C’è la sabbia, c’è il vento caldo dell’Africa, ci sono i ritmi tribali ma anche tradizioni, voci corali, il blues infernale dell’anima (si ascolti la bonus track), ci sono i popoli meno illuminati. E tutto questo suona pop, suona rock, ha la voce italiana e le frequenze sporche di chi vive on the road. Sono i NIGRA che sfornano un nuovo disco e vanno nella Catania del leggendario DCAVE Studio di Daniele Grasso a registrarlo e produrlo. E bastava leggere questo riferimento per aspettarsi un approccio molto roots, gravido di pathos più che di mestiere e didattiche ragionate al millesimo. Anzi, me lo sarei aspettato decisamente più sporco questo disco…
Si intitola “A piedi nudi” (evocativo viste le premesse di cui sopra), che inizia con un pericolosissimo richiama quel mare profondo di Dalla e un poco ho tremato. Ma pochi secondi bastano per capire che le direzioni sono altre: “Il mio modo” è il perfetto manifesto della forza dei Nigra, quel modo ballad di farmi rivivere la periferia, il quartiere degli anni ’90 e quel certo disincanto per il futuro. Ma subito dopo con “Sudamerica” mettono in chiaro le carte e le geografie (anche se le chitarre qui disegnano sapori balcanici): ed è così che il rock ruvido fa il suo ingresso e ha una personalità che sinceramente non mi sento di accostare molto a cose già sentite.
Se non fosse per un brano come “In basso” dentro cui relegano le strofe dentro melodie molto ma molto aderenti a quel certo modo di fare dei CSI. Eclettica “Chi sono”, canzone di esistenza e di consapevolezza, africana nei cori dell’inciso che davvero ha forza di farsi ricordare a lungo. Potenza dicevamo: “Sei qui” è il brano del power rock, desertico nei bridge e nelle strofe ma sono i ritornelli che esplodono in modo assai americano. E a proposito di America si metta a tutto volume “Vieni con me”: se qui si intravedono i vagiti del blues che poi ritroveremo in chiusa, le liriche e quel certo modo di cantarle mi rimanda a quel pop rock alla 883 che tanto ci manca. Mescolando le due cose vien fuori parte dell’anima dei NIGRA, molto dell’anima di questo disco. Un lavoro che merita anche un vinile… sa di estate e di birra e, anche se sembra, non è un ascolto da sottofondi e viaggi contro vento. Uno dei nei che voglio sottolineare, nel mio personalissimo ascolto, è che questa accoppiata di rock scanzonato e frizzante un poco soffoca l’importanza delle liriche che tanto puntano sui diritti internazionali di noi figli di questa terra. Le due cose non sembrano andare nella stessa direzione, anche distratti dall’immaginario che riportano in foto… insomma, anche se potrebbe sembrare, qui non si scherza per niente.