Basta sapere che a questo disco ha lavorato la mano artistica di un grande come Massimo Priviero per capire cosa ci attende: un disco di memoria e di storia, di uomini, di guerra, di rinascita… un disco di grande folk che all’America deve tutto ma anche un disco di bellissimi ricami melodici di quel suono roots acustico che va vissuto più che ascoltato. Sergio Borsato torna con un bellissimo disco come “Liberi e forti”, disco che vede anche la collaborazione di una chitarra pregiata come quella di Ricky Anelli.
Gli ultimi. I veri protagonisti in tutte le salse. Per te chi sono gli ultimi?
Gli ultimi sono le “anime fragili” , intese anime che per mille ragioni vivono ai margini della cosiddetta società liquida, quelli che vengono travolti dal dinamismo frenetico che non guarda in faccia nessuno, morsica e sputa. Quelli che hanno il senso del tempo, inteso come lo scandire naturale del ritmo vitale, che ogni giorno vengono schiacciati dalla cultura del tutto e subito e dove la personalità, cioè persona in grado di pensare e di aderire a principi e obiettivi che permettono di instaurare relazioni interpersonali gratificanti e portatrici di un equilibrio emotivo non effimero, vengono relegati ai margini. Servono persone stupide, pronte a seguire il capo bastone del momento, ergo, la cancellazione delle idee, che permette di alimentare e dare forza al pensiero unico.
La collaborazione con Massimo Priviero sembra che abbia condotto tutto il disco ad aderire ad un format che lui ha ampiamente fatto suo. Insomma: sembra un disco di Priviero questo. Cosa ne pensi?
Diciamo che la collaborazione con Massimo ha una connotazione diversa, più pregnante sulla parte di veicolazione delle idee. Sarà per il fatto che siamo molto vicini come visione del mondo o per il fatto che siamo veneti. Non lo so. Invece per quanto concerne i componimenti e le liriche, a parte La Strada del Davai, che, come sapete, è ampiamente sua, sono coerente con il mio modo di pensare la musica. Se andate ad ascoltare l’album “La Strada Bianca” (distribuita Sony/BMG) o “Occhi di Lupo”, parlo di miei lavori fatti circa 20 anni fa, avrete modo di vedere e capire cosa intendo per coerenza. È un disco di Borsato. Anche se, come qualsiasi artista, ho cercato di avvalermi delle migliori capacità, tra queste Riki Anelli, che ha lavorato il materiale negli arrangiamenti, tenendo il filo dell’idea originale.
La guerra, la politica, la società. L’Italia dimentica le sue radici e lo sta facendo sempre più spesso… la voce degli artisti in tutto questo come può intervenire?
È vero quello che dici, ma la perdita di valori non riguarda solo l’Italia, ma tutta l’Europa, che ha preso una deriva che non le darà un futuro. Un simulacro di unione che ha azzerato i valori storici e millenari del vecchio continente. Le guerre le considero una sindrome compulsiva, dettate dai capi bastone del momento e dalla politica intesa prodomo loro. I buoni propositi di pace ce li portiamo in grembo senza mai riuscire a partorirli. La voce degli artisti oggi viene affidata ad autotune, e gestita dai Padroni del Vapore su piattaforme e su nuvole. E le nuvole portano solo temporali. Per chi crede ancora nella canzone d’autore, gente come me relegata come i pellerossa in una riserva, c’è il sogno di poter cambiare veicolando messaggi di speranza e di azione.
Bellissima questa copertina. Apocalittica ma anche umana… che tempo immortala, che mondo e che strade…?
Fissa con un fotogramma tutta l’angoscia del mondo, la disperazione dei deboli, dei bambini, donne e vecchi, racconta le miserie dell’uomo, le sue paure e i mostri che lo divorano. Poi il titolo, che è speranza; “LIBERI E FORTI”. Il lavoro è stato realizzato sapientemente per me da Federico Piovesan dello studio Kreativa Srl, mentre parte delle foto utilizzate sono di mia figlia Valentina. Un ottimo impasto, vero.
Col senno di poi, con uno sguardo a questo tempo dentro cui tutti sembriamo addomesticati: siamo davvero “Liberi e Forti”?
Se acquisiamo consapevolezza nell’azione, potremmo sperare di toglierci le catene e provarci.