo equilibrio tra ricerca sonora in studio e performance dal vivo, permettendole di creare un legame autentico con chi la ascolta.
La sua carriera è un viaggio che ha preso vita tra jazz, canzone italiana e, infine, techno, passando attraverso l’uso di campionatori e sintetizzatori analogici. Le influenze sono varie e la spingono sempre oltre, alla ricerca di nuove sonorità. Come racconta lei stessa: «Mi sono persa nella musica tantissime volte, ma è sempre stato un perdersi creativo e produttivo. Ogni genere che esploro, ogni passo che faccio come musicista e producer, è una nuova scoperta, un nuovo linguaggio da esprimere».
A gennaio, ha dato il via al suo tour italiano, partendo da Torino e Perugia, per poi arrivare a Roma, dove ha dedicato particolare attenzione alle sue performance del 6 e 7 febbraio. «Ho puntato molto su Musica Machina come warm-up e sull’aftershow di Marie Davidson. È un’artista che ammiro moltissimo» racconta. Il suo impegno verso Marie Davidson, un’artista che la affascina profondamente, non è solo un tributo personale, ma anche un’occasione per connettersi con una scena musicale internazionale che stimola e arricchisce la sua visione.
Quando le chiedo quale ricordo l’ha portata fino a dove si trova oggi, la timida Whitemary si apre e mi racconta con un po’ di imbarazzo: «Uno dei ricordi più belli che ho è quello del MI AMI 2022. All’epoca ero più giovane, sono arrivata a Milano da sola con tutta la strumentazione, tra l’altro prendendo un sacco di pioggia. Mi sentivo un pulcino bagnato e ricordo che quella sera, nel disagio totale, mi hanno pure rubato le birre nel backstage [ride, nda]. Era una sensazione strana, ma è stato un momento che mi ha segnata, non solo musicalmente, ma anche come persona».
Un altro aspetto che emerge dal suo racconto è il rapporto che Whitemary ha con l’ambiente musicale in cui si trova. «Non mi sono mai sentita nel posto sbagliato, né mai svantaggiata in quanto donna. Certo, le artiste donne sono meno numerose nel mainstream, ma ci sono moltissime artiste incredibili che rispetto e ammiro» afferma con convinzione.
Questa mentalità si riflette anche nella sua attività con il collettivo Poche, che ha fondato insieme a ELASI e Plastica. «Con Poche organizziamo eventi, condividiamo la stessa visione e passione per la musica elettronica e per le donne che la fanno» dice, orgogliosa di quello che hanno creato insieme. La forza di questo collettivo sta proprio nel sostegno reciproco e nell’impegno per dare visibilità alle voci femminili in un contesto musicale che, purtroppo, è ancora numericamente dominato dalla presenza maschile.
Dietro la sua timidezza, Whitemary nasconde una dolcezza infinita, che emerge fin dalle prime parole che scambiamo. Le sue canzoni, piene di verità, colpiscono dritto al punto. “E mi nascondo e mi disgusto” è uno dei versi del suo nuovo album. Colpita da un verso tanto forte e intimo, le chiedo se senta un peso nel rendere pubbliche parole così personali.
La sua risposta è chiara: «Non sento un peso, ma a volte può essere emotivamente difficile. Metto davvero tanto di me stessa nelle canzoni e hai preso come esempio un verso che rende molto bene, ma quando il pubblico si riconosce in queste parole è una sensazione bellissima, perché significa che non sono sola, che ci sono altri che sentono come me».
Questa connessione con il pubblico è uno degli aspetti più potenti della sua musica: le parole di Whitemary risuonano in chi le ascolta, creando un legame profondo. Il suo viaggio musicale è un percorso di crescita artistica verso una sempre più piena consapevolezza di se stessa. La sua evoluzione, così autentica e coraggiosa, è la prova che l’arte è il riflesso più vero di ciò che siamo.