– di Martina Zaralli –
“Oceano Pacifico” il primo singolo di Coriale, da oggi – venerdì 26 marzo – presente su tutte le piattaforme digitali. Per il suo esordio cantautorale, il musicista di Cotronei ma di stanza a Milano, scegli un pezzo intimo, che disegna le emozioni di una generazione viva nella fugacità dei momenti, mentre sullo sfondo corre una storia d’amore.
Tra sguardi distratti e domande quotidiane, Coriale punta all’intensità del tempo racchiusa nel letto di una relazione, che sembrerebbe essere il posto più sicuro al mondo. Il brano è scritto da Francesco Coriale, con la collaborazione di Pier Davide Carone, prodotto da Alessandro Apollo Presti (Dear Jack) e Niccolò Dainelli, mixato da Alessandro Di Sciullo e masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà Mastering Studio di Tredozio. “Oceano Pacifico” è distribuito da Artist First.
Abbiamo incontrato Coriale, ecco cosa ci ha raccontato sulla canzone e sulla sua musica.
Come nasce Oceano Pacifico?
La canzone nasce circa un anno fa, mentre ero seduto al pianoforte. Io sono chitarrista, però mi piace conoscere altri strumenti, esplorarli. Il brano è arrivato per caso: sul pianoforte c’era il pc e mi è passato davanti un video dal titolo Perché gli aerei non volano sull’Oceano Pacifico? All’inizio mi sono chiesto che domanda fosse, ma poi in tutta naturalezza ho iniziato a scrivere, concentrandomi proprio sulle domande, dirette o indirette, che riempiono un rapporto di coppia. Aggiungo inoltre che se oggi stiamo parlando della canzone è anche grazie a Pier Davide Carone e Alessandro Presti, il bassista dei Dear Jack, Niccolò Dainelli e Giovanni Versari che hanno sposato il progetto dando un loro contributo nella produzione.
Hai dichiarato che musicalmente sei figlio di un’altra generazione? Quale?
Quando ho iniziato a suonare, a 12 anni, ho iniziato con i Led Zeppelin e con tutto il rock e tutto l’hard rock del mondo. Sul versante italiano, invece, mi rifacevo a cantautori come Francesco De Gregori, Fabrizio De André, Luca Carboni, Samuele Bersani. Poi mi sono avvicinato alla scena indipendente dei Bluvertigo, Afterhours, Verdena: questi sono gli autori in cui mi ritrovo. Anche se “Oceano Pacifico” strizza l’occhio al pop, all’indie pop, non mi sento di starci dentro totalmente. Sono cresciuto con gli adulti: anche se guardo alle mie esperienze personali, spesso non ero in linea con i miei coetanei…forse perché da piccolo ho giocato poco!
Secondo te la musica oggi che scenario sta tratteggiando?
La musica è lo specchio della nostra società. Il punto è che in una società in constante e veloce cambiamento, anche le forme artistiche, di espressione, cambiano. È difficile quindi fotografare un contesto preciso, c’è sempre qualcosa di nuovo pronto ad arrivare.
Cosa ti auguri per il futuro della musica?
Mi auguro si possa tornare a fare musica a contatto con il pubblico. Chi fa musica lo fa per gli altri, senza le persone, un artista deve limitarsi allo streaming e ai social. E questo non va bene.
In Oceano Pacifico il letto di una relazione è metafora del posto più sicuro al mondo. Spostando il discorso sulla musica, c’è una canzone che rappresenta il tuo personale posto sicuro?
Sì, però allora facciamo un letto matrimoniale così te ne dico due. “Kashmir” dei Led Zeppelin e “Giudizi Universali” di Samuele Bersani, perché ogni volta che le ascolto scopro qualcosa di nuovo. Sia nella canzone che dentro me stesso, ogni volta è un’esperienza diversa che aggiunge qualcosa al mio modo di essere, scavando tra le mie emozioni.
Curiosità: nel testo è centrale il ruolo delle domande. C’è una domanda che non sopporti?
Sì. Ad esempio quando mi chiedono: “Ma sei cantautore, quindi?” Io sono un musicista: ho suonato e suono per altri la chitarra e il basso, compongo musica elettronica per mostre pittoriche, mi sono esibito con un’orchestra di percussioni. Non sopporto la domanda perché non mi sento un cantautore, o comunque non solo. È una domanda che mi mette in imbarazzo. Come dicevo mi sento principalmente un musicista.
E una domanda che invece tu fai spesso?
Come stai. Non la faccio spesso, ma è quella che faccio con più sincerità e intensità. Per me non è una domanda di circostanza, se lo chiedo è perché mi interessa saperlo davvero.
La canzone fa parte di un disco atteso per la fine del 2021. Cosa puoi anticiparci al riguardo?
Stiamo lavorando ad altri pezzi, ma non mi sento di anticipare nulla. Godiamoci “Oceano Pacifico”. Quello che posso dirti è che mi piacerebbe far conoscere con il disco tutte le mie influenze musicali: quindi un disco eterogeneo con tanti strumenti.
Un pezzo intimo, ma non troppo. Piacevole da ascoltare e riascoltare. Complimenti davvero a Coriale. Aspettiamo con ansia i prossimi pezzi.